Premessa
Questa poesia di Ugo Foscolo è la prima degli undici sonetti pubblicati nell’aprile 1803 nella raccolta Poesie. Riprende il tema del sonno, immagine della morte, che dà riposo, pace e tregua dagli affanni della vita, che ispirò molti sonetti cinquecenteschi (famosissimo quello di Della Casa).
TESTO
PARAFRASI
[1]
Forse perché della fatal quiete
tu sei l’immago a me sì cara vieni
o Sera! E quando ti corteggian liete
le nubi estive e i zeffiri sereni,
[1] O Sera (personificazione e apostrofe), mi sei così cara quando arrivi forse perché sei l’immagine (immago) della morte (fatal quiete – ossimoro e metafora)! Sia quando (E quando parallelismo con. v.5) le nuvole estive e i venti del bel tempo (zeffiri – lo zefiro è il vento di primavera che porta il bel tempo - sineddoche) ti circondano allegramente (ti corteggian liete),
[5] e quando dal nevoso aere inquiete
tenebre e lunghe all’universo meni
sempre scendi invocata, e le secrete
vie del mio cor soavemente tieni.
[5] sia quando dal cielo nevoso (nevoso aere) fai scendere (meni) sul mondo (universo) lunghe e tempestose (inquiete – lat. da in-quietus = senza pace) tenebre sempre scendi desiderata (invocata), e occupi (tieni) dolcemente le vie nascoste del mio cuore.
[9] Vagar mi fai co’ miei pensier su l’orme
che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
questo reo tempo, e van con lui le torme
[9] Mi fai vagare con i pensieri (Vagar mi fai co’ miei pensier) sulle orme che conducono (vanno) alla morte (nulla eterno - ossimoro); e intanto passa velocemente (fugge) questo tempo malvagio (reo tempo – il poeta allude anche al tempestoso periodo storico in cui vive), e con lui se ne vanno (van)
[12] delle cure onde meco egli si strugge;
e mentre io guardo la tua pace, dorme
quello spirto guerrier ch’entro mi rugge.
[12] le schiere degli affanni (le torme delle cure - metafora) con cui (onde) insieme a me (meco – con me) egli [il tempo] si consuma (si strugge). E mentre io guardo la tua pace, si placa (dorme) quello spirito guerriero (guerrier nel senso di inquieto, travagliato) che si agita dentro di me (ch’entro mi rugge).
Riassunto della poesia
L’arrivo della sera è cara al poeta, sia in primavera, quando il cielo è sereno, che in inverno, quando il cielo si rabbuia e sta per arrivare una tempesta di neve. La sera, simile alla morte, riesce a trasmettere un senso di pace, in quanto mette fine alle preoccupazioni che l’uomo vive durante il giorno e fa riflettere sul nulla eterno. Intanto il tempo passa velocemente e le difficoltà della vita passano, così come l’arrivo della sera riesce e dare riposo allo spirito battagliero del poeta.
Concetti base
- La Sera evoca l’immagine della morte, espressione di pace e che quindi non incute timore o angoscia;
- La morte, considerata come annullamento, sereno immergersi nel nulla, mette fine alle ansie della vita;
- La sera calma lo spirito guerriero del poeta.
Analisi del testo
Struttura del sonetto:
- Vv. 1-8 (le due quartine) - il poeta dice che ama la sera perché è simile alla morte;
- Vv.9-14 (le due terzine) - la sera calma lo spirito guerriero del poeta.
Il tema principale della poesia è la morte che il poeta non nomina mai direttamente ma indica attraverso due espressioni:
- Fatal quiete (v.1) in quanto momento di riposo (quiete) voluto dal fato, dal destino comune a tutti i viventi (fatal);
- Nulla eterno (v.10) in quanto Foscolo crede che la morte cancelli ogni cosa (corpo e anima dell’uomo). Secondo Foscolo non vi è nulla dopo la morte; come la sera si porta via le preoccupazioni di ogni giorno, anche la morte si porta via ogni cosa, ogni tormento, per sempre.
La sera spinge il poeta a riflettere sulla morte e sulla relatività delle tribolazioni umane (tema lucreziano) ed a percepire un senso di distanza dal presente infelice in cui si trova a vivere. L’analogia sera/morte non ha un significato angoscioso ma al contrario positivo e rasserenante, non spaventa ma porta alla pacificazione delle tensioni interne.
