logo atuttarte
Sezione Letteratura

Al cor gentile rempaira sempre amore

Parafrasi e analisi

Canzone

Guido Guinizelli

· Pubblicato · Aggiornato ·

La celebre canzone “Al cor gentile rempaira sempre amore” di Guido Guinizelli è considerata la lirica d’amore che imposta i principi cardine dello stilnovismo, segnando il momento di passaggio dalla tradizione siciliana e siculo-toscana a quella dello Stil novo e la rottura con l’ideologia cortigiana e feudale. La lirica ha il suo fulcro nel concetto, elemento fondamentale dello Stil novo, che l’amore alberga in un animo nobile e la nobiltà non si acquisisce per nascita ma per virtù personali. L’altro tema centrale è quello della caratterizzazione angelica della donna. Temi già presenti nella tradizione cortese ma che ora vengono sostenuti con argomentazioni scientifiche e filosofiche e con un linguaggio ed uno stile raffinati.


TESTO

PARAFRASI

[1] Al cor gentil rempaira sempre amore
come l’ausello in selva a la verdura;
né fe’ amor anti che gentil core,
né gentil core anti ch’amor, natura:
ch’adesso con’ fu ’l sole,
tosto lo splendore fu lucente,
né fu davanti ’l sole;
e prende amore in gentilezza loco
così propïamente
come calore in clarità di foco.

[1] In un cuore nobile (gentil) si trova (rempaira – gallicismo dal latino re-in-patria = ritorna in patria) sempre l'amore come un uccello (ausello) nella selva tra il fogliame (verdura); nè la natura ha creato l'amore prima del (anti che) cuore nobile, né il cuore nobile prima dell’amore: nè non appena fu creato il sole, il suo splendore fu subito (tosto) lucente e lo splendore non c'era prima del sole; e l'amore si insedia (prende…loco) nell’animo nobile (in gentilezza – sostituisce cor gentil per metonimia) in modo così naturale (propïamente) come il calore nella luminosità (in clarità) del fuoco.

[2] Foco d’amore in gentil cor s’aprende
come vertute in petra prezïosa,
che da la stella valor no i discende
anti che ’l sol la faccia gentil cosa;
poi che n’ha tratto fòre
per sua forza lo sol ciò che è vile,
stella li dà valore:
così lo cor ch’è fatto da natura
asletto, pur, gentile,
donna a guisa di stella lo ’nnamora.

[2] Il fuoco dell'amore si accende (s’aprende) nel cuore nobile (in gentil cor) come la virtù (vertute) nella pietra preziosa, poiché dalla stella non viene infusa (no i discende – non discende a lei, dal latino ei) alcuna proprietà (valor) prima che (anti che) il sole non l'abbia resa una cosa pura (la faccia gentil cosa); dopo che il sole ne ha estratto (n’ha tratto fòre) grazie alla sua forza (per sua forza) ciò che lì ( – nella pietra) è impuro (vile), la stella le dà il valore: così la donna, come una stella (a guisa di stella), fa innamorare quel cuore che è creato dalla natura eletto (asletto), puro, nobile.

[3] Amor per tal ragion sta ’n cor gentile
per qual lo foco in cima del doplero:
splendeli al su’ diletto, clar, sottile;
no li stari’ altra guisa, tant’è fero.
Così prava natura
recontra amor come fa l’aigua il foco
caldo, per la freddura.
Amore in gentil cor prende rivera
per suo consimel loco
com’adamàs del ferro in la minera.

[3] L'amore sta nel cuore nobile per la stessa ragione per la quale il fuoco sta in cima al candelabro (doplero – cero a due stoppini): vi risplende chiaro e sottile a suo piacere (al su’ diletto); non potrebbe starvi in altro modo (altra guisa), tanto è fiero. Così una natura malvagia (prava) respinge (recontra) l'amore come fa l'acqua (aigua – provenzalismo già presente nei Siciliani) perché è fredda di natura (per la freddura) col fuoco [che è] caldo. L'amore si insedia (prende rivera) nel cuore nobile perché è un luogo simile a sé (consimel loco – luogo a sé congeniale), [così] come il diamante (adamàs) nel minerale (in la minera) di ferro.

[4] Fere lo sol lo fango tutto ’l giorno:
vile reman, né ’l sol perde calore;
dis’ omo alter: "Gentil per sclatta torno";
lui semblo al fango, al sol gentil valore:
ché non dé dar om fé
che gentilezza sia fòr di coraggio
in degnità d’ere’
sed a vertute non ha gentil core,
com’aigua porta raggio
e ’l ciel riten le stelle e lo splendore.

