RIASSUNTO
Nell’estate del 1944 il campo si riempie di Ungheresi e Levi, detenuto da ormai cinque mesi, fa ormai parte dei vecchi haftlinge, quelli che non si ponevano più domande sul proprio futuro e su quando tutto quello sarebbe finito, dato che l’esperienza gli aveva dimostrato quanto vana fosse ogni previsione.
L’aver superato l’esame di chimica ed aver avuto accesso al Kommando 98 non ha portato ad alcun miglioramento nelle sue condizioni di vita, ma la considerazione di Levi è che forse è meglio così dato che un proverbio del campo recita: “Quando si cambia, si cambia in peggio”.
Giunge eco degli ultimi eventi: lo sbarco in Normandia, l’offensiva russa, il fallito attentato a Hitler ma, dopo un breve violento momento di entusiasmo tra i prigionieri, il futuro torna presto a farsi di nuovo grigio e confuso.
Nell’agosto del ’44 iniziano i bombardamenti nella zona e l’evoluzione del conflitto mondiale si comincia ad avvertire anche nella Buna. Il regolare e sistematico procedere del lavoro degenera in attività disordinate, frenetiche e slegate, volte a fronteggiare i danni dei bombardamenti. Le condizione di vita dei deportati diventano ancora più difficili, acqua e cibo che scarseggiano, niente luce nelle baracche. Inoltre la ferocia dei civili, dei prigionieri non ebrei e delle ss raddoppia nei confronti degli ebrei sui cui visi essi credono di vedere lo “scherno della rivincita e la triste gioia della vendetta”.
Gli ebrei continuano a sopportare tutto con indifferenza e rassegnazione, con il “torpore opaco delle bestie domate con le percosse, a cui non dolgono più le percosse”. Durante i bombardamenti non potendo ripararsi nei rifugi, a loro vietati, si ammonticchiano gli uni sugli altri come morti, condizione che, nonostante la paura provata nell’essere così esposti alle bombe, gli porta, per assurdo, un temporaneo beneficio dovuto al momentaneo riposo e al calore che si trasmettono gli uni con gli altri.
E’ in questo periodo che Levi incontra Lorenzo, un operaio civile italiano che per sei mesi cerca di aiutarlo in vari modi: portandogli del cibo, donandogli una sua maglia piena di toppe, inviandogli una cartolina in Italia e poi facendogli avere la risposta. Nel campo a molti ebrei capitava di avere dei protettori, amici civili che gli forniscono cibo, oggetti e vestiario, in cambio di qualcosa. E’ una pratica nota ma sempre trattata con discrezione, sia per non compromettere il protettore, sia per non aver rivali con cui competere.
Nel caso di Lorenzo è diverso, lui lo fa semplicemente per pura bontà, senza pretendere alcun compenso in cambio. Levi deve la propria vita a Lorenzo non solo per l’aiuto materiale che gli ha dato ma soprattutto perché la sua amicizia, semplice e disinteressata, gli ha fatto credere ancora nel genere umano e nell’esistenza di un mondo giusto e incorrotto, estraneo all’odio.
In contrapposizione con il mondo del Lager, popolato da personaggi, tutti, a partire dal capo delle SS fino all’ultimo Haftlinge, accomunati dalla desolazione interna, c’è l’umanità di Lorenzo, pura e incontaminata, grazie alla quale Levi si ricorda di essere un uomo.