La Pentecoste
Il termine Pentecoste deriva dal greco Pentekosté e significa cinquantesimo. Si riferisce al giorno in cui lo Spirito Santo è sceso dal cielo, mostrandosi agli apostoli riuniti con Maria Vergine, primo nucleo di fedeli della Chiesa nascente, il cinquantesimo giorno dopo la Passione di Cristo (Pasqua).
Manzoni scrive la poesia La Pentecoste per celebrare l’evento mistico dell’inserimento di Dio sull’umanità.
TESTO
PARAFRASI
[1] Madre de' Santi, immagine
della città superna;
del Sangue incorruttibile
conservatrice eterna;
tu che, da tanti secoli,
soffri, combatti e preghi,
che le tue tende spieghi
dall'uno all'altro mar;
[1] O madre dei Santi (Madre de' Santi – sta per O Chiesa - apostrofe) immagine [sulla terra] del paradiso (città superna - città di Dio = il paradiso), custode (conservatrice) eterna del Sangue immortale (Sangue incorruttibile - Cristo); tu (apostrofe) che da tanti secoli soffri, combatti e preghi (climax ascendente), che estendi (spieghi) il tuo operato (le tue tende - metafora) da un oceano all’altro (dall'uno all'altro mar);
[9] campo di quei che sperano;
Chiesa del Dio vivente;
dov'eri mai? qual angolo
ti raccogliea nascente,
quando il tuo Re, dai perfidi
tratto a morir sul colle
imporporò le zolle
del suo sublime altar?
[9] campo [di battaglia] (campo - metafora) di quelli (di quei) che sperano [nella salvezza eterna]; tu Chiesa di Cristo (Chiesa del Dio vivente - apostrofe); dove eri (dov'eri…dov'eri - anafora vv.11-28) mai? quale luogo nascosto (qual angolo) ti raccoglieva nascente, quando (quando - anafora vv.13-21-33-37) Cristo (il tuo Re) condotto (tratto) a morire dai malvagi (perfidi) sul Golgota (colle) tinse di rosso [con il suo sangue] (imporporò) la terra (le zolle) del suo sublime sacrificio (altar – metonimia)?
[17]e allor che dalle tenebre
la diva spoglia uscita,
mise il potente anelito
della seconda vita;
e quando, in man recandosi
il prezzo del perdono,
da questa polve al trono
del Genitor salì;
[17] E allorché (allor) il corpo (spoglia - latinismo) divino (diva - latinismo) [di Cristo], uscito dalle tenebre [del sepolcro e della morte], emise (mise) il potente respiro (anelito - latinismo) della vita eterna (seconda vita); e quando offrendo se stesso (in man recandosi) quale prezzo (metafora) per il perdono [degli uomini], ascese (salì) da questa terra (polve - latinismo) al regno (trono) del Padre (Genitor);
[25] compagna del suo gemito,
conscia de' suoi misteri,
tu, della sua vittoria
figlia immortal, dov'eri?
in tuo terror sol vigile,
sol nell'obblio secura ,
stavi in riposte mura
fino a quel sacro dì,
[25] o compagna (apostrofe) del suo dolore (suo gemito) consapevole (conscia) della verità da Lui predicata (de' suoi misteri), tu figlia della sua vittoria [sul male] immortale, dove eri? Solamente (sol…sol vv.29-30 - anadiplosi) attenta (vigile) [a proteggerti] nelle tue paure (in tuo terror), tranquilla (secura) solo se dimenticata (nell’obblio - latinismo), stavi tra le mura nascoste [Cenacolo] (riposte mura), fino a quel giorno sacro (sacro dì – si riferisce alla Pentecoste),
[33] quando su te lo Spirito
rinnovator discese,
e l'inconsunta fiaccola
nella tua destra accese;
quando, segnal de' popoli,
ti collocò sul monte,
e ne' tuoi labbri il fonte
della parola aprì.
