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Sezione Letteratura

Marzo 1821

Parafrasi e analisi della poesia

(Ode)

Alessandro Manzoni

· Pubblicato ·

Premessa

Ode composta da Manzoni quando sembrava che Re Carlo Alberto di Savoia in appoggio ai moti carbonari, dopo aver concesso in Piemonte la costituzione liberale il 14 marzo 1821, volesse varcare il fiume Ticino per liberare la Lombardia, allora sotto il dominio austriaco, e dare il via al processo di indipendenza nazionale. Manzoni, precorrendo i tempi, immagina la scena del passaggio dei patrioti sul fiume per unire i due confini tra Piemonte e Lombardia.
In realtà questo evento non si verificò e Manzoni distrusse l’ode per timore di persecuzioni politiche, ma alcune copie manoscritte si diffusero e l’ode divenne un modello di poesia risorgimentale e venne infine data alle stampe solo dopo il 1848.

TESTO

PARAFRASI

DEDICA
Alla illustre memoria di Teodoro Koerner poeta e soldato della indipendenza germanica morto sul campo di lipsia il giorno XVIII d’ottobre MDCCCXIII nome caro a tutti i popoli che combattono per difendere o per riconquistare una patria.

DEDICA
Ode dedicata a Teodoro Koerner, poeta e letterato tedesco, eroe risorgimentale morto giovanissimo combattendo contro Napoleone, simbolo di lotta contro l’oppressione straniera.

[1] Soffermati sull'arida sponda,
volti i guardi al varcato Ticino,
tutti assorti nel novo destino,
certi in cor dell'antica virtù,
han giurato: Non fia che quest'onda
scorra più tra due rive straniere;
non fia loco ove sorgan barriere
tra l'Italia e l'Italia mai più!

[1] [I piemontesi] fermi (Soffermati) sulla riva asciutta (arida sponda) [con gli] sguardi (guardi) rivolti al Ticino [appena] attraversato (al varcato Ticino), tutti concentrati (assorti) sul (nel) nuovo (novo) destino, in cuore sicuri (certi in cor) dell’antico valore (antica virtù – antica perché tramandata dai padri), hanno giurato (han giurato…han giurato v.9 - anafora): non sarà (Non fia…non fiaanafora - latinismo) più (più… più - anafora) che questo fiume (onda sineddoche, la parte per il tutto) scorra tra due stati (due rive straniere – Piemonte e Lombardia), non sarà più [che vi sia] un luogo dove sorgano confini (barriere) tra Italia e Italia! (Italia…Italia - anafora)

[9] L'han giurato: altri forti a quel giuro
rispondean da fraterne contrade,
affilando nell'ombra le spade
che or levate scintillano al sol.
Già le destre hanno stretto le destre;
già le sacre parole son porte:
o compagni sul letto di morte,
o fratelli sul libero suol.

[9] L’hanno giurato: altri valorosi patrioti (forti) hanno risposto a quel giuramento (giuro – latinismo e arcaismo) da altre regioni d'Italia (fraterne contrade – fraterne perché tutte italiane - ipallage), preparando le armi (affilando…le spade - metafora) dapprima in segreto (nell'ombra), e adesso mostrandole (levate) scintillanti alla luce del sole.
Già (Già…già - anafora) le mani (le destre…le destreanafora e metonimia) hanno stretto le mani, già il giuramento (le sacre parole) è stato fatto (son porte): o [saremo] compagni nella morte (sul letto di morte), o [saremo] compagni sulla terra liberata (libero suol).

[17] Chi potrà della gemina Dora,
della Bormida al Tanaro sposa,
del Ticino e dell’Orba selvosa
scerner l’onde confuse nel Po;
chi stornargli del rapido Mella
e dell’Oglio le miste correnti,
chi ritorgliergli i mille torrenti
che la foce dell’Adda versò,

[17] [Solo] colui che (Chi…chi…chi - anafora) potrà distinguere (scerner) nelle acque (onde - sineddoche) confluite (confuse) nel Po quelle delle  Dore (gemina Dora - Baltea e Riparia, gemina, perché hanno in comune l’origine e il nome), della Bormida unitasi al Tanaro (al Tanaro sposa – richiamo ai mitologici amori tra i fiumi), del Ticino e dell’Orba che scorre tra i boschi (selvosa); colui che (chi) potrà separargli (stornargli) le acque che si sono mischiate (miste correnti) del veloce (rapido) Mella e dell’Oglio, colui che (chi) potrà togliergli (ritorgliergli) i numerosissimi (mille) torrenti che vi versa la foce dell’Adda,

[25] quello ancora una gente risorta
potrà scindere in volghi spregiati,
e a ritroso degli anni e dei fati,
risospingerla ai prischi dolor;
una gente che libera tutta
o fia serva tra l’Alpe ed il mare;
una d’arme, di lingua, d’altare,
di memorie, di sangue e di cor.

