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Letteratura

Riassunto e analisi del primo capitolo

Incontro di Don Abbondio con i bravi

I promessi sposi, Capitolo 1

Alessandro Manzoni

· Pubblicato · Aggiornato ·

Il primo capitolo dei "Promessi Sposi" si apre con una esposizione dei luoghi in cui la vicenda è ambientata, la zona del lago di Como e con la descrizione dei primi personaggi, dal cui incontro ha inizio tutta la vicenda: Don Abbondio, i Bravi e la Perpetua.


 

RIASSUNTO


Descrizione paesaggio: la Lombardia del 1600

"I Promessi Sposi" inizia con la descrizione dettagliata e articolata dei luoghi in cui la vicenda è ambientata. E’ una vera e propria descrizione geografica della zona del lago di Como in cui l’autore procede dal generale, con l’illustrazione della conformazione del territorio: laghi, monti, corsi d’acqua, e restringendo mano a mano l’ottica passando ai borghi e ad altri luoghi che testimoniano la presenza dell’uomo, fino ad arrivare al luogo in cui la vicenda vera e propria ha luogo, ovvero la stradina che Don Abbondio, curato di un piccolo paesino sulle rive del lago, sta percorrendo ed in cui incontra due sgherri, i bravi (scagnozzi al servizio dei potenti).


Incontro con i Bravi

Il curato capisce che i due stanno aspettando lui e si guarda intorno per vedere se può cambiare strada. Quando si accorge che è impossibile sfuggire, procede velocemente recitando le preghiere a voce alta, ma nel suo intimo è tormentato da mille pensieri, mentre gli uomini gli vanno incontro.


Descrizione dei bravi

Don Abbondio si ferma, i due bravi gli si rivolgono con tono intimidatorio e imperativo, il primo bravo in forma più rispettosa mentre l’altro in versione apertamente sgarbata e violenta (e non si trattiene neppure dal bestemmiare di fronte al religioso), ordinadogli con tono minaccioso di non celebrare il matrimonio programmato per il giorno seguente tra Renzo Tramaglino e Lucia Mondella, con la famosa frase “Questo matrimonio non s’ha da fare, né domani, né mai”.


Descrizione di Don Abbondio e della società dell'epoca

Durante la conversazione il curato ha un tono umile, servile, di esagerata arrendevolezza, e dichiara, nel sentire il nome di Don Rodrigo, quale padrone dei bravi, la sua completa disponibilità ad obbedire: “Disposto, disposto sempre all’obbedienza”.
Rimasto solo, ancora frastornato dall’incontro, Don Abbondio riprende il suo cammino.
La voce narrante, a questo punto, fa un’ampia digressione in cui delinea una sorta di biografia del curato, per informare il lettore su cosa abbia determinato la sua vocazione religiosa e quale sia la sua visione del mondo,  e contestualmente delineare la realtà sociale che caratterizza la società dell’epoca in cui egli vive.


Rientro a casa di Don Abbondio e descrizione della perpetua

Don Abbondio, scosso dall’incontro con i bravi e dall’intimidazione ricevuta, si perde meditabondo in pensieri agitati fino al rientro alla canonica dove c’è ad attenderlo la perpetua.
La donna si accorge subito che qualcosa lo turba ed egli, dopo averle fatto promettere di mantenere il segreto, si confida con lei.
La serva, pettegola ma di animo pratico, gli consiglia di denunciare le prepotenze di Don Rodrigo rivolgendosi al Cardinal Borromeo; ma il curato, codardo e terrorizzato, non accetta il consiglio e anzi le raccomanda di mantenere il silenzio.