E’ una tematica esistenziale in cui emerge la concezione laica e materialistica del poeta. In Foscolo non vi è alcun sentimento religioso, egli lo evidenzia definendo la morte fatal quiete e nulla eterno intese come estinzione definitiva della vita.
Influsso di Lucrezio
Durante la composizione del sonetto, Foscolo stava leggendo e traducendo in prosa Lucrezio ed è lucrezianamente cara a Foscolo la sera in quanto immagine della morte vista come riposo. Infatti, secondo Lucrezio, la morte non può fare paura, perché è una condizione uguale al sonno e al riposo e, considerato che l’unica felicità possibile è la lontananza dal dolore, ha la facoltà di allontanare l’uomo dagli affanni. Il tempo non è una realtà autonoma ma contingente: è legato agli eventi, agli accidenti e si dilegua con essi (da qui il concetto di nulla eterno).
Reminiscenze
La poesia Alla sera è irta di varie reminiscenze (classiche, petrarchesche, pariniane, ecc.), per esempio:
- La prima strofa: “Forse perché della fatal quiete…” ricalca il sonetto di Giovanni Della Casa: “O sonno, o della quieta umida ombrosa / notte placido figlio…” (Invocazione al sonno, Rime, LIV);
- Reminiscenza classica relativa al tema del tempus edax, il tempo che tutto divora, e intanto fugge / questo reo tempo, e van con lui le torme / delle cure onde meco egli si strugge (vv.10/12);
- Uso di aggettivi di gusto classico, vedi: ti corteggian liete le nubi, lieto è un aggettivo che i poeti latini amavano utilizzare in riferimento alla natura; zeffiri sereni, riporta alle serenas nubes di Virgilio (Georgiche);
- Il rugge in chiusura del sonetto vuole rappresentare il carattere indomito dell’uomo e ricorda Petrarca del Canzoniere (“qual fera rugge?”, Le Rime, Sonetto XLII v.7)
Analisi metrica
Sonetto composto da 14 endecasillabi divisi in quartine e terzine con rime alternate secondo lo schema: ABAB ABAB CDC CDC.
La fitta presenza di pronomi, aggettivi e verbi alla prima e seconda persona singolare contribuisce ad un tono intimo, espressione dell’io interiore del poeta.
Il classicismo di Foscolo emerge dall’uso raffinato e complesso della metrica e dall’alto equilibrio formale che bilancia e gestisce le pressioni emotive del contenuto.
Il componimento si articola in due momenti con andamento ritmico e sintattico differente:
- Le quartine, in cui prevale il momento descrittivo-contemplativo, hanno un andamento più lento e solenne, contengono 2 soli periodi. Gli enjambements separano gli aggettivi dai sostantivi a cui si riferiscono (vv.3-4, vv.5-6, vv.7-8)
- Le terzine, in cui prevale l’aspetto soggettivo-meditativo, hanno un andamento più concitato e drammatico dovuto alla presenza di verbi di movimento (vagar, vanno, fugge, van, si strugge) e degli enjambements (ai vv.10-11 e 13-14 tra verbo e soggetto; ai vv.11-12 tra sostantivo e complemento di specificazione). All’accelerazione contribuisce anche il fatto che in soli sei versi sono contenuti 3 periodi.
Rime
Si contrappongono le rime dolci delle quartine e le rime cupe delle terzine.
- Nella prima quartina la rima quiete/liete dà un’accezione positiva all’arrivo della sera estiva perché porta serenità.
- Nella seconda quartina inquiete/secrete, riprende la rima precedente ma rovesciandone il valore in negativo: la sera invernale suscita inquietudine perché minaccia bufera.
- Nelle due terzine la forte presenza di vocali chiuse (o, u) rende il tono più drammatico. In rima fugge, strugge, rugge.
Figure retoriche
Oltre alle figure retoriche segnalate nella parafrasi vi sono anche:
-
Chiasmo – zefiri sereni (v.4 – sostantivo + aggettivi) inquiete/tenebre (vv.5/6 – aggettivo + sostantivo).
- Antitesi – ultimo verso.
- Enjambements – molto frequenti, ben 9 su 14 versi.