[33] in cui (quando) discese su di te lo Spirito Santo (Spirito rinnovator – perché rinnova la fede degli apostoli) e accese nella tua [mano] destra la fiaccola (metafora - sta per luce divina) mai consumata (inconsunta) [della fede], quando [lo Spirito Santo] ti collocò in alto (sul monte) a guida dei popoli (segnal de' popoli) e dischiuse (aprì) le tue labbra [per diffondere] la sorgente della parola (il fonte della parola – metafora - fa riferimento alla diffusione del messaggio evangelico).
[41] Come la luce rapida
piove di cosa in cosa,
e i color vari suscita
dovunque si riposa;
tal risonò moltiplice
la voce dello Spiro:
l'Arabo, il Parto, il Siro
in suo sermon l'udì .
[41] Come la luce (similitudine) veloce colpisce (piove) ogni cosa (di cosa in cosa) e dovunque si fermi (si riposa - metafora) rende vivi (suscita) vari colori, così (tal) la voce dello Spirito Santo (Spiro) risuonò [per bocca degli apostoli] nelle lingue più diverse (moltiplice): arabi (l'Arabo), parti (il Parto), siriani (il Siro) la udirono (l'udì) nella propria (in suo) lingua (sermon - latinismo).
[49] Adorator degl'idoli,
sparso per ogni lido,
volgi lo sguardo a Solima,
odi quel santo grido:
stanca del vile ossequio,
la terra a LUI ritorni:
e voi che aprite i giorni
di più felice età,
[49] O [uomo pagano] adoratore di false divinità (adorator degl’idoli - apostrofe), sparso per tutta la terra (ogni lido – lido è latinismo), rivolgi lo sguardo a Gerusalemme (Solima – dal nome latino Hyerosolima), ascolta (odi) quella santa esortazione (quel santo grido) [dello Spirito Santo]: il mondo (la terra - metonimia- cioè tutti gli uomini) stanco del culto pagano (vile ossequio – vile perché rivolto a divinità false), ritorni [ad adorare] Dio (a LUI ritorni): e voi [madri] che date inizio (aprite i giorni) [con i vostri figli] a (di) una generazione (età) più felice (più felice perché redenta e cristiana);
[57] spose cui desta il subito
balzar del pondo ascoso;
voi già vicine a sciogliere
il grembo doloroso;
alla bugiarda pronuba
non sollevate il canto :
cresce serbato al Santo
quel che nel sen vi sta.
[57] spose (apostrofe) che (cui) siete risvegliate (desta) dall’improvviso (il subito) movimento (balzar) del peso nascosto (pondo ascoso - il bambino che portate in grembo - pondo è latinismo); voi (apostrofe) ormai prossime (già vicine) a partorire nella sofferenza (a sciogliere il grembo doloroso - perifrasi); non rivolgere (non sollevate) le vostre preghiere (non sollevate il canto) a Giunone (bugiarda pronuba - perifrasi - pronuba è latinismo): perché il figlio che è in voi (quel che nel sen vi sta) cresce consacrato (serbato) al vero Dio (al Santo).
[65] Perché, baciando i pargoli,
la schiava ancor sospira?
e il sen che nutre i liberi
invidiando mira?
non sa che al regno i miseri
seco il Signor solleva?
che a tutti i figli d'Eva
nel suo dolor pensò?
[65] Perché la schiava, baciando i suoi figli (pargoli - latinismo) continua a sospirare? E guarda (mira - latinismo) con invidia (invidiando) le madri [libere] (il sen - sineddoche) che allattano (nutre) i loro figli destinati ad essere liberi (i liberi - perifrasi)?
Non sa che il Signore innalza (solleva) al suo regno [dei cieli] (al regno) con sé (seco - latinismo) proprio i poveri (i miseri)?
Che nel suo sacrificio (nel suo dolor) pensò a tutti gli uomini (a tutti i figli d'Eva - perifrasi)?
[73] Nova franchigia annunziano
i cieli, e genti nove;
nove conquiste, e gloria
vinta in più belle prove;
nova, ai terrori immobile
e alle lusinghe infide,
pace, che il mondo irride,
ma che rapir non può.
