RIASSUNTO
Nel Lager viene costituito un reparto di specialisti chimici, il Kommando 98.
Levi, essendo laureato in chimica, si presenta, con altri 14 Haftlinge, tra cui il suo amico Alberto, per essere inserito nel Kommando, sperando così di migliorare le proprie condizioni di vita andando a far parte di un gruppo di lavoratori qualificati.
A capo del Kommando, ovviamente, non viene scelto un chimico ma un deportato del gruppo dei delinquenti professionali, che si rivela subito crudele e spietato come tutti gli altri Kapo.
Con grande delusione di chi ha chiesto di farne parte, il Kommando 98 si rivela da subito un comune Kommando di trasporto addetto al magazzino del Cloruro di Magnesio. In programma ha però l’obiettivo di sottoporre, in un non ben precisato futuro, coloro che hanno fatto richiesta di farne parte, ad un esame di chimica per verificare che abbiano effettivamente i requisiti richiesti.
Al comando del Kapo i candidati del Kommando 98 vengono fatti marciare fino al Magazzino del Cloruro di Magnesio dove vengono divisi in tre squadre incaricate di scaricare i sacchi dal vagone, trasportarli e impilarli nel magazzino.
Il ventilato esame di chimica preoccupa tutti per varie ragioni:
- perché sarà in tedesco,
- perché i prigionieri candidati, nelle precarie condizioni fisiche in cui versano, sanno che per loro sarà già un grosso problema riuscire a reggersi in piedi davanti alla commissione esaminatrice,
- infine perché i candidati che non riusciranno a superare il test saranno sicuramente destinati alla selezione per la camera a gas.
Dopo tre giorni il gruppo dei candidati è già sceso a sette persone: tre sono sparite, come spesso avviene per i deportati del campo, e cinque hanno rivelato di non aver competenze chimiche e quindi sono stati tenuti nel gruppo solo come ausiliari.
I sette candidati rimasti vengono chiamati un giorno dal Kapo per sostenere l’esame. Tutti sono nervosi ad eccezione di Mendi, rabbino russo che conosce sette lingue ed è inoltre sionista, glottologo, partigiano e dottore in legge; non è chimico ma vuole tentare ugualmente per diventare Specialista e avere una detenzione meno dura. Sei deportati vengono esaminati in mattinata, mentre il settimo, Levi, deve tornare nel pomeriggio.
L’aspetto fisico particolarmente miserevole di Levi preoccupa il Kapo che è scettico riguardo al fatto che egli sia effettivamente un chimico e sia in grado di sostenere l’esame. Egli viene quindi presentato all’unico esaminatore della commissione rimasto, in maniera negativa e sfiduciata dal Kapo che lo qualifica con le seguenti caratteristiche:
- è italiano,
- è ebreo,
- è da tre mesi soltanto in Lager ma “già mezzo kaputt”.
L’esaminatore, Doktor Pannwitz, è il classico tedesco ariano, alto, magro, occhi azzurri e biondo, egli squadra con sguardo malvagio il candidato Levi, ritenuto appartenente ad un genere umano inferiore e da sopprimere ma da cui è necessario prima accertarsi che non abbia qualche elemento utile da sfruttare prima di procedere alla sua eliminazione. Il Doktor Pannwitz inizia ad interrogare in tedesco Levi che non conoscendo bene la lingua si sforza di intuire il significato delle domande che gli vengono fatte. Levi, stupito che le sue facoltà intellettive siano inalterate, nonostante la lunga inerzia a cui sono soggette nel Lager, riesce incredibilmente a rispondere alle varie domande. L’esame va bene e Levi ottiene di entrare a far parte del laboratorio di chimica ma, sapendo come vanno le cose nel Lager, non fa previsioni ottimistiche ma si accontenta di gioire del fatto che almeno per quel giorno non abbia dovuto lavorare e che quindi alla sera sarà meno affamato rispetto al solito.