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Sezione Letteratura

Il Natale

Parafrasi e analisi della poesia

(Inni sacri)

Alessandro Manzoni

· Pubblicato ·

Gli Inni sacri

Il Natale è il terzo degli Inni sacri e viene composto tra luglio e settembre del 1813. In origine Manzoni avrebbe voluto scrivere 12 Inni sacri, uno per ogni importante festa liturgica della tradizione cristiana, ma non porterà a termine il progetto e arriverà a darne alla stampa solo cinque: La risurrezione, Il nome di Maria, Il Natale, La Passione, La Pentecoste.
Gli inni sono le espressioni della fede ritrovata del Manzoni.

TESTO

PARAFRASI

[1] Qual masso che dal vertice
di lunga erta montana,
abbandonato all'impeto
di rumorosa frana,
per lo scheggiato calle
precipitando a valle,
batte sul fondo e sta;

[1] Come un masso (Qual masso - similitudine) che, dalla cima (vertice - latinismo) del ripido (lunga) pendio (erta - latinismo) montano, con impeto fuori controllo (abbandonato all'impeto) franando rumorosamente (di rumorosa frana) lungo l’irregolare (scheggiato - latinismo) sentiero (calle - latinismo) precipitando a valle colpisce il fondo e resta immobile (e sta);

[8] là dove cadde, immobile
giace in sua lenta mole;
né, per mutar di secoli,
fia che riveda il sole
della sua cima antica,
se una virtude amica
in alto nol trarrà:

[8] Là dove è caduto, rimane immobile nella sua (sua personificazione - umanizzazione del sasso) pesante (lenta – latinismo per pesante) massa (mole - latinismo); non accadrà (fia - latinismo), nel tempo (per mutar di secoli), che egli possa ritornare a vedere il sole della sua antica altezza, se non per un intervento benevolo (virtude amica virtude è latinismo) che lo riporti sulla vetta (in alto):

[15] tal si giaceva il misero
figliol del fallo primo,
dal dì che un'ineffabile
ira promessa all'imo
d'ogni malor gravollo,
donde il superbo collo
più non potea levar.

[15] così (tal) giaceva l’uomo (misero), figlio (figliolsineddoche, intende dire tutta l’umanità) del peccato (fallo - latinismo) originale (primo) dal giorno che un’inesprimibile (ineffabile - latinismo) punizione (ira) minacciata [da Dio] (promessa – è la punizione per aver commesso il peccato originale) lo gravò (gravollo) all’infinito (imo – latinismo – fino in fondo) di ogni male, per cui non poteva più sollevare il superbo collo.

[22] Qual mai tra i nati all'odio
quale era mai persona
che al Santo inaccessibile
potesse dir: perdona?
far novo patto eterno?
al vincitore inferno
la preda sua strappar?

[22] Quale (Qual/Quale - anafora) tra gli uomini (nati all'odioperifrasi – Dio odia il peccato perciò  gli uomini nati dopo il peccato originale vengono definiti nati all’odio) era la persona che potesse chiedere (dir) a Dio (Santo inaccessibile) perdono?, [che potesse] fare un nuovo (novo - latinismo) patto (patto eterno – patto d’amore con Dio)? e strappare all’inferno vincitore la sua preda?


[29] ecco ci è nato un pargolo,
ci fu largito un Figlio:
le avverse forze tremano
al mover del suo ciglio:
all'uom la mano ei porge,
che si ravviva, e sorge
oltre l'antico onor.

[29] ecco ci (ci – si riferisce all’umanità peccatrice) è nato un bambino, un Figlio (Gesù) ci (ci…ci - anafora) è stato dato (fu largito - latinismo): al cui muovere delle ciglia (mover del suo ciglio - riferimento all’immagine classica di Giove che con un cenno delle sue ciglia muove l’universo - metonimia) tremano le forze avverse [a Dio] (avverse forze – i demoni - metafora): questo bimbo (ei) porge la mano all’uomo (all'uom la mano ei porge - metafora – sta per: gli offre una possibilità di salvezza), che riprende vita (si ravviva), si risolleva [dal peccato] (si ravviva sorge - climax) e [torna] all’antica considerazione (antico onor).