[73] I cieli annunciano [nel Vangelo] una nuova (Nova…nova…nova, vv.73-75-77 – anafora) libertà (franchigia – latinismo) e un’umanità (genti) rinnovata (nove…nove - anadiplosi), nuove conquiste e gloria vinta in prove più valorose (più belle prove - attraverso la fede e non frutto di guerre); nuova, insensibile (immobile) alle minacce (ai terrori) e alle lusinghe più ingannevoli (infide), una pace che il mondo può deridere (irride) ma che non può togliere (rapir).
[81] O Spirto! supplichevoli
a' tuoi solenni altari;
soli per selve inospite;
vaghi in deserti mari;
dall'Ande algenti al Libano,
d'Erina all'irta Haiti,
sparsi per tutti i liti,
uni per Te di cor,
[81] O Spirito [Santo]! (apostrofe) Ti supplichiamo inginocchiati (supplichevoli) ai tuoi altari solenni; soli nelle inospitali (inospite) foreste; errabondi (vaghi) nei mari deserti; dalle gelide (algenti – latinismo) Ande al Libano, dall’Irlanda (Erina - da Eire, in celtico significa terra fertile) alla montuosa (irta) isola di Haiti, dispersi (sparsi) per tutta la terra (per tutti i liti), uniti (uni - latinismo) dal medesimo sentimento (di cor) verso di te.
[89] noi T'imploriam! placabile
spirto discendi ancora,
a' tuoi cultor propizio,
propizio a chi T'ignora ;
scendi e ricrea; rianima
i cor nel dubbio estinti;
e sia divina ai vinti
mercede il vincitor.
[89] noi ti imploriamo! (noi T'imploriam… noi T'imploriam anafora vv.89-113) Spirito (apostrofe) disposto al perdono (placabile) scendi (discendi…scendi…discendi vv.90-93-97 - anafora) ancora benevolo (propizio…propizio – anadiplosi e chiasmo) verso i tuoi fedeli (a' tuoi cultor), benevolo [anche] tra coloro che non ti conoscono (a chi T'ignora); scendi e rigenera (ricrea); rianima i cuori uccisi (estinti) dal dubbio e il vincitore (il vincitor – cioè lo Spirito) sia divina ricompensa (mercede - latinismo) per coloro che sono lasciati vincere (ai vinti)[dalla fede].
[97] Discendi Amor; negli animi
l'ire superbe attuta:
dona i pensier che il memore
ultimo dì non muta:
i doni tuoi benefica
nutra la tua virtude;
siccome il sol che schiude
dal pigro germe il fior;
[97] Scendi Spirito di amore (Amor); attenua (attuta) negli animi le ire dei superbi (superbe): dona i pensieri [retti] che il giorno della morte (ultimo dì) non rinneghi (non muta), quando si ricorda tutto (memore – perché nel momento della morte tutto il passato scorre nella nostra memoria): la tua forza (virtude - latinismo) nutra e rafforzi (benefica) i tuoi doni, così come il sole (siccome il sol - similitudine) che fa germogliare (schiude) dal seme inerte (dal pigro germe) il fiore;
[105] che lento poi sull'umili
erbe morrà non colto,
né sorgerà coi fulgidi
color del lembo sciolto
se fuso a lui nell'etere
non tornerà quel mite
lume, dator di vite,
e infaticato altor.
[105] che morirà senza essere stato colto (non colto), lentamente (lento – latinismo indica il graduale avvizzirsi del fiore) sulle erbe più basse (umili – latinismo intende rasenti il suolo), né si innalzerà (sorgerà) con i colori brillanti (fulgidi) della corolla aperta (lembo sciolto) se non tornerà su di lui (a lui) diffondendosi (fuso) nell’aria (nell'etere - latinismo) il mite raggio solare (lume - latinismo), che dà la vita (dator di vite – dator è latinismo) e che instancabile la alimenta (altor – latinismo).
[113] Noi T'imploriam! Ne' languidi
pensier dell'infelice
scendi piacevol alito,
aura consolatrice:
scendi bufera ai tumidi
pensier del violento;
vi spira uno sgomento
che insegni la pietà.