[25] quello potrà dividere (scindere) anche (ancora) un popolo rinato (gente risorta - perché ha conquistato la propria libertà) in una massa disprezzata (volghi spregiati - antitesi gente/volghi) e, andando indietro negli anni e nel suo destino (a ritroso degli anni e dei fati), farla tornare (risospingerla) agli antichi (prischi - latinismo) dolori [per l’oppressione straniera]; un popolo che o sarà (fia) completamente libero (libera tutta), o [completamente] schiavo (serva - antitesi libera/serva)  entro i suoi confini naturali (tra l’Alpe ed il mare); unito (una) dalle tradizioni militari (d’arme), dalla lingua, dalla religione (d’altare), dalla storia (di memorie), dalla stirpe (di sangue) e dagli ideali (di cor).


[33] Con quel volto sfidato e dimesso,
con quel guardo atterrato ed incerto
con che stassi un mendico sofferto
per mercede nel suolo stranier,
star doveva in sua terra il Lombardo:
l’altrui voglia era legge per lui;
il suo fato un segreto d’altrui;
la sua parte servire e tacer.

[33] Il Lombardo doveva stare nella (in) sua terra con quel (Con quel…con quel - anafora) viso (volto) sfiduciato ed avvilito (sfidato e dimesso - endiadi), e con quello sguardo rivolto a terra e insicuro (atterrato ed incerto - endiadi) con cui (con che) sta (stassi) un mendicante in terra straniera (nel suolo stranier), tollerato (sofferto) per pietà (mercede - latinismo). Il volere dello straniero (l’altrui voglia) era per lui legge; il suo destino (fato) dipendeva da decisioni di altri a lui sconosciute (un segreto d’altrui); il suo dovere (la sua parte) era quello di servire e tacere.

[41] O stranieri, nel proprio retaggio
torna Italia, e il suo suolo riprende;
o stranieri, strappate le tende
da una terra che madre non v' è.
Non vedete che tutta si scote,
dal Cenisio alla balza di Scilla?
non sentite che infìda vacilla
sotto il peso dé barbari piè?

[41] O stranieri (apostrofe e anafora), L'Italia torna nei propri diritti (retaggio), e riconquista (riprende) il suo suolo; o stranieri, levate in fretta e furia le tende (strappate le tende - metafora) da una terra che non vi ha generato (che madre non v’è). Non vedete che si sta tutta risvegliando (si scote) dalle Alpi (Cenisio - sineddoche) allo stretto di Messina (balza di Scilla - sineddoche)? Non sentite che ribelle (infida - latinismo) trema (vacilla) sotto il peso del piede straniero (dé barbari piè - ipallage)?

[49] O stranieri! sui vostri stendardi
sta l'obbrobrio d'un giuro tradito;
un giudizio da voi proferito
v'accompagna all'iniqua tenzon;
voi che a stormo gridaste in quei giorni:
Dio rigetta la forza straniera:
ogni gente sia libera, e pera
della spada l'iniqua ragion.

[49] O stranieri! (apostrofe) Sulle vostre bandiere (stendardi) c’è (sta) il disonore (l'obbrobrio - latinismo) di un giuramento tradito (giuro tradito – si riferisce alle promesse di libertà, non mantenute, fatte dagli austriaci nel 1814), un principio (giudizio) da voi proclamato (proferito - latinismo) vi accompagna in questa ingiusta (iniqua - latinismo) guerra (tenzon); voi che insieme (a stormo) gridaste in quei giorni (all'epoca delle battaglie contro Napoleone): Dio rifiuta (rigetta) la dominazione (forza) straniera; ogni popolo (gente) deve essere libero e deve morire (pera - sta per perisca - latinismo) l’ingiusta legge (iniqua ragion) imposta con la forza (spada).

