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Sezione Letteratura

5 Maggio

Parafrasi e analisi della poesia

(Ode)

Alessandro Manzoni

· Pubblicato · Aggiornato ·

Poesia storica composta da Alessandro Manzoni alla notizia della morte di Napoleone Bonaparte, in soli tre giorni. Il poeta prova una commozione profonda per la scomparsa di un così importante personaggio che lo porta a riflettere sulla provvidenzialità superiore (Dio) che determina e conduce avvenimenti e comportamenti umani.

TESTO

PARAFRASI

[1] Ei fu. Siccome immobile,
dato il mortal sospiro,
stette la spoglia immemore
orba di tanto spiro,
così percossa, attonita
la terra al nunzio sta,

[1] Egli fu (Ei fu – ei = Napoleone). Così come (Siccome) immobile, dopo aver esalato (dato) l’ultimo respiro (il mortal sospiro), il corpo (spoglia) [di Napoleone] senza più memoria (immemore) e privo (orba) di una così grande anima (spiro – voce dantesca), nello stesso modo (così) è colpito e stupefatto (percossa, attonita) il mondo (terra - sineddoche) all’annuncio di quella morte (la terra al nunzio sta - similitudine),

[7] muta pensando all'ultima
ora dell'uom fatale;
né sa quando una simile
orma di pie' mortale
la sua cruenta polvere
a calpestar verrà.

[7] ammutolita pensando al momento del trapasso (ultima ora) di quell’uomo scelto dal destino (uom fatale); né sa quando il passo (orma - metonimia) di un altro uomo altrettanto grande (una simile orma di piè mortale - ipallage) verrà a calpestare (a calpestar verrà - anastrofe) la sua polvere cruenta (cruenta polvere - cruenta perché insanguinata dalle guerre - metonimia).

[13] Lui folgorante in solio
vide il mio genio e tacque;
quando, con vece assidua,
cadde, risorse e giacque,
di mille voci al sonito
mista la sua non ha:

[13] Il poeta (il mio genio – nell’accezione latina genius, sta per il mio animo, la mia ispirazione di poeta) vide Napoleone (Lui) nel [momento del suo] massimo splendore (folgorante) sul trono (in solio – latinismo sta per trono) e non lo adulò (tacque); quando, con vicende incalzanti (con vece assidua) [lo vide] cadere (cadde - sconfitta di Lipsia e abdicazione di Fontainebleau in seguito alle quali Napoleone fu relegato sull’isola di Elba, nel 1814), risorgere (risorse - periodo dei Cento giorni – marzo/giugno 1815), cadere definitivamente (giacque - sconfitta di Waterloo ed esilio a Sant’Elena), non ha mai mescolato la sua voce (mista la sua non ha - anastrofe) al mormorio confuso (sonito – latinismo) dei tanti (mille voci – le voci degli adulatori o dei denigratori).

[19] vergin di servo encomio
e di codardo oltraggio,
sorge or commosso al subito
sparir di tanto raggio;
e scioglie all'urna un cantico
che forse non morrà.

[19] puro (vergin – si riferisce a genio del v.14) da adulazioni servili (servo encomio) come da offese vili (codardo oltraggio) ora all’improvvisa scomparsa (subito sparir) di un così grande personaggio (di tanto raggio – di così grande luce - metafora), manifesta la sua commozione (sorge… commosso) e sulla sua tomba (all’urna) innalza un canto solenne che forse resterà nel tempo (non morràlitote sta per vivrà).

[25] Dall'Alpi alle Piramidi,
dal Manzanarre al Reno,
di quel securo il fulmine
tenea dietro al baleno;
scoppiò da Scilla al Tanai,
dall'uno all'altro mar.

