Definizione:
Il chiasmo è la figura retorica di parola opposta al parallelismo in quanto consiste nella posizione incrociata di elementi che si corrispondono tra loro. Richiama la forma della X, con l’incrocio di gruppi di elementi in cui ordine delle parole è invertito nella seconda rispetto alla prima.
Rispetto al parallelismo l’ordine logico delle parole risulta quindi invertito, creando un incrocio immaginario tra due coppie di parole, in versi o in prosa, secondo il modello A, B, B’, A’.
Per esempio nel verso 17 della poesia Davanti a San Guido di Carducci: “bei cipressetti, cipressetti miei”, l’aggettivo bei (A) è dapprima posto davanti al sostantivo cipressetti (B), poi cipressetti (B’) è seguito dal possessivo miei (A’) – l’ordine in cui si presentano i vari elementi è incrociato in base allo schema: ABB’A’.

Il nome proviene dal greco chiasmòs e si riferisce alla struttura della lettera greca X (chi) appunto per la disposizione grafica incrociata dei suoi elementi.
Esempi letterari di Chiasmo:
Gli esempi tratti da testi e poesie famose sono il modo migliore per comprendere pienamente il significato del Chiasmo.
(L. Ariosto, L’Orlando furioso, Canto 1, Ottava 1)
Il famoso incipit dell’Orlando furioso inizia con quattro parole, donne, cavallier, arme e amori che rivelano due concetti che si incrociano: l’amore e la guerra. Amori si collega con donne e cavallier con arme e si basano sulla figura retorica del chiasmo, cioè sull’incrocio tra parole o concetti corrispondenti. Lo schema è ABB’A’: L’arme (A) corrisponde a cavallier (B’); amori (B‘) a donne (A’).
splenda (A’) del fosco tuo l’alta memoria."
(T. Tasso, Gerusalemme liberata, XII, 54)
Tasso fa larghissimo uso del chiasmo nelle sue opere. In questo caso lo schema è: ABCC’B’A’.
(T. Tasso, Gerusalemme liberata, XVIII, 69)
In questo caso il chiasmo si attua tra due gruppi costituiti da verbo e complemento di luogo. Il primo gruppo è AB (entra da un lato) e il secondo B’A’ (per l’altro passa).
(L. Ariosto, L’Orlando furioso, Canto XXIII, 111 ottava)
(G. Leopardi, Il passero solitario, v.8)
(G. Leopardi, A Silvia, vv.15-16)
(G. Leopardi, A Silvia, v.62)
(G. Pascoli, Lavandare, v.7)