[113] Noi ti imploriamo! scendi (scendi…scendi vv.115-117 - anafora) [come] soffio (alito - metafora per dire vento) piacevole, brezza (aura - latinismo) consolatrice nei (Ne') languidi pensieri degli infelici: scendi [come] bufera sui (ai) pensieri gonfi (tumidi - latinismo) [d’ira] del violento, ispira (spira) su questi (vi) un turbamento (sgomento) che insegni [loro] la pietà (pietà – latinismo è la pietas).
[121] Per Te sollevi il povero
al ciel, ch'è suo, le ciglia,
volga i lamenti in giubilo,
pensando a cui somiglia:
cui fu donato in copia,
doni con volto amico,
con quel tacer pudico,
che accetto il don ti fa.
[121] Il povero alzi al cielo, a lui destinato (ch'è suo – poiché dei poveri è il regno di Dio) gli occhi (ciglia – sineddoche sta per occhi), grazie a te (Per Te), tramuti (volga) i [suoi] lamenti in grida di gioia (in giubilo), pensando a [colui a] cui (cui…cui vv.124-125 - anadiplosi) assomiglia (somiglia – intende simile a Cristo che scelse la povertà): colui al quale (cui) fu donato con abbondanza (in copia – latinismo, intende colui che è ricco, che ha ottenuto in sorte ricchezze in abbondanza), doni con animo lieto (con volto amico) e con quella riservatezza (tacer pudico) che ti fa diventare gradito (accetto) il dono.
[129]Spira de' nostri bamboli
nell'ineffabil riso;
spargi la casta porpora
alle donzelle in viso;
manda alle ascose vergini
le pure gioie ascose;
consacra delle spose
il verecondo amor.
[129] Rivelati (Spira) nel volto (riso – latinismo – sineddoche riso sta per volto, la parte per il tutto) ineffabile dei nostri bambini (bamboli - onomatopea); spargi il rossore pudico (casta porpora – ipallage) sul (in) volto (viso - latinismo) delle fanciulle (donzelle); manda alle vergini nascoste (ascose vergini - ovvero le suore che vivono nei conventi) le pure gioie interiori (gioie ascose - nascoste perché interiori, sono le gioie spirituali della vita contemplativa); consacra l’amore timoroso (verecondo - latinismo) delle spose.
[137] Tempra de' baldi giovani
il confidente ingegno;
reggi il viril proposito
ad infallibil segno;
adorna la canizie
di liete voglie sante;
brilla nel guardo errante
di chi sperando muor.
[137] Modera (Tempra - latinismo) l’indole (ingegno – latinismo) troppo sicura di sè (confidente) dei giovani baldanzosi (baldi); mantieni (reggi) i propositi degli uomini adulti (viril proposito) verso (ad) una meta (segno) sicura (infallibil – latinismo - intende verso mete che non si allontanano dalla retta via); abbellisci (adorna) la vecchiaia (canizie – sineddoche - i capelli bianchi per dire la vecchiaia) di desideri (voglie) sereni (liete) e puri (sante); risplendi (brilla) nello sguardo (guardo) incerto (errante - latinismo) di chi muore sperando [la salvezza eterna].
Tematica
Tema dell’inno è la discesa dello Spirito Santo tra gli uomini e quindi il rapporto tra il divino e il terreno. Lo Spirito Santo che dal cielo scende sulla terra, tra gli uomini, rappresenta quel quid che dà un senso, non necessariamente religioso, alla vita e alle sue innumerevoli manifestazioni, significato che deve essere rinnovato quotidianamente.