[25] Dalle Alpi (metonimia per riferirsi alla campagna d’Italia del 1797) alle Piramidi (metonimia per riferirsi alla campagna d’Egitto del 1798-99) dal Manzanarre (metonimia - fiume che bagna Madrid e quindi la campagna di Spagna del 1808-9) al Reno (metonimia - le campagne di Germania, dal 1805 al 1813), l’azione fulminea di quell’uomo deciso (di quel securo il fulmine - metafora) seguiva immediatamente al concepimento di un piano (tenea dietro al baleno); scoppiò [il fulmine] (prosegue la metafora del fulmine con il rumore del tuono) dalla punta estrema dell’Italia (Scilla – leggendaria rupe sovrastante lo stretto di Messina - metonimia) fino in Russia (Tanai - nome classico del Don - metonimia) da un mare all’altro (dall’Atlantico al Mediterraneo).


[31] Fu vera gloria? Ai posteri
l'ardua sentenza: nui
chiniam la fronte al Massimo
Fattor, che volle in lui
del creator suo spirito
più vasta orma stampar.

[31] Fu vera gloria? La difficile risposta (ardua sentenza) venga dai posteri: noi (nui – arcaismo – rima con lui del v.34) ci inchiniamo (chiniam la fronte) di fronte alla volontà di Dio (al Massimo Fattor - perifrasi) che ha voluto imprimere (stampar) in lui (Napoleone) un così grande segno (più vasta orma) del suo potere (del creator suo spirito - anastrofe).

[37] La procellosa e trepida
gioia d'un gran disegno,
l'ansia d'un cor che indocile
serve, pensando al regno;
e il giunge, e tiene un premio
ch'era follia sperar;

[37] Egli sperimentò tutto (tutto ei provò – v.43) la gioia tempestosa (procellosa - latinismo) e trepidante (trepida) di chi progetta grandi disegni, l’emozione (ansia) di un cuore che impaziente (indocile), è costretto ad ubbidire (si riferisce a quando Napoleone era ancora ufficiale),  meditando già la conquista del potere  (pensando al regno); e lo raggiunge (il giunge) e anzi ottiene un premio tale che era folle sperare;

[43] tutto ei provò: la gloria
maggior dopo il periglio,
la fuga e la vittoria,
la reggia e il tristo esiglio;
due volte nella polvere,
due volte sull'altar.

[43] [ottenne] la gloria, che è maggiore dopo aver corso dei pericoli (periglio - latinismo), la sconfitta (la fuga) e la vittoria, la reggia e la tristezza dell’esilio (tristo esiglio); due volte sconfitto (polvere - all'Elba e a Sant'Elena - metafora) e due volte in trionfo (altar - nomina a Primo Console nel 1799 e nomina ad imperatore - metafora) - (serie di antitesi).  

 

[49] Ei si nomò: due secoli,
l'un contro l'altro armato,
sommessi a lui si volsero,
come aspettando il fato;
ei fe' silenzio, ed arbitro
s'assise in mezzo a lor.

[49] Egli si autoproclamò (Ei si nomò): due secoli (il ‘700 e l’800 - personificazione) in lotta fra loro (l'un contro l'altro armato), sottomessi si rivolsero a lui (sommessi a lui si volsero), aspettando il loro destino; egli fece silenzio e si sedette in mezzo a loro (s’assise) in posizione di arbitro.

[55] E sparve, e i dì nell'ozio
chiuse in sì breve sponda,
segno d'immensa invidia
e di pietà profonda,
d'inestinguibil odio
e d'indomato amor.

[55] Scomparve e concluse i suoi giorni nell’inattività (nell'ozio) in un luogo tanto piccolo (in sì breve sponda – nella piccola e sperduta isola di Sant’Elena),  fatto oggetto (segno) di immensa invidia (invidia – nell’accezione latina di rancore, avversione) e di pietà profonda, d’inestinguibile odio e di indomato amore (serie di antitesi).    

[61]Come sul capo al naufrago
l'onda s'avvolve e pesa,
l'onda su cui del misero,
alta pur dianzi e tesa,
scorrea la vista a scernere
prode remote invan;

[61] Come sul capo del naufrago l’onda s’avvolge (s'avvolve – forma poetica per trasmettere l’immagine del vorticoso accavallarsi delle onde) e lo travolge (pesa), quell’onda su cui fino a poco prima (pur dianzi) protendeva lo sguardo (scorrea la vista) nella vana speranza (invan) di distinguere (scernere) coste lontane (prode remote),

[67] tal su quell'alma il cumulo
delle memorie scese.
Oh quante volte ai posteri
narrar se stesso imprese,
e sull'eterne pagine
cadde la stanca man!