[4] Il sole colpisce (Fere) il fango di continuo (tutto ’l giorno – francesismo toujours): esso rimane impuro (vile), né il sole perde il suo calore; l'uomo altezzoso (omo alter) dice (dis’): "Sono (torno) nobile per stirpe (per sclatta - schiatta)"; io paragono lui al fango (lui semblo al fango) e la gentilezza (gentil valore) al sole: perché (ché) non bisogna credere (non dé dar om féom è il sì impersonale) che la nobiltà sia fuori dell’animo (sia fòr di coraggio) in un privilegio ereditario (in degnità d’ere’ – indica la nobiltà per diritto ereditario sostenuta dalla tradizione feudale-cavalleresca mentre l’ideologia della borghesia comunale colta si basava invece sulla nobiltà quale merito individuale) se [l'erede] non ha il cuore nobile per virtù personale, come l'acqua (aigua) si lascia attraversare da un raggio (porta raggio) mentre il cielo contiene in sé (riten) le stelle e il loro splendore.

[5] Splende ’n la ’ntelligenzïa del cielo
Deo crïator più che [’n] nostr’occhi ’l sole:
ella intende suo fattor oltra ’l cielo,
e ’l ciel volgiando, a Lui obedir tole;
e con’ segue, al primero,
del giusto Deo beato compimento,
così dar dovria, al vero,
la bella donna, poi che [’n] gli occhi splende
del suo gentil, talento
che mai di lei obedir non si disprende.

[5] Dio creatore splende dinanzi alle intelligenze [angeliche] (’ntelligenzïa ha valore collettivo) del cielo più del sole ai nostri occhi: essa [l'intelligenza angelica] intuisce (intende) il suo creatore (fattor) oltre la sfera celeste (oltra ’l cielo) e, facendo ruotare il cielo (’l ciel volgiando), prende (tole latinismo da tollere) ad obbedirgli (a Lui obedir); e come a ciò segue, subito (al primero), la realizzazione della volontà beata del giusto disegno di Dio (del giusto Deo beato compimento), similmente (così), in verità (al vero), una bella donna dopo che risplende negli occhi del suo nobile innamorato (del suo gentil), dovrebbe suscitargli il desiderio (dar dovria… talento) di non smettere (non si disprende) mai di obbedirle.

[6] Donna, Deo mi dirà: “Che presomisti?”,
sïando l’alma mia a lui davanti.
“Lo ciel passasti e ’nfin a Me venisti
e desti in vano amor Me per semblanti:
ch’a Me conven le laude
e a la reina del regname degno,
per cui cessa onne fraude”.
Dir Li porò: “Tenne d’angel sembianza
che fosse del Tuo regno;
non me fu fallo, s’in lei posi amanza”.

[6] Donna (apostrofe), Dio mi dirà: “Cosa presumesti (presomisti)?”, quando la mia anima (alma mia) sarà (sïando - essendo) davanti a Lui (a lui davanti) [dopo la morte]. “Hai oltrepassato il cielo e sei giunto sino a Me [con la tua poesia] e hai dato (desti) Me come paragone (per semblanti) per un amore terreno (vano): mentre a Me spettano (conven) le lodi, come alla Regina (la reina – la Madonna) del vero regno (regname degno – il Paradiso) per la quale viene meno ogni (cessa onne) inganno (fraude - latinismo)”. Gli potrò rispondere: “[La mia amata] aveva l'aspetto di un angelo (Tenne d’angel sembianzametafora della donna-angelo) che appartiene al Tuo regno; non fu colpa mia (non me fu fallo) se posi in lei il mio amore (amanza)”.




Analisi e riassunto del testo della poesia

Nella progressione delle strofe vi è un crescendo sia dal punto di vista dei concetti espressi sia della forma stilistica e si passa da riferimenti semplici al mondo fisico (naturale) a riferimenti ben più impegnativi al mondo metafisico, così come da paragoni semplici si passa a strutture argomentative complesse:


  • Stanza 1 - versi 1-10 - identità naturale tra amore e cuore nobile – Guinizelli afferma il concetto che amore e cor gentile sono legati da un rapporto istintivo e indissolubile come avviene tra:
  • Stanza 2 - versi 11-20 - L’innamoramento è l’espressione della nobiltà d’animo. Così come il sole purifica la pietra preziosa a cui le stelle trasmettono le qualità, la natura crea il cuore gentile che la donna fa innamorare. Guinizelli basa il suo paragone facendo riferimento alla vertute in petra prezïosa in quanto nel Medioevo si credeva che le stelle infondessero virtù magiche (vertute) alle pietre preziose; tali proprietà/virtù erano descritte nei trattati di mineralogia, chiamati lapidari.
    Questi versi hanno come presupposto i concetti filosofici di potenza e atto in senso aristotelico: l’azione della donna sul cuore dell’uomo è infatti subordinata alla preesistenza di una potenziale gentilezza nell’animo maschile.
  • Stanza 3 - versi 21-30 - Il contrasto naturale tra l’amore e una natura vile. Un cuor gentile ospita l’amore mentre un cuore vile è contro l’amore:
    • Il cuore gentile e l’amore sono naturalmente compatibili come lo sono il fuoco e la torcia, o il diamante e il ferro. Il parallelismo tra il diamante e il ferro deriva dal fatto che all’epoca si riteneva che fra le proprietà del diamante vi fosse quella di attirare il ferro e possedesse perciò la stessa forza d’attrazione della calamita. Nel latino medioevale il diamante (adamàs) e la calamita erano considerati sinonimi.
    • Il cuore vile e l’amore sono invece naturalmente incompatibili così come lo sono l’acqua e il fuoco.
  • Stanza 4 - versi 31-40 - La nobiltà dell’animo è una virtù individuale. La gentilezza non si eredita per nobiltà di nascita ma si realizza per le virtù personali.
    La nobiltà di nascita non esclude l’avere un animo vile che viene dal poeta paragonato (similitudini con il mondo naturale):
    • Al fango che non viene purificato dai raggi del sole;
    • L’acqua che non trattiene la luce, la riflette ma non si trasforma in fonte luminosa.
    • Le virtù personali si manifestano in un animo nobile che viene paragonato al cielo illuminato dalle stelle.
  • Stanza 5 - versi 41-50 - Il rapporto uomo-donna come rapporto angelo-Dio. Così come le intelligenze celesti e motrici (Angeli, Arcangeli, Principati, Potestà, virtù, domi-nazioni, Troni, Cherubini, Serafini) obbediscono alla volontà di Dio, determinando il movimento dei cieli e garantendo al creato l’ordine, così fa l’amante rispetto alla donna che attratto dalla bellezza della donna manifesta un desiderio di obbedirle attraverso il quale è predisposto alla virtù e al bene e realizza la pienezza dello spirito.
    La similitudine teologica di Guinizelli si regge sulla cosmologia medioevale aristotelico-tomistica, per la quale la terra è al centro dell’universo e intorno a essa ruotano nove cieli, al cui moto presiedono altrettante intelligenze angeliche che trasferiscono in atto, cioè nel moto celeste, la volontà divina.
    Emerge in questa stanza la figura della donna-angelo, tramite tra il mondo naturale e quello soprannaturale con un  audace paragone donna-Dio: la donna, creatura terrena è innalzata al cielo e acquista per l’uomo il significato di rivelazione del divino. E’ la spiritualizzazione della donna e dell’amore.
  • Stanza 6 - versi 51-60 - Le facoltà miracolose della donna-angelo. Il poeta si immagina al cospetto del giudizio di Dio che lo rimprovera per aver posto tutto il suo amore in un oggetto terreno, accostando come termine di paragone il Creatore ad una creatura, ma egli si giustifica affermando che la donna non induce al peccato ed ha l’aspetto di una creatura angelica.
    Guinizelli non nega dunque il vano amore verso la donna  ed anzi conferma che l’aspetto angelico illude che sia una creatura celestiale, ma si tratta di una illusione benefica perché produce amore e effetti benefici nei cuori gentili.




Concezione aristocratica dell’Amore

L’amore viene sublimato e identificato con l’esperienza religiosa portando così all’estremo il processo intrapreso dalla Scuola siciliana di spiritualizzazione dell’amore con la trasposizione della donna in angelo. L’amore per Guinizelli diventa così un evento non riservato a tutti ma solo a degli eletti. E’ la concezione aristocratica dell’amore. L’autentico amore è aristocraticamente riservato ad alcuni cuori gentili predestinati dagli influssi celesti. L’amante cortese per la qualità del suo amore non può essere che virtuoso e puro.
L’amore è dunque principio di perfezione morale e di elevazione a Dio attraverso la donna-angelo.


Temi

Emergono in questa lirica di Guinizelli i temi-chiave della poetica stilnovistica:

  • Corrispondenza tra amore e cor gentil;
  • Natura angelica e sublimata della donna.