Struttura del testo
La lirica si compone di 3 momenti:
- La prima parte vv.1-48: origine della Chiesa - l’invocazione alla Chiesa è descrittiva e riguarda l’episodio dello Spirito Santo che scende su una chiesa spaventata (apostoli nascosti per timore delle persecuzioni) rendendola forte e attiva e dando inizio alla diffusione del cristianesimo;
- La seconda parte vv.49-80: effetti della discesa dello Spirito Santo – la poesia prosegue illustrando le conseguenze che l’avvenimento della Pentecoste ha avuto sugli uomini e sul rinnovamento che ne è derivato per tutti i popoli. Nuovo è la parola-chiave di questa parte dell’inno sacro perché tutto risulta rinnovato in quanto redento dallo Spirito di Dio;
- La terza parte vv.81-144: supplica allo Spirito Santo - in forma di preghiera corale (dell’intera umanità) viene espressa una lunga invocazione affinché, come ha fatto nel giorno di Pentecoste, lo Spirito scenda di nuovo sugli uomini e sui cristiani, continuamente messi alla prova, affinché possano vivere in modo coerente la fede.
Il quinto Inno Sacro
La Pentecoste è il quinto ed ultimo degli Inni Sacri. La sua stesura vede tre diverse fasi di elaborazione:
- La prima redazione nel 1817 con la stesura di sole 10 strofe;
- La riscrittura dell’inno nel 1819;
- La stesura definitiva nel 1822.
L’inno La Pentecoste, nel progetto innografico, si distacca dai primi quattro componimenti, appare a sé stante e più vicino, sia tematicamente che stilisticamente, ai canti civili e politici del 1821 (in particolare a Il cinque maggio), volto alla ricerca di unitarietà con il suo insistere sul rivolgimento portato dallo Spirito Santo nella sua discesa nel mondo, che culmina in un’invocazione affinché esso scenda ancora sull’umanità.
Analisi del testo
L’inno celebra l’avvenimento della discesa dello Spirito Santo tra gli apostoli, evento che segna l’inizio della diffusione del cristianesimo.
Fin dall’inizio il tono di questo Inno Sacro è di invocazione, un’invocazione corale.
Manzoni non insiste sull’evento storico ma ne sottolinea il significato mistico in cui l’intera umanità diventa una, riunita nel corpo della Chiesa, unita nella supplica allo Spirito Santo di perpetuare la sua presenza sull’umanità con una ininterrotta Pentecoste. E’ la preghiera di una comunità di fedeli, una lirica corale di un’umanità che non conosce differenziazioni di stirpe o di lingua o di costume. Tutti gli oranti vengono riassunti in una lunga rassegna tipologica: tutti i popoli da Occidente ad Oriente, da Nord a Sud (vv.85-86), credenti e non credenti (strofa 12), poveri e ricchi, madri, giovani, suore, vecchi e morenti, accomunati dalla necessità di una luce superiore, un faro, che li guidi durante la vita terrena.
Le ultime due strofe sono incentrate nella immagine poetica della confluenza del divino nell’umano, nell’immanenza dello Spirito Santo in ogni età e condizione di vita umana fino alla chiusura in cui il pathos raggiunge il suo vertice negli ultimi due versi con la visione dell’eterno in colui che muore.
La Pentecoste esprime la religiosità matura di Manzoni, dopo la conversione, incentrata sulla fusione del divino e dell’umano in cui Dio è tra gli uomini per assicurare la giustizia e l’uguaglianza tra tutti gli esseri umani. E’ la visione manzoniana della Provvidenza, una Provvidenza che interviene nella storia, storia umana dotata di senso.
La Chiesa
Le invocazioni rivolte alla Chiesa nelle prime strofe dell’inno vogliono sottolineare l’origine soprannaturale della Chiesa che ha preso avvio dopo la discesa dello Spirito Santo.
Non vi è storicizzazione, la Chiesa è una, eterna (v.4), immortale (v.28). Manzoni si sofferma sulla nascita, sulle vicende e sulla gloria della Chiesa che viene vista come un accampamento militare che occupa il mondo intero, è una chiesa militante, garante del rapporto tra l’uomo e Dio impegnata lungo il corso dei secoli a soffrire, combattere e pregare (soffri, combatti e preghi, v.6):
- soffrire per le innumerevoli persecuzioni;
- lottare contro le eresie;
- pregare per tutto il genere umano.
