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Qual rugiada, qual pianto

Parafrasi e analisi della poesia

(Rime, vv. 1-12)

Torquato Tasso

· Pubblicato · Aggiornato ·

Le rime d’amore di Torquato Tasso

La novità di Tasso rispetto al petrarchismo di Bembo è il recupero, nelle sue liriche amorose, del rapporto della poesia con la musica, attraverso i madrigali.
musicalità, in madrigali come “Qual rugiada, qual pianto”, è data dal ritmo e dal linguaggio che Tasso, partendo da situazioni sentimentali elementari, riesce ad imprimere, attraverso parole che hanno più valore fonico che significato logico e con effetti ritmici dati da pause, esitazioni sintattiche o ripetizioni.


TESTO

PARAFRASI


[1] Qual rugiada o qual pianto,
quai lagrime eran quelle
che sparger vidi dal notturno manto
e dal candido volto de le stelle?


[1] Quale rugiada o quale pianto, quali lacrime erano quelle che vidi spargere dal cielo notturno (notturno manto) e dal volto luminoso (candido volto) delle stelle?


[5] E perché seminò la bianca luna
di cristalline stille un puro nembo
a l'erba fresca in grembo?
Perché ne l’aria bruna


[5] E perché la bianca luna sparse (seminò) una pura nube (nembo) di gocce (stille) cristalline in grembo all’erba fresca? [allude al chiarore perlaceo della rugiada] Perché nell’aria notturna (bruna),


[9] s'udian, quasi dolendo, intorno intorno
gir l'aure insino al giorno?
Fur segni forse de la tua partita,
vita de la mia vita?


[9] si udivano le brezze (aure), simili a lamenti (quasi dolendo) scorrere (gir) tutt’intorno (intorno intorno) fino (insino) al sorgere del giorno? Forse erano (Fur = furono) presagi (segni) della tua partenza (partita), o vita della mia vita?


Riassunto

Tasso parla della dolorosa partenza della donna amata e ripensando alla notte che l’ha preceduta, descrive l’alba in cui dal cielo scende la rugiada sulla terra e la brezza che soffia, quasi fosse il pianto e il lamento della natura, partecipe della sua sofferenza e al suo senso di abbandono. Per rendere più sopportabile questa mancanza, il poeta immagina che vi sia una sconosciuta necessità, un destino imperscrutabile che ha voluto questo allontanamento ed egli ne cerca i segni premonitori nel paesaggio naturale.


Analisi del testo

La poesia “Qual rugiada o qual pianto” è tratta dalla raccolta Rime d’Amore, il tema è la separazione dalla donna amata, reso esplicito solo negli ultimi due versi del madrigale. Torquato Tasso trasmette le sensazioni che questo distacco gli provoca, il suo stato d’animo (non vi è indagine psicologica). La poesia si basa su un linguaggio di grande musicalità e sensualità che unisce sensazioni visive, tattili e uditive. Il motivo notturno, ricorrente nella poesia di Tasso, evidenziato dal cadere della rugiada notturna che rappresenta il pianto (degli elementi naturali: notte, stelle e luna) e il soffiare della brezza che riproduce il lamento di chi soffre, è il pretesto per esprimere il dolore del poeta per la partenza della propria amata.


Natura personificata

Vi è corrispondenza tra lo stato d’animo e il paesaggio. Tasso esprime la sua malinconia attraverso la natura che viene umanizzata (personificazione) in una serie di metafore che si susseguono, in cui compaiono elementi sonori e visivi: la rugiada è un "pianto", le stelle hanno un "candido volto” e la luna "semina" una nube di goccioline di vapore acqueo nel "grembo" dell'erba fresca, le brezze (“le aure”) diventano sospiri e lamenti di dolore.


Struttura del testo

Il testo è costruito su quattro frasi interrogative di lunghezza decrescente (quattro versi la prima, tre versi la seconda e la terza, due versi la quarta) in tre delle quali (la seconda, la terza e la quarta) l’interrogazione è sottolineata dalla rima baciata (nembo-grembo; intornogiorno, partita-vita).


Analisi metrica:

Qual rugiada o qual pianto” è un madrigale (un genere lirico che poteva essere anche cantato e musicato), cioè un componimento formato in genere da non più di dodici versi endecasillabi e settenari legati tra loro da uno schema variabile di rime (prevale la rima baciata); in questo caso, il madrigale è formato da dodici versi di cui sei settenari e sei endecasillabi che rimano tra loro con lo schema abAB, CDdc, EeFf proprio della rima  alternata e della rima baciata.
Alla musicalità del testo contribuiscono la frequenza della rima baciata che collega per ben quattro volte l’endecasillabo e il settenario (rendendo più percepibile la rima stessa) e il ricorso all’enjambement (vv. 2-3, 8-9, 9-10) che determina un rallentamento del ritmo e una spezzatura della sintassi.
Un effetto di musicalità è poi ottenuto anche dalla replicazione di alcuni voci in anafora (quai, …quai vv. 1-2, perché, vv. 5-8, intorno-intorno, vita.. vita).
Al v. 9 vi è l’allitterazione della "d" e "dolendo" è in forte assonanza con la rima dei vv. 6-7.
Alcuni chiasmi sottolineano l’antitesi buio-luce che rafforza le sensazioni visive (notturno manto/volto candido e bianca luna/aria bruna).






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