RIASSUNTO
Da quando Levi lavora in laboratorio le occasioni per vedere e parlare con Alberto si limitano alla marcia di rientro alla baracca dopo il lavoro, in cui discorrono di tutto e si aggiornano sulle ultime novità.
Nell’ultima settimana Lorenzo (l’operaio civile italiano diventato amico di Levi) fa avere ai due amici ogni sera tre o quattro litri di zuppa. Per poterla trasportare Levi e Alberto si sono ingegnati facendosi costruire, con due pezzi di grondaia, un secchio da Silberlust, il lattoniere, in cambio di tre razioni di pane. Ne è scaturita una sorta di gamella gigante (menaschka) come poche se ne trovano nel campo; l’iniziativa ha inoltre determinato un sensibile miglioramento nella loro considerazione da parte degli altri deportati.
D’altra parte le trovate da parte dei due amici non si limitano solo al progetto di procurarsi un’altra gamella gigante, per fare la rotazione con la prima, ma si estendono ad altre 3 imprese che attraverso ingegnose soluzioni e inventiva li vedono complici in commerci che gli fruttano prestigio e gli portano cibo: la sottrazione di una scopa che smembrata e ricostruita è stata così apprezzata da essere seguita da successive ordinazioni dello stesso modello; la richiesta di una lima grossa in magazzino per poi scambiarla con due piccole per rendere una delle due al magazzino e vendere l’altra; la fabbricazione di targhette colorate, al posto di foglietti sgualciti, da distribuire ai deportati che hanno fatto regolarmente la doccia e che gli dà diritto al loro rancio quotidiano.
Una sera vi è un cambiamento rispetto ai soliti e stabiliti ritmi del campo e la marcia di rientro alla baracca viene prolungata fino alla piazza dell’Appello. In controluce sullo sfondo della piazza, i due amici intravedono la sagoma della forca. Tutte le squadre di rientro dal lavoro sono state radunate lì per assistere all'impiccagione di un uomo.
Levi, durante la sua prigionia, ha già assistito a 13 pubbliche impiccagioni per reati comuni come furti o sabotaggi o tentativi di fuga, ma stavolta il condannato è accusato di aver partecipato ad una rivolta durante la quale è stato fatto saltare un forno crematoio.
Il fatto nuovo, che scuote le coscienze, è che prima di morire l'uomo grida: "Compagni, io sono l'ultimo!", “Kamaraden ich bin der Letzel!”.
La riflessione di Levi è che: in quell’inferno di rassegnazione e di sterminio, ecco un uomo che trova ancora il coraggio di ribellarsi e resistere. Sino alla fine egli non si è lasciato piegare dalla vita del Lager, ha trovato la forza di reagire e muore davanti ad una massa di uomini inermi e spossati che, anche se intimamente scossi da quell’urlo, rimangono in piedi, curvi, docili, a capo chino, ubbidienti agli ordini dei tedeschi.
Se i russi arriveranno a liberarli dalla loro prigionia si troveranno davanti un gregge di inermi in cui non è più ravvisabile alcuna traccia dell’uomo. I tedeschi sono riusciti nel loro proposito di distruzione.
Alberto e Levi rientrano, senza riuscire a guardarsi in faccia, nella loro baracca dove, dopo aver soddisfatto la fame dividendosi la zuppa della menaschka, rimangono oppressi da una sentimento di vergogna.