 

ANALISI DEL TESTO

Il narratore è una presenza regolare che interviene e commenta, spesso con sottile ironia, lo svolgersi della vicenda e tiene le fila del racconto. A volte interrompe la narrazione con accurati excursus o digressioni storiche per dare al lettore informazioni aggiuntive sul periodo storico.
Le dettagliate descrizioni, del paesaggio e dei personaggi, non ha nulla di poetico né di suggestivo, è una accurata ed oggettiva sequenza di dettagli geografici o fisici, perché deve corrispondere alla realtà, senza lasciare alcuno spazio all’immaginazione del lettore. Ciò permette a Manzoni di assicurare la massima verosimiglianza alla vicenda e rendere assolutamente credibile la vicenda narrata, che era invece frutto di invenzione.
Questa necessità di realismo e verosimiglianza determina una serie di critiche da parte degli autori che avevano aderito al Romanticismo, tra i quali anche Goethe, che prediligevano le descrizioni sfumate e generiche lasciando spazio alla fantasia del lettore suggerendogli ciò che la sua sensibilità doveva poi completare.

 

 

NUCLEI NARRATIVI

Presentazione dei luoghi in cui si svolge la vicenda

Accurata descrizione dei luoghi in cui si svolge gran parte della vicenda, le rive del lago di Como, nella Lombardia del 1600. Gli elementi messi in rilievo sono:

  • Lago: un braccio del lago, quello sud-orientale, ad un tratto si restringe assumendo l’aspetto di un fiume;
  • Ponte: tra le due sponde di questo tratto di lago;
  • Fiume: dopo il ponte il fiume acquista il nome di Adda, lo perde di nuovo laddove dà origine ad alcuni laghetti, per poi riprenderlo definitivamente;
  • Costiera: il pendio che sale lungo le sponde del lago-fiume, si appoggia a due monti, il San Martino e il Resegone, montagna formata da molti cocuzzoli in fila che lo fanno assomigliare ad una sega. La costa si divide in colline e piccole valli, pendii e pianure seguendo la struttura dei monti. La parte finale della costa è quasi esclusivamente ghiaia e ciottoli, mentre il resto è campagna e bosco.
  • Lecco: all’estremità meridionale del lago vi è il territorio dove si è sviluppato un borgo che si sta trasformando in città, al’epoca in cui è ambientato il racconto vi è anche un castello.
  • Digressione: la descrizione è interrotta da una breve digressione di carattere storico. Manzoni riferendosi alla  dominazione spagnola che interessò il Ducato di Milano dalla morte di Francesco II Sforza, mette in rilievo, ricorrendo all’ironia, gli abusi e le prepotenze cui veniva sottoposta la popolazione;
  • Le strade e le stradette: alla varia connotazione del paesaggio corrisponde la varietà delle sue strade, ripide e piane, a volte nascoste tra due muri, a volte elevate sui terreni protetti da un argine.




 

Don Abbondio e l’incontro con i bravi

Si suddivide in quattro sequenze:

1) la passeggiata di Don Abbondio:

  • è la sera 7 novembre 1628: la precisazione cronologica segna il passaggio dalla descrizione alla narrazione. La data serve a dare attendibilità a quanto raccontato collegandolo ad un periodo storico reale, in cui realmente si sono verificati gli eventi di cui si parla nel romanzo (la carestia, la peste ecc.).
  • presentazione del personaggio: come per gli altri personaggi importanti che mano a mano entrano in scena, Don Abbondio viene descritto a partire da una sua particolarità, il suo modo di camminare, per evidenziare le sue caratteristiche psicologico-morali. Con le espressioni “bel bello”, “tranquillamente”, “oziosamente”, Manzoni fa comprendere al lettore l’importanza che l’abitudinario curato attribuisce al quieto vivere.

2) l’ampia digressione storica sui bravi:

  • La descrizione fisica dei due bravi è molto dettagliata e mette in risalto l’elemento dell’aggressività e della tracotanza di questi personaggi, sia attraverso le armi che mostrano (le pistole, il coltellaccio, lo spadone, il corno pieno di polvere che funge anche da collana), sia attraverso la loro fisicità “i larghi baffi all’insù”, gli ampi e gonfi calzoni, la gran guardia traforata di lamine di ottone, i capelli raccolti in una reticella verde intorno al capo, lunghi baffi arricciati e il ciuffo che ricade sulla fronte.
  • Excursus storico-documentario sui bravi in cui evidenzia:
    • I bravi erano personaggi storici realmente esistiti nel 1600, uomini violenti, mercenari, pronti a compiere qualsiasi crimine, al servizio dei signorotti locali di cui costituivano la guardia armata che provvedeva alla loro protezione.
    • I governatori di Milano avevano firmato leggi severe contro i bravi, le Gride (bandi e leggi che, oltre a essere stampati e affissi, venivano letti a volte alta, “gridati” dai banditori per la popolazione che non sapeva leggere, da qui il loro nome) che nonostante nel tempo avessero incrementato le punizioni, si erano rivelate tanto  altisonanti quanto totalmente inutili ed inefficaci.
    • Manzoni fa una lunga e pedantesca citazione delle Gride, strumentale all’esigenza della verosimiglianza storica: in questo modo l’autore, da una parte, rende credibile la minaccia rappresentata dai bravi e, dall’altra, evidenzia uno dei temi fondamentali del romanzo, la riflessione sul ruolo della legge all’interno della società.

3) l’incontro tra il curato e i bravi:

  • è il fulcro di tutto il meccanismo romanzesco. Anche questo elemento è stato preso da un episodio storico realmente avvenuto che Manzoni aveva letto riguardo ad una grida relativa a minacce a sacerdoti nello svolgimento del loro dovere.
  • Nello svolgimento del dialogo, Manzoni, sottolinea il rovesciamento dei valori della società dell’epoca, dove chi perpetra il sopruso (i bravi) ha un tono imperativo ed offensivo come se rivendicasse un diritto, mentre colui che è nel giusto e subisce il sopruso (il curato) ha un tono umile e di eccessiva accondiscendenza.
  • Le caratteristiche psicologico-morali di Don Abbondio, accennate nella descrizione della passeggiata,  vengono definite maggiormente ed i suoi atteggiamenti rivelano un personaggio dominato da una servile vigliaccheria e dalla sudditanza verso il potente.

4) digressione su Don Abbondio ed excursus storico sulla società del Seicento

  • Manzoni apre un’ampia digressione in cui completa, a conferma della pochezza di un personaggio come il curato, la descrizione di Don Abbondio soffermandosi a raccontare la sua vita, la sua vocazione e la sua visione del mondo (quello che Manzoni definisce “il suo sistema”).
    Introduce l’argomento con una litote, una figura retorica che consiste nel negare un enunciato per asserire un’affermazione positiva. Esempio: afferma che “non era nato con un cuor di leone” per dire che era codardo.
  • Manzoni inserisce nella digressione un’excursus storico sullo stato della giustizia e del potere dell’epoca che lo porterà a fare un affresco della società e del rapporto tra i ceti sociali caratterizzati da corporativismo, evidenziando come la dominazione spagnola a Milano nel ‘600 avesse determinato uno stato di totale anarchia (fatto di carenza di autorità, impotenza delle leggi, giustizia corrotta, sopraffazione, violenza, impunità organizzata, omertà e  terrore) che aveva portato le persone alla necessità di difendersi attraverso l’appartenenza ad una corporazione che li tutelasse.
    In questa situazione di anarchia i ceti più deboli, specialmente nelle campagne, che non avevano come riferimento alcuna corporazione, erano spesso vittime dei soprusi e delle prepotenze del signorotto locale e del suo stuolo di criminali al suo servizio.
  • nella situazione di anarchia descritta dal narratore Don Abbondio appare come un debole alla mercé dei violenti e dei prepotenti, Manzoni rende bene l’idea attraverso la similitudine con il vaso di coccio, Don Abbondio è “come un vaso di terra cotta, costretto a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro”.
  • Tutto questo approfondimento contribuisce a introdurre la spiegazione del motivo di fondo per cui Don Abbondio si era fatto prete, non per sincera vocazione religiosa, ma per puro calcolo dei vantaggi materiali che gli avrebbe offerto l’appartenere al mondo clericale. E qui emerge un altro aspetto del carattere di Don Abbondio, l’atteggiamento calcolatore ed emerge  la sua filosofia di vita, basata esclusivamente sull’opportunismo (evitare contrasti, non prendere posizione, parteggiare per il più forte senza inimicarsi la parte opposta nel timore di ritorsioni), sicuramente molto lontana dai valori che una figura religiosa dovrebbe avere come riferimento.

