Il termine verso viene dal latino vertere, che vuol dire: tornare indietro, andare a capo, ed infatti il verso è ogni singola riga di un testo poetico.
Tipi di versi
Per stabilire la tipologia del verso è necessario tenere conto del numero di sillabe metriche di cui sono composti ed anche degli accenti, o ictus, delle parole.
Nella metrica italiana vi sono 10 tipi base di versi:
VERSI PARISILLABI
5 versi parasillabi (cioè quelli che contano al loro interno un numero pari di sillabe).
- Bisillabo o binario (2 sillabe) - l’accento ritmico cade sulla prima sillaba.
→ esempio:
(G. Ungaretti, C'era una volta, v.7)
→ so/lo - 2 sillabe.
- Quaternario o quadrisillabo (4 sillabe)– l’accento ritmico cade sulla prima sillaba e più forte sulla terza.
→ esempio:
(F. Reni, Bacco in Toscana, v.79)
→ un/tal/vi/no - 4 sillabe.
- Senario (6 sillabe) – l’accento ritmico cade sulla seconda sillaba e sulla quinta.
→ esempio:
(G. D'Annunzio, La pioggia nel pineto, v.1)
→ Ta/ci/su/le/so/glie - 6 sillabe.
- Ottonario (8 sillabe) - l’accento ritmico cade sulla terza sillaba e sulla settima.
→ esempio:
(L. de Medici, Il trionfo di Bacco, v.1)
→ Quan/t’è/bèl/la/gio/vi/nèz/za - 8 sillabe.
- Decasillabo (10 sillabe) - è un verso molto ritmato e cadenzato – l’accento ritmico cade sulla terza sillaba, sulla sesta e sulla nona .
→ esempio:
(A. Manzoni, Il conte di Carmagnola, Atto II)
→ S'o/de a/ de/strau/no/squil/lo/ di/ trom/ba - 10 sillabe.
VERSI IMPARISILLABI
5 versi imparasillabi (cioè quelli che contano al loro interno un numero dispari di sillabe).
- Ternario o trisillabo (3 sillabe) - l’accento ritmico cade sulla seconda sillaba.
→ esempio:
(A. Palazzeschi, La fontana malata, v.30)
→ Non/s'o/de - 3 sillabe.
- Quinario (5 sillabe)– l’accento ritmico cade sulla prima o sulla seconda sillaba e sulla quarta.
→ esempio:
(G. Pascoli, Sera d’Ottobre, v.4)
→ tar/de/le/vac/che - 4 sillabe.
- Settenario (7 sillabe) – è uno dei versi più utilizzati dopo l’endecasillabo– l’accento ritmico cade sulla sesta sillaba e su una delle prime quattro.
→ esempio:
(G. Leopardi, Il passero solitario, v.5)
→ Pri/ma/ve/ra/d'in/tor/no - 7 sillabe.
- Novenario (9 sillabe) - poco apprezzato da Dante questo verso cade in disuso per diversi secoli, finchè alcuni poeti, tra cui Carducci, Pascoli e D’Annunzio, tra fine ‘800 e inizio ‘900 lo riscoprono – l’accento ritmico cade sulla seconda sillaba (ma a volte anche sulla prima o sulla terza) e sulla quinta e ottava.
→ esempio:
(G. Pascoli, La mia sera, v.25)
→ Che/vo/li/di/ron/di/niin/tor/no - 9 sillabe.
- Endecasillabo (11 sillabe) - è il verso più usato nella poesia italiana. L’endecasillabo vanta una grande varietà di posizioni per gli ictus interni, accanto ad uno obbligatorio in decima posizione.
→ esempio:
(Dante, Tanto gentile e tanto onesta pare, v.1)
→ Tan/to/ gen/ti/le e/ tan/to o/ne/sta/ pa/re - 11 sillabe.
I versi doppi
Vi sono inoltre i versi doppi, utilizzati più di rado, e consistono in due versi di ugual misura (emistichi o semiversi) accostati su una stessa riga, tra le due parti c’è una forte pausa (cesura).
Nei versi doppi l’accento cade come sui versi semplici da cui sono formati:
- Doppio quinario (10 sillabe)
→ esempio:
(G. Prati, Una cena d’Alboino Re, v.6)
- Doppio senario (12 sillabe)
→ esempio:
(A. Manzoni, Adelchi, Atto III)
- Doppio settenario (14 sillabe)
→ esempio:
(G. Carducci, Sui campi di Marengo, v.1)
- Doppio ottonario (16 sillabe)
→ esempio:
(G. Carducci, La sacra di Enrico Quinto, v.3)
Approfondimento:
La sillabazione del verso - spiegazione ed esempi
Le figure metriche - spiegazione ed esempi