[67] allo stesso modo su quell’anima (tal su quell'alma - similitudine) scese il peso (il cumulo) delle memorie. Quante volte egli provò (imprese) a scrivere le sue memorie (narrar se stesso) per le generazioni future (posteri) e la mano gli cadde scoraggiata di fronte a quelle pagine interminabili (eterne – potrebbe anche significare: pagine destinate a restare eterne).

[73] Oh quante volte, al tacito
morir d'un giorno inerte,
chinati i rai fulminei,
le braccia al sen conserte,
stette, e dei dì che furono
l'assalse il sovvenir!

[73] Quante volte, al silenzioso (tacito) concludersi di un giorno trascorso in inattività (morir d'un giorno inerte), con gli occhi vivaci (rai fulminei - metafora) chini a terra  (chinati i rai fulminei - efficace immagine dell’uomo  sconfitto) e le braccia conserte sul petto, egli rimase immobile (stette), assalito (assalse) dal ricordo (sovvenir – francesismo che rende efficacemente l’immagine dei ricordi che si affollano nella mente) del passato (dì che furono).


[79] E ripensò le mobili
tende, e i percossi valli,
e il lampo de' manipoli,
e l'onda dei cavalli,
e il concitato imperio
e il celere ubbidir.

[79] E (e…e…e - polisindeto) ripensò al continuo spostarsi degli eserciti (le mobili tende – riferimento alle tende degli accampamenti), e alle fortificazioni nemiche abbattute (i percossi valli), e il luccicare delle armi dei plotoni (il lampo de’ manipoli), e il galoppo travolgente della cavalleria (l'onda dei cavalli), e i comandi concitati (concitato imperio), e l’esecuzione rapida degli ordini (celere ubbidir).

[85] Ahi! forse a tanto strazio
cadde lo spirto anelo,
e disperò; ma valida
venne una man dal cielo,
e in più spirabil aere
pietosa il trasportò;

[85] Forse davanti a tanto strazio (strazio dovuto al contrasto doloroso tra il passato tumultuoso e il presente inerte) quell’animo affannato (anelo – latinismo) cedette e fu preso dalla disperazione (disperò); ma salvifica la mano [di Dio] venne dal cielo e pietosa lo trasportò in un’aria più respirabile (più spirabil aere – lo distoglie dai pensieri opprimenti attraverso la fede in Dio);

[91] e l'avviò, pei floridi
sentier della speranza,
ai campi eterni, al premio
che i desideri avanza,
dov'è silenzio e tenebre
la gloria che passò.

[91] e lo avviò per i sentieri fioriti della speranza, al regno eterno (campi eterni), al premio [la gloria eterna] che supera ogni desiderio umano (i desideri avanza), dove la gloria terrena (la gloria che passò) diventa silenzio e oscurità (dov'è silenzio e tenebre – cioè dove la gloria terrena non ha alcun significato perché la vera gloria è quella eterna).

 

[97] Bella Immortal! benefica
Fede ai trionfi avvezza!
Scrivi ancor questo, allegrati;
ché più superba altezza
al disonor del Gòlgota
giammai non si chinò.

[97] Fede benefica e immortale! Fede abituata (avvezza) ai tronfi! Annovera (Scrivi) anche questo [tra i tuoi trionfi], rallegrati; mai un uomo più straordinario (più superba altezza) si chinò per rendere onore alla croce di Cristo, (disonor del Gòlgotaperifrasi -  la croce eretta sul colle del Golgota dove fu crocefisso Gesù doveva essere una pena disonorante e fu invece un simbolo di sublimazione).

[103] Tu dalle stanche ceneri
sperdi ogni ria parola:
il Dio che atterra e suscita,
che affanna e che consola,
sulla deserta coltrice
accanto a lui posò.