 

Don Abbondio torna a casa dalla perpetua

  • La voce narrante si sofferma a descrivere il tumulto interiore che agita Don Abbondio, l’affastellarsi di cupi pensieri e il convulso stato d’animo, evidentemente scosso dall’incontro con i bravi e dalla gravità dell’intimidazione ricevuta. La rassicurante routine in cui il curato ha vissuto fino ad allora, così comoda e rassicurante, garantita dalla sua appartenenza al clero è infranta.
  • Al rientro a casa Don Abbondio si sfoga con la Perpetua, sua fedele e pettegola serva. La Perpetua è una donna del popolo, un personaggio semplice ed anche un po’ rozzo ma che rivela di avere sprazzi di saggezza e una certa furbizia. Si accorge immediatamente dell’agitazione di Don Abbondio e  con la sua psicologia spicciola riesce a vincere la timorosa reticenza di questi e a farsi raccontare quanto accaduto. Emerge il ruolo degli umili, per la prima volta nella letteratura italiana gli umili diventano personaggi che ricoprono un ruolo di rilievo nella storia raccontata.






DOMANDE E RISPOSTE


Quanti e quali sono i nuclei narrativi fondamentali del primo capitolo?

I più importanti nuclei narrativi del primo capitolo dei Promessi Sposi sono 5:

  • 1) Descrizione particolareggiata dei luoghi in cui la vicenda si svolge: la zona del lago di Como, nella Lombardia del 1600.
  • 2) Don Abbondio incontra i Bravi: è il 7 novembre 1628.
  • 3) I due Bravi minacciano il prete intimandogli di non celebrare il matrimonio tra Renzo Tramaglino e Lucia Mondella, due popolani, con la famosa frase: “Questo matrimonio non s’ha da fare”.
  • 4) Digressione: la voce narrante descrive il personaggio di Don Abbondio, vita e carattere, evidenziando anche la corruzione della società di quei tempi.
  • 5) Don Abbondio arriva a casa dove manifesta tutta la sua ansia e il suo terrore alla Perpetua, la serva fedele e pettegola.

Qual è l’argomento della breve digressione della prima sequenza  e perchè è importante?

E’ una digressione di carattere storico in cui Manzoni fa riferimento alle prepotenze e agli abusi che la popolazione subiva durante la dominazione spagnola. Il tono è ironico e il fine di Manzoni è di conferire credibilità alla storia narrata che pur essendo frutto di invenzione ha verosimiglianza con le vicende storiche dell’epoca in cui Manzoni la inquadra.


Nella descrizione del paesaggio quali sono gli elementi fondamentali su cui Manzoni si sofferma? Qual è la tecnica descrittiva usata?

E’ una sequenza di dettagli geografici in cui Manzoni procede dal generale al particolare sempre più minuto: dall’aspetto del territorio (lago, monti, corsi d’acqua) passa a descrivere i borghi e altri luoghi che recano tracce della presenza dell’uomo, fino ad arrivare al posto dove si svolge l’evento cruciale del primo capitolo, la stradicciola dove Don Abbondio incontra i bravi.  E’ una descrizione molto realistica e tecnica che non ha nulla di romantico o suggestivo perché l’intento dello scrittore è di dare verosimiglianza alla vicenda anche attraverso il realismo dei luoghi, si tratta di un paesaggio vero, descritto per come è realmente e non suggerito per dare spazio all’immaginazione.


Una data segna l’esordio del romanzo, qual è la sua funzione?

La data non è casuale e serve a collegare un fatto preciso, che dà inizio alla narrazione, con gli eventi storici dell’epoca che verranno raccontati nel corso della storia, per es. la carestia, la peste, ecc. Segna quindi il passaggio dalla descrizione alla narrazione.


In che modo viene presentato il personaggio di Don Abbondio? Quali aspetti della sua psicologia vengono messi in evidenza?

