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Sezione Letteratura

Donne ch'avete intelletto d'amore

(Lode di Beatrice)

Parafrasi e analisi della canzone

(Vita Nova - XIX)

Dante Alighieri

· Pubblicato ·

Canzone della raccolta Vita Nova

Donne ch’avete intelletto d’amore fa parte dell’opera Vita Nova in cui i testi poetici sono corredati da una parte in prosa che commenta le liriche e le inquadra nelle trame di una sorta di racconto. Il nucleo di cui fa parte Donne ch’avete intelletto d’amore va dal capitolo XVIII al capitolo XIX.


E’ un componimento poetico di grande importanza in quanto dà il via ad un nuovo stile e ad una nuova materia che verte sulla lode di Beatrice.

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TESTO

PARAFRASI

[1]Donne ch’avete intelletto d’amore,
i’ vo’ con voi de la mia donna dire,
non perch’io creda sua laude finire,
ma ragionar per isfogar la mente.
Io dico che pensando il suo valore,
Amor sì dolce mi si fa sentire,
che s’io allora non perdessi ardire,
farei parlando innamorar la gente.
E io non vo’ parlar sì altamente,
ch’io divenisse per temenza vile;
ma tratterò del suo stato gentile
a respetto di lei leggeramente,
donne e donzelle amorose, con vui,
ché non è cosa da parlarne altrui.

[1] Donne (dal latino dominae - Apostrofe) che sapete (avete intelletto – avete cognizione – intelletto è latinismo) che cos'è l'amore, io voglio (i’ vo’) parlare (dire) con voi della mia donna, non perché creda di esaurire (finire - latinismo) la sua lode (laude - latinismo), ma [solamente] parlare (ragionar) per sfogare (isfogar - latinismo) la mia mente.
Io dico che, considerando (pensando) la sua virtù (valore - provenzalismo), Amore si fa sentire in me (mi) in modo così dolce che, se io a quel punto (allora) non perdessi il coraggio (ardire - latinismo), farei innamorare tutti (la gente) con le mie parole (parlando).
E [d’altronde] non voglio parlare in modo così elevato (sì altamente) da risultare (ch’io divenisse) per la paura (temenza - provenzalismo) inadeguato (vile); ma tratterò della sua nobiltà (suo stato gentile) superficialmente (leggeramente) in confronto (a respetto) a lei, [parlando] con voi (vui - sicilianismo), donne e fanciulle (donzelle) esperte d’amore (amorose), poiché non è argomento (non è cosa) di cui si possa parlare con altri (parlarne altrui).

[15] Angelo clama in divino intelletto
e dice: "Sire, nel mondo si vede
maraviglia ne l’atto che procede
d’un’anima che ’nfin qua su risplende".
Lo cielo, che non have altro difetto
che d’aver lei , al suo segnor la chiede,
e ciascun santo ne grida merzede.
Sola Pietà nostra parte difende,
che parla Dio, che di madonna intende:
"Diletti miei, or sofferite in pace
che vostra spene sia quanto me piace
’v’è alcun che perder lei s’attende,
e che dirà ne lo inferno: O mal nati,
io vidi la speranza de’ beati".

[15] Un angelo invoca (clama - latinismo) Dio (divino intelletto) e dice: “O Signore (Sire – latinismo - Apostrofe), nel mondo si vede una cosa straordinaria (maraviglia -  latinismo) divenuta realtà (ne l’atto) che proviene (procede) da un'anima [Beatrice] e che risplende fin quassù (’nfin qua su)”. Il cielo, che non ha (have - latinismo) altra mancanza (difetto – latinismo, da deficere) se non che manca di lei (che d’aver lei), la [ri]chiede al suo signore (segnor), e ogni santo ne chiede a gran voce (ne grida) la grazia (merzede - provenzalismo) [di aver lei in paradiso].
Solo la Pietà [di Dio] (Pietà prosopopea) prende le nostre difese (nostra parte difende – intende la parte degli uomini gentili), in quanto (che) Dio, riferendosi alla mia donna (che di madonna intende – a Beatrice) dice (parla): “O miei amati (Diletti miei), [per] ora sopportate (sofferite - latinismo) con pazienza (in pace) che la vostra speranza [Beatrice] (spene - latinismo) resti per il tempo che mi piace (sia quanto me piace) là [sulla Terra] dove c'è chi (’v’è alcun) si aspetta di perderla, e che dirà all'inferno (iperbole e perifrasi per dire: in terra): O dannati (mal nati), io vidi Beatrice (la speranza de’ beati - metafora)”.