 

[57] Se la terra ove oppressi gemeste
preme i corpi dé vostri oppressori,
se la faccia d' estranei signori
tanto amara vi parve in quei dì;
chi v’ha detto che sterile, eterno
sarìa il lutto dell'itale genti?
chi v’ha detto che ai nostri lamenti
sarìa sordo quel Dio che v'udì?

[57] Se la terra su cui (ove) oppressi soffriste (gemeste) schiaccia (preme - latinismo) i corpi dei vostri oppressori [i soldati francesi caduti nella battaglia di Lipsia], se in quei giorni [delle sconfitte] (in quei dì) il volto (la faccia) di dominatori (signori) stranieri (estranei) vi sembrò tanto amaro; chi vi ha detto (chi v’ha detto… chi v’ha detto - anafora) che il dolore (lutto) del popolo italiano (itale genti) sarebbe stato (sarìa) vano (sterile) ed eterno? chi vi ha detto che quel Dio (quel Dio… quel Dio - anadiplosi) che vi ha ascoltato (v' udì) sarebbe stato (sarìa) sordo ai nostri lamenti?

[65] sì, quel Dio che nell'onda vermiglia
chiuse il rio che inseguiva Israele,
quel che in pugno alla maschia Giaele
pose il maglio, ed il colpo guidò;
quel che è Padre di tutte le genti,
che non disse al Germano giammai:
va, raccogli ove arato non hai;
spiega l'ugne, l'Italia ti do.

[65] Sì, quel Dio che coprì (chiuse) con le acque (nell'onda - sineddoche) del Mar Rosso (vermiglia) il malvagio (rio - latinismo) [faraone] che inseguiva il popolo di Israele (Israele), quel [Dio] che mise (pose) in pugno alla coraggiosa (maschia) Giaele il martello (il maglio - latinismo) e guidò il colpo (con cui uccise l’oppressore Sisara); quel [Dio] che è padre di tutti i popoli (genti) e che non disse mai (giammai) all’austriaco (Germano): va raccogli i frutti di una terra che non hai arato (raccogli ove arato non hai); prepara (spiega) gli artigli (ugne - latinismo) ti dono (ti do) l'Italia.   

[73] Cara Italia! dovunque il dolente
grido uscì del tuo lungo servaggio;
dove ancora dell'umano lignaggio
ogni speme deserta non è;
dove già libertade è fiorita,
dove ancor nel segreto matura,
dove ha lacrime un'alta sventura
non c' è cor che non batta per te.

[73] Cara Italia! (apostrofe) dovunque si diffuse (uscì) il grido di dolore (dolente) per la (del) tua lunga schiavitù (servaggio – latinismo); dove (dove… dove… dove - anafora) non è ancora stata abbandonata (deserta non è) ogni speranza (ogni speme) nel genere umano (umano lignaggio – latinismo); dove già la libertà (libertade - latinismo) si è affermata (è fiorita), dove ancora cresce (matura) nell'ombra (nel segreto), dove si piange (ha lacrime) per una grave (alta) sventura non c’è cuore che non frema (non c' è cor che non batta - litote -  sta per: tutti i cuori battono per te) per te.

[81] Quante volte sull'Alpe spiasti
l'apparir d'un amico stendardo!
quante volte intendesti lo sguardo
né deserti del duplice mar!
ecco alfin dal tuo seno sboccati,
stretti intorno à tuoi santi colori,
forti, armati dé propri dolori,
i tuoi figli son sorti a pugnar.

[81] Quante volte (quante volte… quante volte - anafora) hai sperato di vedere (spiasti) giungere (apparir) dalle Alpi (sull'Alpe) un popolo (stendardo - metonimia) amico, quante volte hai spinto (intendesti - latinismo) lo sguardo sulle acque deserte (né deserti) dei due mari (duplice mar - adriatico e tirreno)! Ecco infine (alfin) nati dalla tua terra (dal tuo seno sboccati), stretti intorno alla tua bandiera (à tuoi santi colori – sono i colori della bandiera italiana), coraggiosi (forti) e resi forti dalle sofferenze (armati dé propri dolori - metafora) i tuoi figli sono usciti (son sorti) a combattere (a pugnar - latinismo).