[103] Tu [la Fede] intorno alle spoglie [di Napoleone] (stanche ceneri) disperdi ogni cattiva parola: perché accanto a lui, sul suo letto di morte (coltrice - latinismo – letteralmente è il materasso, qui sta per letto) abbandonato da tutti (deserta), venne Dio, il Dio  che può dare disperazione (affanna), ma anche consolazione (consola).




Titolo

Il titolo rivela subito la circostanza da cui nasce la poesia: il 5 maggio 1821 moriva, esule nell’isola di Sant’Elena, Napoleone Buonaparte. A Milano la notizia arrivò oltre due mesi più tardi e suscitò grande eco.


Tematiche

Temi dominanti dell’ode:

  • contrasto tra l’epica grandezza di Napoleone e la sua caduta così repentina che mette in rilievo la vanità della gloria terrena e porta Manzoni ad una riflessione sulla storia e sul senso dell’agire umano;
  • una provvidenzialità superiore, una volontà divina, determina e dirige azioni ed eventi umani così Dio si serve di strumenti, come Napoleone, per imprimere la sua potenza nella storia. Nella grandezza dell’uomo si scopre la grandezza di Dio.




Incipit

L'ode si apre coll’espressione poetica incisiva: Ei fu (v.1) che in due sillabe sintetizza la definitività della morte che suscita grande senso di sorpresa e incredulità, rafforzato dall’uso del verbo al passato remoto che rende evidente il limite invalicabile che separa la vita dalla morte.


Napoleone

Il nome di Napoleone è espressamente sempre taciuto nel testo ed il riferimento al personaggio è indicato con il semplice pronome personale ei = egli (che il verbo al passato remoto ricorre anche ai vv. 1-43-49-53) o Lui (v.13) o alcuni sintagmi come uom fatale (v.8), quell’alma (v.67).


Analisi del testo della poesia

Manzoni ricostruisce la vicenda umana di Napoleone in chiave cristiana, partendo dall’immagine di Napoleone, al tramonto della sua esistenza, come un uomo costretto all’inattività e tormentato dal cumulo di memorie. Le riflessioni poetiche di Manzoni sfociano dopo aver evocato le epiche gesta napoleoniche in un’alta meditazione che assume valenza universale riguardo alla caducità di ogni grandezza terrena e di come le umane sofferenze finiscano per placarsi nella fede in Dio.
A Manzoni non interessa il Napoleone potente delle vittorie militari e regnante ma la sua attenzione va all’uomo vinto e  umiliato dall’esilio che purificato dalle sofferenze diventa degno di ricevere il conforto di Dio.


La Provvidenza

Per Manzoni vera protagonista della storia è la Provvidenza divina di conseguenza egli vede nella vicenda umana di Napoleone l’imperscrutabile volontà di Dio. Ogni avvenimento terreno avviene in base ad un misterioso disegno di Dio il quale si serve di strumenti per imprimere la sua potenza nella storia e così avviene per Napoleone, sul quale Dio ha impresso un segno della sua potenza creatrice.





Struttura

Nel corso dell’ode si alternano momenti descrittivi e momenti riflessivi con grande equilibrio compositivo e stilistico che richiamano la struttura dell’inno sacro. Si possono distinguere 3 momenti fondamentali:

  • vv. 1/24 – è il prologo che illustra il tema rappresentando l’emozione provocata dalla notizia della morte di Napoleone. Il poeta ricorda la sua passata posizione di riserbo nei suoi confronti, in cui non ha mai avuto parole né di elogio, né di denigrazione.
  • vv. 25/84 – è la parte centrale dove viene fatta la descrizione delle vicende storiche attraverso la rievocazione dei momenti salienti della parabola di gloria e di rovina delle gesta napoleoniche. Manzoni non esprime la sua personale posizione e lascia ai posteri il giudizio sulla gloria terrena del personaggio egli invece esprime un giudizio sulla grandezza morale del Napoleone ormai uomo perdente che si inchina di fronte a Dio (conversione di Napoleone), scoprendo così il suo autentico valore di uomo.
  • vv. 85/108 – la parte finale trae le conseguenze ovvero l’insegnamento religioso che se ne trae. La prospettiva è provvidenzialistica: nelle ultime quattro strofe dell’ode Manzoni fa confluire l’umano nel divino e la vicenda terrena di Napoleone viene suggellata con il ritorno a Dio.  Napoleone trova rifugio e conforto in Dio e l’aspirazione alla gloria eterna supera l’aspirazione alla gloria terrena.

