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La mia sera

Parafrasi e analisi della poesia

(Canti di Castelvecchio)

Giovanni Pascoli

· Pubblicato ·

Nella poesia La mia sera Giovanni Pascoli descrive le emozioni che egli prova al giungere della sera dopo una giornata di affanni, la sera gli dà un po’ di pace e lo invita a lasciarsi andare ad un sonno che è il sonno della culla ma anche quello del nulla.


TESTO

PARAFRASI

[1] Il giorno fu pieno di lampi;
ma ora verranno le stelle,
le tacite stelle. Nei campi
c'è un breve gre gre di ranelle.
Le tremule foglie dei pioppi
trascorre una gioia leggiera.
Nel giorno, che lampi! che scoppi!
Che pace, la sera!

[1] La giornata è stata piena di lampi; ma adesso scende la notte (ora verranno le stelle), la notte silenziosa (tacite stelle - sinestesia). Nei campi si sente il breve gracidio (gre greonomatopea) delle raganelle (ranelle). Una leggera brezza (gioia leggiera) percorre (trascorre) le foglie facendole vibrare (tremule foglie - onomatopea). Durante (Nel) il giorno, che lampi!, che boati (scoppi)! La sera la pace! (antitesi - giorno/sera).

[9] Si devono aprire le stelle
nel cielo sì tenero e vivo.
Là, presso le allegre ranelle,
singhiozza monotono un rivo.
Di tutto quel cupo tumulto,
di tutta quell'aspra bufera,
non resta che un dolce singulto
nell'umida sera.

[9] Certamente spunteranno le stelle (Si devono aprire le stelle - le stelle devono sbocciare come corolle di fiori - metafora) in un cielo così tenero (sinestesia) e vivo (personificazione). Là vicino alle rane che gracidano allegre (allegre ranelle - onomatopea), scorre un ruscello il cui mormorio sembra un pianto (singhiozzapersonificazione e onomatopea) monotono. Di tutto quel triste tumulto (cupo tumulto), di quella violenta tempesta (aspra bufera - onomatopea) nell’umida sera non rimane che un dolce singhiozzo (dolce singulto).

[17] E', quella infinita tempesta,
finita in un rivo canoro.
Dei fulmini fragili restano
cirri di porpora e d'oro.
O stanco dolore, riposa!
La nube nel giorno più nera
fu quella che vedo più rosa
nell'ultima sera.

[17] Quella infinita tempesta è diventata (finita) un ruscello che sembra cantare (rivo canoro). Dei fragili (latinismo da fragilis) fulmini (allitterazione e metafora) restano solo nuvole (cirri) rosse (porpora) e dorate. O stanco dolore (apostrofe), riposa! (metonimia) La nube che appariva, durante il giorno (nel giorno) più tempestosa (più nera), ora mentre la sera sta per finire (nell'ultima sera) appare come la più rosea (fu quella che vedo più rosa).

[25] Che voli di rondini intorno!
Che gridi nell'aria serena!
La fame del povero giorno
prolunga la garrula cena.
La parte, piccola, i nidi
nel giorno non l'ebbero intera.
Nè io ... che voli, che gridi,
mia limpida sera!

[25] Quante rondini che volano tutt’intorno! Quante grida nel cielo sereno! La fame sofferta durante la triste giornata (povero giorno - per il temporale non hanno potuto volare e procurarsi il cibo) rende più lunga la cena festosa (garrula - onomatopea). La porzione di cibo (La parte), già () piccola, i rondinotti (nidimetonimia) non l'ebbero intera [durante il giorno]. E nemmeno io (Nè io – nemmeno il poeta ha ricevuto la sua parte)... che voli…che gridi (che voli, che gridi . intende che ansie e che dolori), mia limpida sera!

[33] Don ... Don ... E mi dicono, Dormi!
mi cantano, Dormi! sussurrano,
Dormi! bisbigliano, Dormi!
là, voci di tenebra azzurra ...
Mi sembrano canti di culla,
che fanno ch'io torni com'era ...
sentivo mia madre ... poi nulla ...
sul far della sera.

[33] Don... Don... (onomatopea - riproduce il suono delle campane serali) e mi dicono mi cantano, sussurrano, bisbigliano (mi dicono… mi cantano… sussurrano… bisbigliano - climax) di dormire! Laggiù le voci del buio della notte (tenebra azzurra - ossimoro) … Mi sembrano ninne nanne (canti di culla - metonimia) che mi fanno tornare bambino (com'era), sentivo mia madre ... poi nulla (poi nulla - con il sonno è il nulla)…quando viene sera (sul far della sera).


Riassunto della poesia

  • Prima strofa: Dopo una giornata di temporali ora, con la sera ritorta la calma ed il paesaggio appare pacificato e sereno;
  • Seconda strofa: appaiono le stelle, l’acqua di un ruscello scorre lentamente, le foglie tremano leggere e della violenta tempesta non rimane che un vago ricordo;
  • Terza strofa: di quel violento temporale ora non rimane più nulla, la natura appare pacificata e il paesaggio serale è dolce e sereno;
  • Quarta strofa: il poeta contempla il paesaggio, il volo delle rondini, i rondinotti nei nidi ed egli pensa ai travagli e ai dolori della sua vita;
  • Quinta strofa: il suono delle campane placa il suo cuore e suscita in lui i ricordi delle ninnenanne che gli cantava la madre, riportandolo alla serenità della prima infanzia e poi al nulla.