[36] Dalle magioni eteree
sgorga una fonte, e scende
e nel borron de' triboli
vivida si distende:
stillano mele i tronchi;
dove copriano i bronchi,
ivi germoglia il fior.

[36] Dalle sedi celesti (magioni eteree - latinismo) nasce la vita (sgorga una fonte metafora), e come l’acqua scorre nel burrone delle tribolazioni (nel borron de' tribolimetafora - per dire: in questa terra piena di dolore e sofferenza) e si distende vivida (vivida - latinismo) e i tronchi stillano miele (mele - latinismo)  dove gli sterpi ricoprivano tutto (dove copriano i bronchi), lì (ivi) germoglia il fiore (metafora) [così essa ristora e ricrea l’umanità tribolata dal peccato].

[43] O Figlio, o Tu cui genera
l'Eterno, eterno seco;
qual ti può dir de' secoli:
tu cominciasti meco?
tu sei: del vasto empiro
non ti comprende il giro:
la tua parola il fe'.

[43] O figlio [di Dio] (apostrofe), tu (tu...tu…tu…tu - anafora) generato da Dio eterno (cui genera / l'eterno) ed eterno (eterno - paronomasia) tu stesso (seco - latinismo); quale dei secoli (qual…de' secoli – chi mai), può dire: tu sei nato con me (cominciasti meco – meco è latinismo)?  
Tu esisti (sei): nemmeno l’empireo più ampio (vasto empiro – empiro è latinismo) può comprenderti nel [suo] cielo (giro): la tua parola lo ha creato (la tua parola il fe').

 

[50] E tu degnasti assumere
questa creata argilla?
qual merto suo, qual grazia
a tanto onor sortilla?
Se in suo consiglio ascoso
vince il perdon, pietoso
immensamente Egli è.

[50] Eppure (E) tu ti sei degnato di gravarti (assumere - latinismo) di questa natura umana (creata argilla – richiamo biblico alla creazione di Adamo - metafora). Quale (qual…qual - anafora) merito (merto - latinismo) o quale grazia la elesse (sortilla) ad un così grande onore?
Se il perdono vince nel giudizio (consiglio - latinismo) imperscrutabile (ascoso) [di Dio] allora Egli è immensamente pietoso.

[57] Oggi Egli è nato: ad Efrata,
vaticinato ostello,
ascese un'alma vergine,
la gloria d'israello,
grave di tal portato:
da cui promise è nato,
donde era atteso uscì.

[57] Oggi Egli è nato a Betlemme (Efrata), luogo indicato nella profezia (vaticinato) come luogo natale (ostello), salì (ascese – Betlemme era su un colle) la donatrice di vita (un'alma - latinismo) vergine [la Vergine Maria], gloria d’Israele, gravida di tale figlio (grave di tal portato): è nato [nel posto] in cui aveva promesso [di nascere] (da cui promise), dove era uscì.  

[64] La mira Madre in poveri.
panni il figliol compose,
e nell'umil presepio
soavemente il pose;
e l'adorò: beata!
Innanzi al dio prostrata
che il puro sen le aprì.

[64] La meravigliosa (mira - latinismo) Madre ravvolse (compose) il figlio in poveri panni e nell’umile mangiatoia (presepio - latinismo) lo adagiò (soavemente il pose); e l’adorò: beata!
Prostrata davanti a Dio che le dischiuse il seno verginale (che il puro sen le aprì) [rendendola madre del Redentore].

[71] L'Angel del cielo, agli uomini
nunzio di tanta sorte ,
non de' potenti volgesi
alle vegliate porte;
ma tra i pastor devoti,
al duro mondo ignoti,
subito in luce appar.

