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Spiegazione ed esempi

Iperbole

Figura retorica

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Definizione:

L’iperbole (o esagerazione) è una figura retorica di contenuto che consiste nell’esprimere un concetto variando nella sua quantità in maniera esagerata, per eccesso o per difetto, portandolo al di là del verosimile.


Il termine iperbole deriva dal greco hyperbolé che significa lanciare oltre.


Questa figura retorica viene utilizzata per rendere efficace un’immagine, incidendo sulla sua dimensione portandola ad uno dei suoi estremi e quindi ingrandendola o rendendola più piccola. In sostanza, attraverso l’esagerazione della realtà, ne viene, per contrasto, rafforzato il senso ed aumentata la credibilità.


Uso nel linguaggio comune:

Nel linguaggio comune l’iperbole è una figura estremamente diffusa e si utilizza in espressioni come:

  • è un secolo che non ci vediamo;
  • è pronto in un minuto;
  • sono in un mare di guai;
  • neanche morto mi muovo da qui;
  • non ha un briciolo di cervello;
  • vado a fare due passi;
  • facciamo due chiacchiere?;
  • andava come il vento;
  • camminava come una tartaruga, ecc.

Tutte queste espressioni, ovviamente, non vanno prese alla lettera ma rendono l’idea, attraverso l’esagerazione, di ciò che si vuole comunicare.


Iperbole e Adynaton:

L’adynaton esprime un concetto impossibile e si differenzia dall’iperbole perché ha forma di paradosso, quindi non si basa sulla sua credibilità ma fa leva sulla sua assurdità, sull’impossibilità che si realizzi.



Esempi letterari di Iperbole:

Gli esempi tratti da testi e poesie famose sono il modo migliore per comprendere pienamente il significato dell'iperbole e quando sia da utilizzare.


"...Gli occhi tuoi pagheran (se in vita resti)
di quel sangue ogni stilla un mar di pianto..
."
(T. Tasso, Gerusalemme liberata, XII, ottava 59)

Tasso con questa iperbole esalta la gravità della situazione e le conseguenze dolorose che ne deriveranno per Tancredi quando egli si renderà conto di aver ucciso la donna che ama.


"...Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo;
..."
(G. Leopardi, L’infinito, vv.4-7)

Le tre iperboli intensificano il concetto dell’immensità dell’infinito espresso da Leopardi.







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