Tematica

La tematica è autobiografica: la poesia La mia sera è la metafora della vita del poeta in cui egli attraverso la descrizione del giorno turbato dal temporale e della sera in cui è tornato il sereno fa riferimento alle sue esperienze di vita contrassegnate da dolori e tribolazioni e alla sua attuale maturità che lo ha portato infine alla pacificazione.


Struttura della poesia

Si possono distinguere due parti:

  • versi 1/20: la lirica è tutta rivolta alla rappresentazione della natura rasserenata;
  • versi 21/40: la rappresentazione oggettiva rivela simbologie e corrispondenze con la vicenda biografica di Pascoli.

Analisi del testo della poesia

La poesia si apre dichiarando da subito il motivo della lirica: il contrasto tra la giornata burrascosa e la pace e il silenzio della sera. Il poeta lo evidenzia nei primi due versi attraverso:

  • l’avversativa ma al verso 2;
  • l’opposizione dei tempi verbali: fu al verso 1 e verranno al verso 2;
  • la scelta metrica di far occupare ad ognuno un intero verso.

La contrapposizione giorno/sera, temporale/sereno, rumore/silenzio si rivela metafora della contrapposizione dolore/pace, come emerge al verso 21 (O stanco dolore, riposa!) che accenna un primo riferimento alla vita del poeta.
La dimensione simbolica della descrizione naturalistica diventa evidente al verso 31 (Né io…) dove diventa evidente l’analogia tra la vita del poeta e la giornata tempestosa.
L’immagine finale del poeta che si abbandona progressivamente al sonno e ritrova la pace trova il suo fulcro nel simbolo del nido, ovvero della famiglia, centro di affetti, come il legame con la madre rassicurante e protettivo.
Complessivamente la poesia procede in modo impressionistico, attraverso l’accostamento analogico di diverse immagini e con il passaggio dal piano naturalistico, in cui la sera è la conclusione del giorno, al piano simbolico in cui la sera è la conclusione della vita del poeta.





Simbologia

La situazione naturale raccontata in questa poesia da Pascoli rivela un valore simbolico-autobiografico, personale del poeta:

  • il giorno tempestoso rappresenta la vita di Pascoli, con le sue turbolenze e difficoltà;
  • la sera rappresenta l’età matura del poeta in cui egli prova un senso di pacificazione con il passato e una serenità interiore.

Analisi metrica

Cinque strofe ciascuna di sette novenari e un senario. I versi della poesia sono in rima alternata: ABABCDCD. Il senario termina sempre con la rima tematica: sera.
Rima interna ai vv.2-3 stelle/stelle.
Il verso è franto, è sempre interrotto, per es. al verso 3 la punteggiatura prevede un punto proprio nel mezzo del verso; contribuiscono a spezzare il verso anche i numerosi puntini di sospensione e ipunti esclamativi.
E’ un componimento molto musicale grazie alle figure retoriche dell’assonanza, consonanza, allitterazione e alle numerose onomatopee.


Figure retoriche

Approfondimento di alcune figure retoriche:

Allitterazione

  • breve gre gre di ranelle, v.4 – ripetersi dei suoni r ed e che riproduce il gracidio delle rane;
  • tremule…trascorre, vv.5-6 – la ripetizione di tr riproduce fonicamente il tremolio delle foglie;
  • fulmini fragili, v.19 – ripetizione della consonante f serve a rendere l’idea della forma segmentata e spezzata del fulmine;

Anastrofe

  • le tremule foglie dei pioppi / trascorre una gioia leggiera, vv.5-6;
  • singhiozza monotono un rivo, v.12;
  • non resta che un dolce singulto / nell'umida sera, vv.15-16;

Climax

  • mi dicono…/mi cantano…sussurrano/…bisbigliano, vv. 33/35 - climax discendente o anticlimax che suggerisce il progressivo attenuarsi del suono perché il poeta scivola piano piano nel sonno;

Iperbato

  • la parte, sì piccola, i nidi / nel giorno non l'ebbero intera, vv.29-30;

Metonimia

  • O stanco dolore, riposa!, v. 21 – l’effetto al posto della causa, Pascoli si riferisce a se stesso.
  • nidi, v.29, il contenente per il contenuto, nidi/ contenitore per dire rondinotti/contenuto;
  • canti di culla, v.37 – contenitore al posto del contenuto

Sinestesia

  • tacite stelle, v.3 – le stelle non hanno parole quindi non possono essere tacite. L’aggettivo tacite rende molto efficacemente la suggestione che provoca nell’osservatore un cielo stellato.
  • cielo sì tenero, v. 10 – con tenero si attribuisce al cielo un aggettivo che deriva da una sensazione tattile ma la percezione del cielo deriva da una sensazione visiva;
  • voci di tenebra azzurra, v.36 – accostamento di sfere sensoriali diverse: voci che è relativa alla sensazione uditiva e tenebra azzurra relativa a sensazione visiva.





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