[71] L’Angelo del cielo che annuncia (nunzio - latinismo) agli uomini un così grande (di tanta) evento (sorte - latinismo), non si rivolge alle sorvegliate (vegliate) porte dei potenti ma ai pastori devoti, ignorati (ignoti) dal mondo insensibile (duro - latinismo), all’improvviso (subito) appare illuminato dalla luce [divina] (subito in luce appar).

[78] E intorno a lui per l'ampia
notte calati a stuolo,
mille celesti strinsero
il fiammeggiante volo;
e accesi in dolce zelo,
come si canta in cielo,
a Dio gloria cantar.

[78] E attorno a lui nella notte scesero [dal cielo] in gran numero (calati a stuolo) migliaia di angeli (celesti - latinismo) che si strinsero in quel volo di luce (fiammeggiante volo); e accesi di dolce ardore (zelo - latinismo) cantarono gloria a Dio come si canta in cielo (similitudine).

[85] L'allegro inno seguirono,
tornando al firmamento:
tra le varcate nuvole
allontanossi, e lento
il suon sacrato ascese,
fin che più nulla intese
la compagnia fedel.

[85] Continuarono (seguirono) il lieto inno tornando in cielo (firmamento - latinismo): attraversando le nuvole si allontanarono e lentamente la musica sacra (suon sacrato) si affievolì salendo (ascese) finché i pastori devoti (compagnia fedel) non udirono più nulla.

[92] Senza indugiar, cercarono
l'albergo poveretto
que' fortunati, e videro,
siccome a lor fu detto,
videro in panni avvolto,
in un presepe accolto,
vagire il Re del Ciel.

[92] Senza indugiare, cercarono la capanna (l'albergo poveretto) quei fortunati (fortunati perché andavano ad adorare il Messia) e videro (videro…videro - anadiplosi che sottolinea il rapimento estatico dei pastori) avvolto nei panni, adagiato in un presepe, il pianto del Re del cielo (vagire il Re del Ciel).

[99] Dormi, o fanciul, non piangere;
dormi, o fanciul celeste:
sovra il tuo capo stridere
non osin le tempeste,
use sull'empia terra,
come cavalli in guerra,
correr davanti a te.

[99] Dormi o fanciullo (Dormi, o fanciul…dormi, o fanciul anafora e apostrofe), non piangere; dormi o fanciullo divino (celeste - del cielo): non osino sopra il tuo capo sibilare (stridere - latinismo) le avversità (tempeste) abituali (use - latinismo) sulla terra empia (empiaipallage), come cavalli in guerra che corrono davanti a te (similitudine).

[106] Dormi, o celeste: i popoli
chi nato sia non sanno;
ma il dì verrà che nobile
retaggio tuo saranno;
che in quell'umil riposo,
che nella polve ascoso,
conosceranno il Re.

[106] Dormi, o creatura celeste (apostrofe): i popoli non sanno chi sia nato ma verrà il giorno che saranno tua eredità (nobile retaggio tuo saranno - quando la parola di Cristo si diffonderà nel mondo e si definiranno cristiani); che in (che in…che nella - anafora) quel misero rifugio (umil riposo), e che nella polvere (nella polve) nascosto (ascoso - latinismo) [vedranno] colui nel quale riconosceranno il [loro] Re.




Tematica

Tema dell’inno è l’evento della nascita di Cristo che di anno in anno suscita meraviglia nell’umanità.