[29] Madonna è disiata in sommo cielo:
or voi di sua virtù farvi savere.
Dico, qual vuol gentil donna parere
vada con lei, che quando va per via,
gitta nei cor villani Amore un gelo,
per che onne lor pensero agghiaccia e pere;
e qual soffrisse di starla a vedere
diverria nobil cosa, o si morria.
E quando trova alcun che degno sia
di veder lei, quei prova sua vertute,
ché li avvien, ciò che li dona, in salute,
e sì l’umilia, ch’ogni offesa oblia.
Ancor l’ha Dio per maggior grazia dato
che non pò mal finir chi l’ha parlato.

[29] La mia donna (Madonna - Beatrice) è desiderata (disiata - provenzalismo) nel cielo più alto (sommo cielo – l’Empireo, la sede dei Beati): ora voglio (voi – forma apocopata di voglio) farvi conoscere (savere) la sua virtù. Dico che qualunque (qual) donna voglia apparire (parere) nobile (gentil), vada con lei, che quando cammina per strada (va per via), Amore (Amore - prosopopea) getta nei cuori non nobili (cor villani) un gelo, per cui ogni (per che onne - onne latinismo) loro pensiero diventa di ghiaccio (agghiaccia) e perisce (pere - latinismo); e chi sopportasse (soffrisse - latinismo) di starla a guardare diventerebbe (diverria – condizionale siciliano) creatura (cosa) nobile, oppure morirebbe (morria – condizionale siciliano).
E quando lei trova qualcuno che sia degno di sostenere la sua vista, quello sperimenta la sua virtù (quei prova sua vertute), poiché (ché) tutto ciò che ella dona gli torna (li avvien) in bene (in salute), e a tal punto lo rende umile (sì l’umilia) che dimentica (oblia - latinismo) ogni offesa.
Dio le ha concesso (dato) anche una grazia tale (maggior grazia), che non può finire dannato (mal finir) chi ha parlato con lei.

[43] Dice di lei Amor: "Cosa mortale
come esser pò sì adorna e sì pura?"
Poi la reguarda, e fra se stesso giura
che Dio ne ’ntenda di far cosa nova.
Color di perle ha quasi, in forma quale
convene a donna aver, non for misura:
ella è quanto de ben pò far natura;
per essemplo di lei bieltà si prova.
De li occhi suoi, come ch’ella li mova,
escono spirti d’amore inflammati,
che feron li occhi a qual che allor la guati,
e passan sì che ’l cor ciascun retrova:
voi le vedete Amor pinto nel viso,
là ’ve non pote alcun mirarla fiso.

[43] Amore (Amor - prosopopea) dice di lei (domanda retorica): “Come può una creatura terrena (mortale) essere così bella (adorna - latinismo) e pura (pura - latinismo)?”. Poi la osserva (la reguarda) e giura tra sé e sé (fra se stesso) che Dio intende (’ntenda) fare di lei qualcosa di straordinario (cosa nova - latinismo).
Ha colorito chiaro (Color di perle ha quasi - metafora), nella misura (forma) che si conviene a una donna, non eccessivamente (non for misura): ella è quanto di bene la natura può fare (pò far); si misura la bellezza (bieltà - provenzalismo) usando lei come esempio (per essemplo - latinismo).
Dai suoi occhi, da come lei li muove, escono spiriti (spirti) infiammati (inflammati - latinismo) d'amore, che colpiscono (feron - metafora) gli occhi a chiunque in quel momento (a qual che allor) la guardi con stupore (guati), e penetrano (passan) in modo tale che ciascuno raggiunge il cuore (sì che ’l cor ciascun retrova): voi le vedete Amore dipinto nello sguardo (pinto nel viso metafora), là dove (là ’ve) nessuno può guardarla fissamente (fiso - latinismo).


