RIASSUNTO
Tra i deportati si è creata un’organizzazione economica basata su una sorta di borsa valori clandestina determinata da scambi tra i prigionieri di varia natura: viveri, vestiario ed ogni genere di merce reperibile.
Per questo motivo vi è attenzione per ogni minimo accadimento che possa influire sugli scambi. Uno di questi eventi è il cambio della biancheria. La stoffa è un bene prezioso nel campo e l’unico momento per procurarsene qualche pezzetto, come fazzoletto o benda per i piedi, è appena prima che avvenga il momento del cambio, in cui si riesce a tagliare qualche lembo prima di riconsegnare la biancheria utilizzata sino a quel momento senza deturparla. Il cambio di biancheria avviene all’improvviso e molto velocemente proprio per impedire che i deportati possano ritagliare e utilizzare del tessuto.
L’angolo più appartato del Lager è quello dove si ritrovano i deportati, spinti dalla fame o da altre necessità, che sono interessati agli scambi. Alcuni barattano la loro piccola razione di pane con della zuppa, da cui tolgono i pochi pezzetti di patata residui sul fondo, per poi tentare di scambiare la zuppa rimasta con del pane, per ritentare da capo l’operazione fino a che non vengono scoperti. Altri barattano la loro camicia per qualcosa da mangiare, pur sapendo che verranno puniti per questo e che così patiranno ancora di più il freddo.
Tra la merce oggetto di scambio vi è anche il Mahorca, un tabacco di scarto che viene dato in cambio dei buoni-premi che dovrebbero essere dati ai migliori lavoratori e che invece finiscono regolarmente solo ai Kapos e ai prominenti. I buoni-premio sono diventati così una vera e propria moneta il cui valore varia a seconda dei periodi e degli avvenimenti che influiscono sul mercato. In questo caso il baratto può avvenire anche con l’esterno del campo, con i lavoratori civili della Buna.
Il baratto riguarda molti generi di merci fino ad arrivare alle coperture d’oro dei denti.
Per quanto riguarda i traffici limitati all’interno del campo, il limite massimo di “guadagno” non supera mai le quattro razioni di pane, perché essendo impossibile stipulare accordi a credito, una razione superiore verrebbe difficilmente preservata da ruberie. Il traffico coi civili, con l’esterno, invece può portare ad “un guadagno di dieci fino a venti e più razioni, che gli vengono corrisposte gradualmente una o due al giorno”, ma se scoperto viene duramente punito dalle SS. Lo Haftling sorpreso in traffici di scambio finisce nelle miniere di carbone, dove difficilmente sopravvive alle atroci condizioni di vita, ed il lavoratore civile complice finisce nel lager, sottoposto alle condizioni di vita dei deportati per un periodo che va dai 15 giorni agli 8 mesi. I lavoratori civili condannati vivono nelle stesse condizioni dei deportati però non vengono tatuati e non vengono rasati, vivono in una sezione a parte del Lager, lavorano in Kommandos particolari e non entrano in contatto con i comuni Haftlinge.
Il baratto di generi provenienti dal Lager è duramente condannato dalle SS perché ritenuto basato su materiale appartenente al Lager (in cui si include anche l’oro dei denti dei deportati considerato di loro proprietà) mentre per il baratto dei generi provenienti dall’esterno, dalla Buna, si chiude un occhio. Questo genere di traffico è quindi molto praticato ed è relativo a vari articoli: scope, vernici, filo elettrico, grasso da scarpe, lampadine, spazzole, sapone comune e per barba, lime, pinze, sacchi, chiodi, alcool metilico, benzina.
Il Ka-Be, l’ospedale del campo, è il luogo dove più facilmente si svolgono baratti, perché è più facile eludere la sorveglianza e reperire merce. In particolare gli infermieri traggono guadagno dal commercio dei cucchiai (indispensabili per poter mangiare la zuppa) dato che in Ke-Be si può entrare con il cucchiaio ma non uscirne. E’ inoltre luogo di ricettazione della merce rubata in Buna per utilizzarla come materiale sanitario, per esempio tubi sottili di plastica usati per gli enteroclismi e le sonde gastriche, termometri, reagenti chimici e, da un’idea dello stesso Levi e del suo amico Alberto, carta millimetrata da utilizzare per i diagrammi polso-temperatura.
La considerazione finale dello scrittore è un invito, rivolto direttamente al lettore, alla riflessione sul significato, in una situazione del genere, dei termini “bene”, “male”, “giusto”, “ingiusto” e su quanto possa sussistere nel Lager dei comuni valori morali.