Prologo e conclusione hanno la stessa lunghezza di 4 strofe mentre le 10 strofe della parte centrale possono essere divise in due parti, ognuna di 5 strofe:

  • dal v.25 al v.54 dedicati a Napoleone condottiero e imperatore;
  • dal v.55 al v.84 dedicati a Napoleone esiliato a Sant’Elena.

Analisi metrica

Ode di 18 strofe di settenari. Schema: abcbde fghgie.
Rima alternata al secondo e quarto verso di ogni strofa. Il verso finale (il sesto) tronco rima con quello finale della strofa successiva.
Vi sono anche:

  • rime interne, per es: pensando/quando v.7 e v.9; fattor/creator vv.34/35;
  • assonanze, per es.: spoglia/orba/percossa vv.3/5; imprese/eterne vv.70/71; conserte/ stette vv.76/77;

Il linguaggio è elevato e solenne, ricco di figure retoriche. Vi è alternanza tra momenti di forte impeto e concitazione (ad esempio le strofe sulle vicende storiche di Napoleone), con ritmi rapidi e  incalzanti, e momenti più pacati e riflessivi in cui il ritmo risulta più lento.


Figure retoriche

Approfondimento di alcune figure retoriche:
Allitterazioni che oltre a rafforzare i legami tra i termini richiamano immagini vigorose in sintonia con il personaggio a cui la poesia è dedicata, per es:

  • delle lettere imm nei versi 1 e 3 –immobile…immemore;
  • delle lettere sp nei versi 3 e 4 – spoglia…spiro;
  • della lettera r nel verso 37 - procellosa…trepida;
  • della lettera l al verso 50 - l’uno contro l’altro armato;

Antitesi:

  • Alla strofa 8 la scelta di termini in antitesi tra loro: gloria/periglio (vv.43/44), fuga/vittoria (v.45), reggia/esiglio (v.46), polvere/altar (vv.47/48), rende l’idea del concetto espresso nella strofa dell’instabilità del potere e della gloria e sintetizza il senso dell’avventura napoleonica;
  • Alla strofa 10 i termini in antitesi: invidia/pietà (vv.57/58), odio/amor (vv.59/60), evidenziano gli effetti contradditori suscitati dalla personalità di Napoleone e dalle sue azioni.

Anafore  

  • due volte…due volte (vv.47/48);
  • l’onda…l’onda (vv.62/63);

Chiasmi:

  • ultima/fatale ora/uom (vv.7/8);
  • atterra/consola affanna/suscita (vv.105/106);

Climaxcadde, risorse e giacque (v.16);
Metafore

  • di tanto raggio = grande figura luminosa (v.22)   
  • il fulmine tenea dietro al baleno (vv.27/28) = come al fulmine succede il fragore del tuono, con la stessa rapidità Napoleone trasformava in azione militare le sue strategie;  
  • nella polvere =  in disgrazia (v.47);
  • sull’altar = in trionfo (v.48);
  • rai fulminei = occhi vivaci (v.75)   

Personificazionedue secoli (v.49) – i due secoli (Settecento e Ottocento) vengono presentati come persone che si rivolgono a Napoleone;
Polisindeto per rendere il ritmo più concitato:

  • e il giunge, e tiene un premio (v.41);
  • e ripensò…e i percossi…e il lampo…e l’onda…e il concitato…e il celere…  (vv.79/84)

Similitudini

  • vv.1/6 – lo sgomento che paralizza gli uomini alla notizia della morte di Napoleone è paragonato all’immobilità del suo corpo privo di vita.
  • vv.61/66 come sul capo al naufrago…  – similitudine che vuole rappresentare il dramma psicologico di Napoleone che viene travolto dal ricordo del doloroso passato così come il naufrago viene travolto dall’onda impetuosa;

Sineddoche – v. 6 terra per dire: umanità intera;






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