[57] Canzone, io so che tu girai parlando
a donne assai, quand’io t’avrò avanzata.
Or t’ammonisco, perch’io t’ho allevata
per figliuola d’Amor giovane e piana,
che là ’ve giugni tu diche pregando:
"Insegnatemi gir, ch’io son mandata
a quella di cui laude so’ adornata".
E se non vuoli andar sì come vana,
non restare ove sia gente villana:
ingegnati, se puoi, d’esser palese
solo con donne o con omo cortese,
che ti merrano là per via tostana.
Tu troverai Amor con esso lei;
raccomandami a lui come tu dei.

[57] Canzone (prosopopea e apostrofe), io so che tu parlerai (girai parlando - perifrasi) a molte donne (donne assai), quando ti avrò resa pubblica (avanzata – provenzalismo, significa mettere avanti).
Ora ti voglio ricordare (ammonisco - latinismo), dato che io ti ho costruita (perch’io t’ho allevata - metafora) come (per) un’espressione nuova e diretta (per figliuola … giovane e piana - metafora) d'Amore (Amor - prosopopea), di chiedere cortesemente (diche pregando) ovunque tu giunga (là ’ve giugni): “Indicatemi il cammino (gir - latinismo), poiché io sono [stata] indirizzata (mandata) a colei (a quella - Beatrice) delle cui lodi (laude - latinismo) sono abbellita (adornata)”.
E se non vuoi muoverti inutilmente (come vana), non restare dove ci sia gente non nobile (gente villana): ingegnati, se puoi, di rivelarti (esser palese palese è latinismo) solo a donne o a un uomo (omo - latinismo) cortese, che ti condurranno (merrano - latinismo) là [da Beatrice] per la via più breve (via tostanatostana latinismo).
Con lei (con esso lei) tu troverai Amore (Amor - prosopopea) ; raccomandami a lui come tu devi (come tu dei – in quanto la canzone è figlia dell’amore, figliuola d’Amor – v. 60).


Riassunto

  • Prima stanza (vv.1-14) – Dante si rivolge ad un pubblico selezionato, ovvero al gruppo delle donne gentili, le uniche che possono comprendere l’argomento di cui tratterà. Egli vuole parlare loro della donna amata, di Beatrice, tessendone le lodi, anche se consapevole dell’inadeguatezza dell’espressione poetica rispetto all’oggetto della trattazione;
  • Seconda stanza (vv.15-28) – Il poeta illustra cosa si dice di Beatrice in cielo, ritenuta una creatura tanto straordinaria e perfetta che gli stessi beati ne reclamano la presenza in Paradiso. Ma Dio esorta i Beati a lasciare ancora Beatrice sulla terra dove svolge la sua azione beatificante;
  • Terza stanza (vv.29-42) – Prosegue descrivendo ciò che si dice di Beatrice in terra riguardo la sua virtù che è tale da annientare i cor villani e da nobilitare chi è degno di guardarla.
  • Quarta stanza (vv.43-56) – continua la lode di Beatrice riferita a ciò che si dice in terra riguardo la sua bellezza, dalla pelle perlacea e dallo sguardo che attraversa gli occhi e giunge al cuore del poeta.
  • Quinta e ultima stanza (vv.57-70) – termina con il congedo (sintesi di ciò che è stato detto nelle stanze precedenti). Dante si rivolge direttamente alla Canzone alla quale affida il compito, una volta pubblicata, di esprimere i suoi sentimenti a Beatrice.