Manzoni adotta per l’entrata in scena di Don Abbondio uno schema che attuerà per quasi tutti i personaggi importanti: il personaggio viene presentato nel pieno della vicenda, nello svolgimento dei fatti. 
Lo scrittore fornisce subito dettagli che ne delineano  le caratteristiche psicologico-morali, per esempio la camminata di Don Abbondio, descritta con espressioni come: bel bello, tranquillamente, oziosamente, mettono in rilievo la predisposizione del curato per le abitudini e per  il quieto vivere.


I bravi, quali sono le caratteristiche fondamentali di questi personaggi?

Il ritratto dei bravi delinea i due aspetti che caratterizzano questi personaggi:

  • la violenza, resa attraverso le armi che indossano (le pistole, il coltellaccio, lo spadone, il corno pieno di polvere che funge anche da collana)
  • la vanità attraverso l’ostentazione di alcune caratteristiche estetiche come la raffinatezza pacchiana dei “larghi baffi all’insù”, gli ampi e gonfi calzoni, la gran guardia traforata di lamine di ottone e soprattutto il ciuffo. 

Prima di raccontare l’episodio di intimidazione del curato il narratore fa una lunga digressione, soffermandosi sulle gride, le leggi che erano state emanate contro i bravi, perché, con quale scopo?

La lunga digressione sulle gride (leggi sui bravi) ha lo scopo di fornire un supporto storico-documentario che soddisfi l’esigenza della verosimiglianza storica, che costituisce la caratteristica strutturale e stilistica del romanzo storico così come viene concepito da Manzoni. L’esigenza è di rendere credibile la minaccia rappresentata dai bravi.
Inoltre dà modo di aprire una riflessione sul ruolo della legge nella società che sarà presente nello svolgimento di tutta la vicenda. Tematica che Manzoni conosce bene sia perché nipote di Cesare Beccaria, studioso di diritto e celebre autore del saggio “Dei delitti e delle pene”, sia per la sua formazione illuminista.
Dal punto di vista stilistico Manzoni con questa digressione crea un effetto di suspense per il lettore in attesa di capire come va a finire l’incontro tra i bravi e Don Abbondio.


In cosa consiste e qual è la funzione fondamentale della digressione sulla biografia di don Abbondio e sulla società del Seicento?

Prima di ricostruire la biografia di Don Abbondio, Manzoni fa un affresco della società del tempo e del rapporto tra le varie classi, mettendo in evidenza la carenza di autorità, l’impotenza delle leggi, la corruzione della giustizia, la sopraffazione della violenza, l’impunità organizzata, l’omertà, il terrore che dominano l’uomo comune. In questa situazione il corporativismo diventa l’unica difesa possibile, la sicurezza di appartenere ad una determinata classe sociale o casta o associazione o lega, che gode di determinati privilegi, dà sicurezza e garanzia di sopravvivenza.
Tutto questo permette di  introdurre la spiegazione del motivo di fondo per cui Don Abbondio si sia fatto prete. Non vera vocazione ma un puro calcolo dei vantaggi materiali derivante dall’appartenere al clero, è alla base della scelta. L’atteggiamento calcolatore di Don Abbondio viene evidenziato quindi in questa scelta di vita fondamentale ed emergerà in tutte le vicende che lo vedono protagonista nel romanzo.


Su quali valori e regole di vita si basa don Abbondio?

Manzoni evidenzia il sistema di valori di Don Abbondio attraverso i suoi comportamenti, tanto distanti dal ruolo che la figura religiosa prevede, e che si basano su:

  • evitare tutti i contrasti e nel caso non li si possa evitare, cedere;
  • nessuna presa di posizione chiara nei dissidi;
  • stare dalla parte del più forte, quando costretti a prendere posizione, ma con discrezione, senza darlo troppo a vedere per  non inimicarsi la parte opposta nel timore di ritorsioni

Manzoni mostra due facce del carattere di don Abbondio che è tanto “debole con i forti” quanto “forte con i deboli”, sfoga la sua rabbia repressa sui deboli e giudica negativamente chi non si omologa al sistema e difende i deboli “immischiandosi nelle cose del mondo”.







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