[89] Oggi, o forti, sui volti baleni
il furor delle menti segrete:
per l'Italia si pugna, vincete!
Il suo fato sui brandi vi sta.
O risorta per voi la vedremo
al convito dé popoli assisa,
o più serva, più vil, più derisa,
sotto l'orrida verga starà.

[89] Oggi, o valorosi (o forti - apostrofe), sui volti risplenda (baleni) apertamente la passione (furor) dei propositi (delle menti) mantenuti segreti (segrete): si combatte (si pugna - latinismo) per l'Italia, vincete!. Il suo destino (suo fato) è sulle vostre spade (sui brandi vi sta - metafora). O vedremo l'Italia (la) risorta, per merito vostro (per voi), seduta (assisa) all'assemblea (convito) delle nazioni (dé popoli), o la vedremo più sottomessa (serva), umiliata (vil) e derisa, sotto l’orribile (orrida) scettro (verga – latinismo - metafora) [straniero].


[97] Oh giornate del nostro riscatto!
oh, dolente per sempre colui
che da lunge dal labbro d'altrui,
come un uomo straniero, le udrà!
Chea’ suoi figli narrandole un giorno
dovrà dir sospirando: io non c'era;
che la santa vittrice bandiera
salutata quel dì non avrà.

[97] Oh giornate della nostra rivincita (riscatto)! Oh, per sempre infelice (dolente - latinismo) colui che (che… che…che… - anafora) da lontano (da lunge) dalle parole degli altri (dal labbro d'altrui), come un uomo straniero, ne sentirà parlare (le udrà)! Colui che narrandole un giorno ai suoi figli, dovrà dire con rimpianto (sospirando): io non c’ero; [colui] che non avrà salutato quel giorno la sacra (santa) bandiera vincitrice (vittrice).




Dedica

La poesia è dedicata alla memoria di Teodoro Koerner, poeta romantico tedesco che morì combattendo contro Napoleone per l’indipendenza della sua patria.
Per Manzoni Koerner è il simbolo della lotta contro l’oppressione straniera e con questa dedica egli vuole dimostrare solidarietà per tutti coloro che rivendicano il diritto di conquistare e difendere la libertà e l’indipendenza del proprio popolo.  
Già dalla dedica si può vedere come in Manzoni la lotta contro lo straniero assume un più ampio respiro universale e va considerata in un’ottica di fraternità e solidarietà tra tutti i popoli in lotta per la loro patria.


Incipit

Vv. 1-9: Il poeta immagina che l'esercito piemontese abbia già attraversato il Ticino e che i soldati siano fermi sulla sponda asciutta del fiume e per un attimo si voltino dietro. Tutti sono assorti Pensando al nuovo destino che li aspetta e fermi nei loro ideali per cui hanno giurato che non accadrà che questo fiume divida due stati stranieri e che non ci sarà un luogo in Italia dove sorgano frontiere.





Struttura

Il testo dell’ode può essere suddiviso in 3 sequenze narrative:

  • Prima parte – strofe I-VII: Manzoni descrive la determinazione degli italiani ad ottenere la loro liberazione ed esprime un giudizio morale sulla loro sottomissione allo straniero e sui loro oppressori.
  • Seconda parte – strofe VIII-X: il poeta rivendica la validità morale e religiosa delle aspettative italiane.
  • Terza parte – strofe XI-XIII: Manzoni, a seguito di quanto esposto, deduce che è arrivato il momento di passare all’azione.

Tematica

Ode fortemente patriottica che incita gli italiani alla battaglia politica per realizzare gli ideali di libertà dallo straniero e di unità nazionale risorgimentali.


Le date storiche del testo

Il testo va inquadrato in una prospettiva storica in cui tre date in particolare sono significative:

  • 1813 è la prima data, citata dalla dedica. È l’epoca in cui il popolo tedesco combatte per la propria libertà contro il predominio napoleonico.
  • 1821 è la seconda data richiamata nell’ode. Rimanda ai primi moti carbonari e a quando si pensava che Carlo Alberto di Savoia potesse unirsi alla carboneria e appoggiare i movimenti rivoluzionari contro l’Austria, ma Carlo Alberto, che aveva solo una reggenza, si rimangiò la parola non appena Carlo Felice lo richiama all’ordine e sarà lui stesso a guidare la repressione
  • 1848 è la terza data. È l’epoca della prima guerra di indipendenza e delle cinque giornate di Milano; Manzoni tira fuori dal cassetto questa ode e stavolta la pubblica.