Tematica della poesia

La tematica è amorosa e si incentra sulla lode della donna amata.


Donne ch’avete intelletto d’amore fa riferimento ai temi tradizionali della lirica cortese, ma Dante attua un superamento rispetto all’amor cortese perché non riguarda più un amore egoistico ma un amore completamente disinteressato.



La svolta poetica di Dante

Donne ch’avete intelletto d’amore è la poesia della svolta poetica di Dante e costituisce una sorta di manifesto dello Stilnovo dantesco.
La svolta nel modo di poetare consiste principalmente:

  • Cambiamento di materia: celebrazione della donna. Dante abbandona la vecchia materia basata su se stesso e sul suo reagire in relazione a Beatrice (concessione o negazione del saluto) per mettere al centro della sua poetica la lode della donna e gli effetti miracolosi che ella produce su ogni essere;
  • Cambiamento di finalità: contemplazione disinteressata. Dante celebra la donna non per averne un ritorno, una ricompensa, come era per la poesia cortese che prevedeva un riscontro da parte dell’amata (per es.: il saluto), ma per il puro piacere di lodare la bellezza e la nobiltà dell’amata.
  • Cambiamento di interlocutori: Dante non si rivolge più direttamente a Beatrice ma ad una ristretta cerchia di coloro che, in particolare donne, hanno conoscenza dell’amore (intelletto d’amore).

Lo stesso Dante evidenzia l’importanza di questa svolta scrivendone in alcune sue opere:

  • Nel Canto XXIV del Purgatorio, vv.49-51, in cui viene menzionata da Bonagiunta: “i’veggio qui colui che fore trasse le nove rime, cominciando Donne ch’avete intelletto d’amore”;
  • Nel De Vulgari Eloquentia, in cui il poeta cita la canzone come esempio di verso, composto di soli endecasillabi, da utilizzare nello stile tragico.


La celebrazione della donna

Donne ch’avete intelletto d’amore è una lode dell’amata.
La donna celebrata non è una donna qualsiasi ma una donna che abbia il cuore gentile (eredità di Guinizzelli).
Le ragioni che spingono Dante a lodare l’amata sono:

  • Le qualità della donna: bellezza e perfezione morale;
  • Gli effetti che provoca sugli altri.

La celebrazione e la contemplazione in questa canzone si spiritualizza ed assume toni metafisici e mistici.



Struttura

Come specificato dallo stesso Dante, nella parte in prosa che segue e poi commenta la canzone, Donne ch’avete intelletto d’amore si struttura in 3 parti fondamentali:

  • Proemio: coincide con la prima stanza;
  • Trattazione: relativa alla seconda, terza e quarta stanza;
  • Congedo: quinta ed ultima stanza;


Proemio

Dante illustra nella prima stanza le linee essenziali del suo nuovo programma poetico:

  • Delimitazione ad un ambito esclusivo del pubblico a cui il poeta si vuole rivolgere: le donne gentili (donne ch’avete intelletto d’amore del v.1 e donne e donzelle amorose del v.13);
  • La lode della donna come materia di canto;
  • L’inadeguatezza del poeta rispetto alla nobiltà della materia ed il rifiuto di uno stile complesso ed oscuro.


Trattazione

Dante svolge nelle tre stanze centrali della canzone la trattazione della lode di Beatrice, affrontando in ognuna di esse un motivo specifico di lode indicato in tre parole chiave, riconducibili al lessico stilnovistico, che caratterizzano l’inizio di ogni stanza:

  • Stanza 2 – Angelo (v.15) – l’amata vista come creatura angelica dalle qualità miracolose;
  • Stanza 3 – Madonna (v.29) - la virtù e la perfezione della donna;
  • Stanza 4 – Amore (v.43) - la bellezza di Beatrice e il suo potere di far innamorare;