Struttura del testo

La lirica si compone di due parti:

  • la prima parte è innologica ed il tono è celebrativo e teologico. Riguarda le prime 8 strofe inerenti all’argomento della grazia divina come unica possibilità di redenzione dell’umanità macchiata dal peccato originale:
    • in apertura Manzoni fa una premessa esplicativa basata sul concetto teologico della caduta spirituale dell’uomo, in seguito al peccato originale – vv.1/27
    • continua con l’apostrofe a Cristo e l’esaltazione del mistero della Redenzione - versi 29/56
  • La seconda parte dell’inno inizia al verso 57, è essenzialmente narrativa e descrittiva ed il tono è popolare e umano. Si compone di 8 strofe suddivise a due a due che rappresentano la rievocazione storica della nascita di Gesù attraverso:
    • La figura della Madre, vv.57-70;
    • Gli angeli, vv.71-84;
    • I pastori, vv.85-98;
    • La conclusione, le ultime due strofe, sono modulate in forma  di ninna nanna pastorale, vv.99-112.

La similitudine iniziale

L’inizio dell’inno è caratterizzato da una lunghissima frase che occupa tre strofe ed è relativa ad una similitudine che paragona il masso che cade giù dalla montagna, all’umanità caduta nel peccato per colpa di Adamo.
Così come il masso rimane inerte dove è precipitato e solo una forza amica (virtude amica) può smuoverlo per riportarlo in cima al monte, così l’uomo non si sarebbe mai potuto risollevare dal peccato senza l’aiuto di Dio attraverso il sacrificio di Cristo.
L’immagine del masso è mitologica, tratta dal mito di Sisifo, condannato da Giove a spingere in continuazione un grande masso in cima ad una vetta, da cui è destinato a ricadere a valle.
La similitudine con la caduta del genere umano era già presente oltre che in Omero e Virgilio in un inno cristiano latino.





Apice della tensione lirica

Nella settima strofa l’apostrofe O Figlio (v.43), dà inizio al momento di maggiore intensità espressiva in cui lasciato il linguaggio figurativo Manzoni si rivolge a Dio e ne sottolinea l’essenza, sia la sovratemporalità, in quanto trascende il tempo e non conosce né passato, né futuro, sia la sovraspazialità, in quanto trascende lo spazio data la sua immensità.


Analisi del testo

E’ una poesia dal carattere frammentario, non omogeneo, in cui si giustappongono segmenti narrativi differenziati, con passaggi di tono e di stile. Infatti, la lirica appare condizionata dall’elemento teologico che a volte prevale su quello lirico e che con l’elaborazione poetica di testi biblici vincola l’ispirazione e porta in certe occasioni ad una sovrabbondante enfasi retorica.


Riferimenti classici

Numerosi i riferimenti a Dante e Virgilio, per es.:

  • Il termine erta del v.2 ricorda il dantesco: al cominciar dell’erta, Inferno I, 31;
  • Borron, v.38, sta per grande borro, cioè grande fosso in cui scorre l’acqua ed è di uso dantesco;
  • Per dire rovi, Manzoni utilizza bronchiv.41, termine dantesco;
  • L’espressione e sta che chiude la prima strofa (v.7) rimanda a: mole sua stat (immoto nella sua grandezza), v.771, Eneide X;
  • L’immagine: stillano mele i tronchi; / dove copriano i bronchi, / ivi germoglia il fior, è ripresa dalle Bucoliche di Virgilio, IV, 30: et durae quercus sudabunt roscida mella  (e le dure querce stilleranno miele rugiadoso).




Riferimenti biblici

Il procedimento narrativo usato dal Poeta fa frequente ricorso a reminiscenze bibliche e liturgiche:

  • Ci è nato un Pargolo, / ci fu largito un figlio, vv.29-30 – ripresa quasi letterale di un passo biblico, Isaia, IX, 6: Parvulus enim natus est nobis et filius datus est nobis (Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un Figlio).
  • all'uom la mano ei porge, v.33 – eco biblica di Giobbe XIV, 15: Operi manuum tuarum porriges dexteram (Tu reclameresti l’opera delle tue mani);
  • sgorga una fonte, e scende / e nel borron de' triboli / vivida si distende, vv.37-39 – immagine biblica della fonte della vita, da Gioele III, 18: et fons de domo Domini egredietur et irrigabit torrentem spinarum (e una fonte uscirà dalla casa del Signore e irrigherà il torrente di spine);
  • O Figlio, o Tu cui genera / l'Eterno, eterno seco, vv.43-44 - rinvia ad un passo del Salmo II, 7: Filius meus es tu, ego hodie genui te (Mio figlio sei tu, oggi ti ho generato) – è il concetto teologico della generazione ab aeterno e in aeterno del Figlio dal Padre, una generazione che trascende il tempo;
  • del vasto empiro / non ti comprende il giro, vv.47-48 – rinvia ad un passo del Primo libro dei Re, VIII, 27: si enim caelum et coeli coelorum te capere non possunt (se persino il cielo, e il cielo dei cieli, non possono contenerti);
  • la tua parola il fe', v.49 – rimanda ai Salmi XXXIII, 6: Verbo Domini coeli firmati sunt (I cieli stessi sono creati dalla parola del Signore);
  • in poveri / panni il figliol compose, / e nell'umil presepio / soavemente il pose, vv.64-67 – immagine ispirata da Luca II, 6-7: Et peperit Filium suum primogenitum, et pannis eum involvit, et reclinavit eum in presepio (E diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce, e lo depose in una mangiatoia);

Analisi metrica

16 strofe di settenari con rima: abcbdde.
La dualità della struttura determina anche diversità stilistiche:

  • La prima parte (strofe 1-8) si presenta più complessa con un frequente ricorso a figure retoriche (la lunga similitudine, le domande retoriche, le anafore, ecc.) e assidui riferimenti classici (danteschi e virgiliani);
  • La seconda parte (strofe 9-16) si presenta più lineare, con un linguaggio più popolare e colloquiale e di immediata lettura.

Sul piano lessicale vi è un diffuso utilizzo di latinismi e arcaismi.
Il poeta utilizza diversi tempi verbali la cui alternanza determina il continuo passaggio dalla storia biblica all’attualità e universalità del messaggio evangelico. La prima parte è più ricca di passaggi temporali.


Figure retoriche

Approfondimento di alcune figure retoriche:

Adynaton

  • stillano mele i tronchi, v.40;

Anastrofe

  • in alto nol trarrà, v.14;
  • d'ogni malor gravollo, v.19;
  • donde il superbo collo / più non potea levar, vv.20-21;
  • al vincitore inferno / la preda sua strappar, vv.27-28;
  • all'uom la mano ei porge, v.33;
  • vivida si distende, v.39;
  • Se in suo consiglio ascoso / vince il perdon, pietoso / immensamente Egli è, vv.54/56;
  • vaticinato ostello, / ascese un'alma vergine, vv.58-59;
  • La mira Madre in poveri / panni il figliol compose, vv.64-65;
  • e nell'umil presepio / soavemente il pose, vv.66-67;
  • che il puro sen le aprì, v.70;
  • agli uomini / nunzio di tanta sorte, vv.71-72;
  • come si canta in cielo, / a Dio gloria cantar, vv.83-84;
  • L'allegro inno seguirono, v.85;
  • fin che più nulla intese / la compagnia fedel, vv.90-91;
  • i popoli / chi nato sia non sanno, vv.106-107;
  • retaggio tuo saranno, v.109;

Antitesi

  • dove copriano i bronchi, / ivi germoglia il fior, vv.41/42;

Ipallage

  • sull'empia terra, v.103 - perché la terra non è empia ma empi sono coloro che la abitano.

Iperbato

  • non de' potenti volgesi / alle vegliate porte, vv.73-74;
  • ma tra i pastor devoti, / al duro mondo ignoti, / subito in luce appar, vv.75/77;
  • E intorno a lui per l'ampia / notte calati a stuolo, / mille celesti strinsero / il fiammeggiante volo, 78/81.

Metonimia

  • al mover del suo ciglio, v.32 - sta per: ad un suo ordine.





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