L’ultima strofa

Sembra fondata l’ipotesi che Manzoni abbia aggiunto, al testo iniziale, l’ultima strofa solo successivamente, nel 1848, e che si alluda forse alle 5 giornate di Milano. L’ipotesi trova riscontro anche sul numero delle strofe che, insolitamente per Manzoni, risultano dispari (13).





Riferimenti biblici

Manzoni fa riferimento ad alcuni episodi biblici per sostenere il valore di un Dio che approva le guerre giuste e punisce gli oppressori:

  • Episodio in cui Dio sommerge l’esercito del faraone che era all’inseguimento di Mosè (Esodo, XIV, 21-30);
  • Episodio in cui Dio guida il colpo di maglio con cui Giaele conficcò un chiodo nella testa del re Sisara, oppressore del popolo ebraico (Giudici, IV, 17-21).

Emerge la visione provvidenziale della storia di Manzoni con un Dio che interviene nella vita degli uomini per ristabilire situazioni inique e ingiuste.
Manzoni rivela dunque di credere in un Dio guerriero e vendicatore e la sua poesia civile si ispira ai valori di una religione combattiva che sia espressione delle legittime aspirazioni di libertà e indipendenza dallo straniero.


Analisi metrica

Ode civile e patriottica in decasillabi. L’ode è composta da 13 strofe di otto versi che rimano secondo lo schema: abbcdeec. Solo la prima strofa ha i versi 1 e 5 in rima (sponda/onda) mentre in tutte le altre queste strofe non rimano.
Il ritmo risulta scandito e incalzante, volutamente simile ad una marcia militare, grazie alla scelta del decasillabo ma anche per le numerose anafore e allitterazioni.
L’anelito patriottico viene sottolineato attraverso la forte tensione retorica ed il pathos del testo cresce progressivamente.


Figure retoriche

Approfondimento di alcune figure retoriche:

Adynaton
La terza strofa (vv.17-24) si basa sulla formulazione di un’ipotesi di impossibile realizzazione a cui è subordinata la realizzazione di quanto espresso nella strofa seguente (vv.25-32), che risulta di conseguenza anch’essa irrealizzabile.

Anastrofe

  • da una terra che madre non v' è, v.44;
  • pera / della spada l'iniqua ragion, vv.55-56
  • se la faccia d' estranei signori / tanto amara vi parve in quei dì, vv.59-60
  • chi và detto che sterile, eterno / sarìa il lutto dell'itale genti?, vv.61-62
  • in pugno alla maschia Giaele / pose il maglio, vv.67-68
  • raccogli ove arato non hai, v.71
  • l’Italia ti do, v.72
  • ogni speme deserta non è, v.76
  • ecco alfin dal tuo seno sboccati, v.85
  • Il suo fato sui brandi vi sta, v.92
  • al convito dé popoli assisa, v.94
  • sotto l'orrida verga starà, v.96
  • Che a’ suoi figli narrandole un giorno, v.101
  • salutata quel dì non avrà, v.104

Antitesi

  • gente risorta / potrà scindere in volghi spregiati, vv.25-26
  • una gente che libera tutta / o fia serva tra l’Alpe ed il mare, vv.29-30
  • per mercede nel suolo stranier, / star doveva in sua terra, vv.36-37
  • l’altrui voglia era legge per lui, v.38
  • il suo fato un segreto d’altrui, v.39
  • sarìa sordo quel Dio che v' udì?, v.64

Ipallage

  • fraterne contrade, v.10 – sono le popolazioni e non le contrade ad essere fraterne;

Iperbato

  • stranieri, nel proprio retaggio / torna Italia, e il suo suolo riprende, vv.41-42
  • sì, quel Dio che nell'onda vermiglia / chiuse il rio che inseguiva Israele, vv.65-66

Perifrasi
La terza e quarta strofa formano una lunghissima perifrasi il cui senso è: solo chi saprà distinguere le acque dei vari fiumi che confluiscono nel Po potrà ancora dividere l’Italia.






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