Analisi metrica

Canzone composta da sei strofe (stanze) di dieci versi ciascuna (sette endecasillabi e tre settenari). La prima parte contiene quattro endecasillabi a rima alternata (ABAB), la seconda parte è formata da endecasillabi e settenari (cDc EdE: le maiuscole indicano gli endecasillabi e le minuscole i settenati.
Le strofe sono tutte capfinidas (strofe in cui la parola che termina un verso è ripresa all'inizio del seguente), secondo la tradizione siciliana, tranne l’ultima che funge da congedo:

  • Strofe 1-2 – foco/foco;
  • Strofe 2-3 – ‘nnamora/amor;
  • Strofe 3-4 – ferro/fere (in questo caso il legame è solo fonico e non di significato);
  • Strofe 4-5 – ciel…splendore/splende…cielo.

Le prime tre stanze rivelano, non solo dal punto di vista metrico, una diretta influenza della poesia siciliana mentre nelle ultime stanze l’adesione a questa tradizione è meno rigorosa.
La sintassi è naturale e piana con assenza di suoni aspri e rime difficili. Il lessico è raffinato con utilizzo sporadico di termini rari, latinismi e provenzalismi ed un uso limitato di figure retoriche.


Figure retoriche

Le figure retoriche più numerose sono le similitudini  e analogie presenti in quasi tutte le strofe ed ispirate al mondo fisico (alla natura) e al mondo metafisico. In particolare quelle che hanno come termine di paragone la luce vertono sul concetto che l’amore tende verso la luce, cioè verso Dio.
Chiasmo ai versi:

  • Vv.1-2 - Al cor gentil rempaira sempre amore / come l’ausello in selva a la verdura;
  • Vv.3-4 - né fe’ amor anti che gentil core, / né gentil core anti ch’amor, natura;
  • V. 34 - lui semblo al fango, al sol gentil valore.





Versione in PDF

icona pdf






VEDI ANCHE:

Olio su tela di Guercino raffigurante Erminia tra i pastori

"Ermina tra i pastori" di Torquato Tasso

parafrasi e analisi del famoso passo della Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso, che descrive la parentesi idilliaca in cui Erminia in fuga trova consolazione immersa in un paesaggio naturale incantato (locus amenus)... [vai alla parafrasi]

Beatrice e Dante - miniatura del sec. XIV

Canto primo del Paradiso vv. 85 - 142 - Dante Alighieri

parafrasi e analisi del primo canto del Paradiso di Dante: Beatrice, con l’atteggiamento di una madre amorevole verso il figlio, dolcemente chiarisce i dubbi di Dante.... [vai alla parafrasi]

Il viaggiatore sopra il mare di nebbia - dipinto di Caspar David Friedrich

Giacomo Leopardi: Dialogo della natura e di un islandese

riassunto della più famosa delle Operette Morali di Giacomo Leopardi incentrata sul rapporto tra uomo e natura ed in cui si delinea per la prima volta l'idea del pessimismo cosmico, disillusa e tragica visione della vita... [vai al riassunto]

Rappresentazione teatrale dell'uomo dal fiore in bicca di Lavia

Luigi Pirandello: L'uomo dal fiore in bocca

riassunto della famosa novella di Luigi Pirandello che mette a fuoco il dramma dell'uomo di fronte alla morte. Il protagonista si interroga sulla vita e sulla morte facendo emergere il tema, caro a Pirandello, dell'incomunicabilità e della relatività del reale... [vai al riassunto]

Il fu Mattia Pascal - copertina del libro

Luigi Pirandello: Fu Mattia Pascal

riassunto del capolavoro di Luigi Pirandello sulla crisi di identità dell'uomo contemporaneo, prigioniero della maschera che la società gli attribuisce. Il protagonista muore e rinasce tre volte come Mattia Pascal, Adriano Meis e Fu Mattia Pascal... [vai al riassunto]

Konrad Lorenz con l'ochetta Martina

Konrad Lorenz: L'ochetta Martina

riassunto e analisi di uno dei più famosi racconti di Konrad Lorenz, famoso etologo, tratto dalla sua opera: L'anello di Re Salomone. L'ochetta selvatica Martina diventa parte della famiglia e identifica Lorenz con la propria mamma...[vai al riassunto]

La figlia di Iorio, quadro a tempera di Francesco Paolo Michetti del 1895

Gabriele D’Annunzio: La figlia di Iorio

riassunto e analisi della tragedia pastorale in versi che racconta la storia di Mila di Codro, figlia del mago Iorio, e il suo amore impossibile per il pastore Aligi, già destinato al matrimonio con Vienda di Giave....[vai al riassunto]