Manzoni le attribuisce vari appellativi:
- Madre de’ Santi, v.1 – l’accezione di santi in questo caso non è riferito a coloro che sono elevati alla gloria degli altari ma a tutti coloro che sono partecipi del magistero e dei sacramenti della Chiesa, ai fedeli militanti;
- Immagine della città superna, vv.1-2 – si riferisce allaGerusalemme celeste, la città degli eletti in paradiso, di cui la Chiesa è immagine in terra;
- Conservatrice eterna, v.4 – attraverso l’eucarestia che perpetua il sacrificio di Cristo;
- Chiesa del Dio vivente, v.7 – riferito al continuo rivelarsi di Dio ad ogni fedele.
Dov’eri?
Manzoni rivolge insistentemente alla Chiesa la domanda: dov’eri? (vv.11 e 28).
Quella domanda vuole sottolineare ciò che la Chiesa inizialmente non era, così chiusa, timorosa e spaventata da nascondersi nel cenacolo, e mettere in risalto ciò che sarebbe diventata dopo la discesa dello Spirito Santo che avrebbe aperto la fonte della parola, rendendo, con la predicazione apostolica, la Chiesa aperta a tutta l’umanità: Madre de’ Santi, immagine / della città superna: / del Sangue incorruttibile / conservatrice eterna.
Riferimenti biblici
Il procedimento narrativo usato dal Poeta fa frequente ricorso a reminiscenze bibliche e liturgiche:
- le tue tende spieghi / dall'uno all'altro mar, vv.7-8 – eco biblica dai Salmi LXXI, 8: dominerà dall’uno all’altro mare (Et dominabitur a mari usque ad mare) – da notare che al v.30 del Cinque maggio Manzoni utilizza la stessa identica espressione: dall’uno all’altro mare;
- Dio vivente, v.10 – da San Paolo, Prima lettera a Timoteo III, 15: Chiesa del Dio vivente;
- Spirito rinnovator, vv.33-34 – Salmi CIV, 30: mandi il tuo spirito,[…] e rinnovi la faccia della terra;
- ti collocò sul monte, v.38 – immagine della Chiesa come faro posto sulla cima di un monte perché la sua luce sia visibile a tutte le genti, tratta dal Vangelo secondo Matteo V, 14: Voi siete la luce del mondo. Una città collocata sopra un monte non può restare nascosta;
- risonò moltiplice / la voce dello Spiro: / l'Arabo, il Parto, il Siro / in suo sermon l'udì, vv.45-48 – il miracolo della polilalia, ovvero il fatto che la predicazione dei discepoli fosse compresa dai diversi popoli nella propria lingua e l’indicazione dei vari popoli è negli Atti degli apostoli, II, 6-11;
- tal risonò moltiplice / la voce dello Spiro: / l'Arabo, il Parto, il Siro / in suo sermon l'udì, vv.45-49 – Atti, II, 3-4: Apparvero loro delle lingue come di fuoco che si dividevano e se ne posò una su ciascuno di loro. Tutti furono riempiti di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, come lo Spirito dava loro di esprimersi;
- sollevi il povero / al ciel, ch'è suo, vv.121-122 – eco di Luca, VI, 20: Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio.
Analisi metrica
18 strofe di settenari, otto per ogni strofa, con schema delle rime: abcbdeef, ghihlmmf.
Poesia religiosa che, soprattutto nei versi che danno inizio all’inno, si caratterizza per il tono solenne. L’intera lirica appare come un canto liturgico corale ricco di immagini e di meditazioni profonde espressi in un linguaggio elevato.
Attraverso varie figure retoriche Manzoni rende intensità all’invocazione liturgica, utilizzando: apostrofi, anafore, parallelismi, antitesi, domande retoriche.