Congedo

Dante nell’ultima stanza conclude rivolgendosi direttamente al suo componimento (Canzone, v.57) di cui indica i destinatari:

  • La donna amata che rappresenta la destinataria ultima;
  • Uomini e donne cortesi (solo con donne o con omo cortese del v.67) che rappresentano dei destinatari intermedi con il compito di indirizzare la canzone verso la giusta meta;

Il congedo riprende alcuni aspetti trattati nel Proemio, dando un effetto di circolarità al componimento.:

  • insiste sulla necessità di rivolgersi ad un pubblico selezionato, nobile e non gente villana;
  • vi è il rifiuto del poetare oscuro e complesso a favore di un comporre semplice (leggeramente, v.12) e soave (piana, v.59);


Analisi del testo

La canzone Donne ch’avete intelletto d’amore riprende alcuni motivi della poesia di Guinizzelli ed in diversi punti risente dell’influenza di Cavalcanti, per esempio:

  • Al verso 2: i’ vo’ con voi de la mia donna dire, rimanda sia all’incipit cavalcantiano di Donna me prega, perch’eo voglio dire e la poesia Io voglio del ver la mia donna laudare;
  • Al verso 14: ché non è cosa da parlarne altrui, concetto presente anche in Donna me prega di Cavalcanti (vv.74-75);
  • Ai versi 19-20: Lo cielo, che non have altro difetto / che d’aver lei…, vedi Al cor gentil rempaira sempre amore di Guinizzelli (58-59);
  • Ai versi 40-41: ché li avvien, ciò che li dona, in salute, / e sì l’umilia, ch’ogni offesa oblia, consonanza con Io voglio del ver la mia donna laudare di Guinizzelli (ch’abassa orgoglio a cui dona salute);
  • Al verso 42: mal finir, vi è eco del verso null’om può mal pensar fin che la vede del sonetto Voglio del ver la mia donna laudare di Guinizzelli;
  • Ai versi 51-52: De li occhi suoi, come ch’ella li mova, / escono spirti d’amore inflammati, si ravvisa la matrice cavalcantiana della poesia Voi che per li occhi mi passate il cuore;
  • Al verso 60: giovane e piana, vi è eco del leggera e piana della ballata Perch’i’ no spero (v.3) di Cavalcanti.

Alcune immagini e alcuni termini sono riconducibili alla tradizione provenzale:

  • valore, v.5 – indica l’insieme delle qualità fisiche e spirituali associate alla ideologia cortese;
  • la descrizione della bellezza di Beatrice dalla carnagione color di perle (v.47) richiama i canoni della tradizione cortese;
  • il tradizionale topos degli spiriti d’amore che feriscono gli occhi e colpiscono il cuore di coloro che guardano ammirati la donna;




Testo teatrale e dialogato

Alcuni critici hanno sottolineato la dimensione dialogica e teatrale del testo, sia perché chiama in causa un pubblico, cioè le donne esperte d’amore, sia perché vi sono interventi in forma dialogata, vedi per esempio:

  • Il dialogo tra i beati e Dio nella seconda stanza;
  • L’intervento di Amore nella quarta stanza;
  • Il dialogo tra il poeta e la canzone nel congedo (quinta stanza).


La lode della donna

Donne ch’avete intelletto d’amore segna il passaggio ad una immagine della donna e del sentimento amoroso differente rispetto alle poesie precedenti di Dante:

  • L’immagine femminile è caratterizzata dalla donna vista come creatura angelica (tema tipico cortese e presente già in Guinizzelli);
  • L’uomo dinnanzi alla donna prova smarrimento;
  • La donna è salvifica ed esercita un influsso beatifico;
  • Il sentimento amoroso è disinteressato non alla ricerca di un appagamento egoistico.