Figure retoriche
Approfondimento di alcune figure retoriche:
- del Sangue incorruttibile / conservatrice eterna, vv.3-4;
- che le tue tende spieghi / dall'uno all'altro mar, vv.7-8;
- quando il tuo Re, dai perfidi / tratto a morir sul colle, vv.13-14;
- e allor che dalle tenebre / la diva spoglia uscita, / mise il potente anelito / della seconda vita, vv.17/20;
- e quando, in man recandosi, v.21;
- da questa polve al trono /del Genitor salì, vv.23-24;
- tu, della sua vittoria / figlia immortal, dov'eri?, vv.27-28
- in tuo terror sol vigile, v.29
- sol nell'obblio secura, v.30
- quando su te lo Spirito / rinnovator discese, vv.33-34
- e l'inconsunta fiaccola / nella tua destra accese, vv.35-36
- e ne' tuoi labbri il fonte / della parola aprì, vv.39-40
- i color vari suscita, v.43
- in suo sermon l'udì, v.48
- alla bugiarda pronuba / non sollevate il canto, vv.61-62
- non sa che al regno i miseri / seco il Signor solleva, vv.69-70
- che a tutti i figli d'Eva / nel suo dolor pensò, vv.71-72
- Nova franchigia annunziano / i cieli, e genti nove, vv.73-74
- ai terrori immobile, v.77
- che rapir non può, v.80
- a' tuoi cultor propizio, / propizio a chi T'ignora, vv.91/92
- i cor nel dubbio estinti, v.94
- sia divina ai vinti / mercede il vincitor, vv.95-96
- negli animi / l'ire superbe attuta, vv.97-98
- i doni tuoi benefica / nutra la tua virtude, vv.101-102
- sull'umili / erbe morrà non colto, vv.105-106
- scendi piacevol alito, v.115
- Per Te sollevi il povero / al ciel, ch'è suo, le ciglia, vv.121-122
- Spira de' nostri bamboli / nell'ineffabil riso, vv.129-130
- alle donzelle in viso, v.132
- consacra delle spose / il verecondo amor, vv.135-136
- chi sperando muor, v.140
- da questa polve al trono, v.23;
- a' tuoi cultor … / … a chi T'ignora, vv. 91-92
- genti nove / nove conquiste, vv.74-75
- il mondo irride, / … rapir non può, vv.79-80
- a' tuoi cultor propizio, / propizio a chi T'ignora, vv.91-92
- ascose vergini / … gioie ascose, vv.133-134
- scendi e ricrea; rianima, v.93.
- casta porpora, v.131 – non è la porpora ad essere casta ma la fanciulla il cui rossore è segno di castità.
- il fonte / della parola, vv.39-40 – riferimento al miracolo della polilalia, ovvero la capacità di parlare più lingue, dono concesso dallo Spirito Santo agli apostoli la Domenica di Pentecoste;
- le tue tende spieghi / dall'uno all'altro mar; / campo di quei che sperano, vv.7-8-9 – metafora bellica che sottolinea la funzione militante della Chiesa;
- la luce rapida…dovunque si riposa, vv.41/44 - metafora della luce come illuminazione divina;
- altar, v.16 – il concreto al posto dell’astratto – altare, ovvero il luogo concreto dove si immolavano le vittime dei sacrifici, per dire sacrificio;
- che le tue tende spieghi / dall'uno all'altro mar, vv.7-8 – perifrasi per dire che la chiesa è universale;
- bugiarda pronuba, v. 61 - perifrasi per dire Giunone, dea pagana delle partorienti e delle nozze viene definita bugiarda perché in quanto pagana è una falsa divinità;;
- soli per selve inospite; / vaghi in deserti mari / dall'Ande algenti al Libano, / d'Erina all'irta Haiti, vv.83-86 – lunga perifrasi per dire: noi uomini da ogni parte del mondo;
- Come la luce rapida…in suo sermon l'udì, vv.41- 48 – paragone tra la diffusione della luce che dà colore a tutte le cose e la diffusione della parola di Dio, l’illuminazione divina, attraverso la predicazione degli apostoli, tra tutti i popoli, indipendentemente dalla lingua parlata;
- siccome il sol che schiude / e infaticato altor, vv.103-112 – anche questa similitudine come la precedente è incentrata sulla luce generatrice di vitalità: se lo Spirito non scende continuamente tra gli uomini ad alimentare la loro fede, questa si dissecca e muore come un fiore senza sole.