Analisi metrica

Donne ch’avete intelletto d’amore è una canzone composta da cinque stanze (strofe) di endecasillabi. Non vi sono settenari per cui qualche critico ha contestato il fatto che sia esattamente una canzone (solitamente composta da endecasillabi + settenari).
Essendo composto di soli endecasillabi lo stile risulta teso e solenne.


Lo schema delle rime è: ABBC ABBC CDD CEE.
Ogni stanza è divisa in due parti:

  • La fronte, divisa in due piedi (ABBC ABBC);
  • La sirma, composta da due volte (CDD CEE).

Da notare che ogni stanza sembra un sonetto, perché è divisibile anche in 2 quartine e due terzine.
L’ultima stanza ha funzione di congedo.
Numerosi i latinismi e vi sono anche alcuni provenzalismi e sicilianismi.




Figure retoriche

Approfondimento di alcune figure retoriche:

Anastrofe

  • i’ vo’ con voi de la mia donna dire, v.2
  • sua laude finire, v.3
  • sì dolce mi si fa sentire, v.6
  • d’un’anima che ’nfin qua su risplende, v.18
  • al suo segnor la chiede, v.20
  • Sola Pietà nostra parte difende, v.22
  • che di madonna intende, v.23
  • là ’v’è alcun che perder lei s’attende, v.26
  • in sommo cielo, v.29
  • di sua virtù farvi savere, v.30
  • qual vuol gentil donna parere, v.31
  • avvien, ciò che li dona, in salute, v.39
  • ch’ogni offesa oblia, v.40
  • Ancor l’ha Dio per maggior grazia dato, v.41
  • Dice di lei Amor, v.43
  • esser po', v.44
  • Color di perle ha quasi, v.47
  • convene a donna aver, v.48
  • ella è quanto de ben pò far natura, v.49
  • per essemplo di lei bieltà si prova, v.50
  • tu girai parlando, v.57

Antitesi

  • mal nati… / beati, v.27-28 – contrapposizione dannati e beati;

Apostrofe

  • Donne, v.1;
  • Sire, v.16;
  • Canzone, v.57;

Iperbole – Dante estremizza alcuni termini per rendere l’ineffabilità e l’altezza della materia oggetto di lode, per es.:

  • farei parlando innamorar la gente, v.8 – bastano le sole parole;
  • Lo cielo, che non have altro difetto / che d’aver lei, vv.19-20 – la perfezione è data da Beatrice;
  • e che dirà ne lo inferno, v.27 – inferno indica il mondo dei mortali;
  • diverria nobil cosa, o si morria, v.36 – effetto radicale della visione della donna;
  • là ’ve non pote alcun mirarla fiso, v.56 – la donna è talmente bella che è impossibile guardarla negli ochhi, motivo ricorrente nella poetica della loda;

Metafora

  • io vidi la speranza de’ beati, v.28 - per dire: io ho visto Beatrice;
  • De li occhi suoi, come ch’ella li mova, / escono spirti d’amore inflammati, / che feron li occhi a qual che allor la guati, vv.51/53 – per descrivere il potere dello sguardo di Beatrice e il suo effetto sulle persone – gli spiriti sono gli strumenti, come in altre liriche le frecce o le saette, per far penetrare amore nel cuore gentile;
  • voi le vedete Amor pinto nel viso, v.55 – la metafora della poesia siciliana della donna dipinta nel cuore qui diventa amore dipinto nello sguardo;
  • perch’io t’ho allevata / per figliuola d’Amor giovane e piana, vv.59-60 – il poeta parla della canzone che ha composto come se fosse una sua creatura, una figlia, cresciuta ed educata da lui. La definisce giovane e piana perché è espressione di un nuovo modo di poetare (giovane) che non deve essere oscuro ma di semplice comprensione (piana);

Perifrasi

  • tu girai parlando, v.57 – girai sta per andrai, ovvero andrai parlando (riferito alla Canzone), parlerai;

Personificazione o prosopopea - personificazione di:

  • Amore;
  • Pietà;
  • Canzone.






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