Tenzone con Guinizzelli
Voi, ch’avete mutata la mainera, è il sonetto attraverso il quale Bonagiunta Orbicciani, esponente della scuola siculo-toscana, si rivolge a Guido Guinizzelli per criticare il suo nuovo modo di poetare che sovverte le regole della poetica provenzale per introdurre il nuovo gusto stilnovista.
In risposta, come era d’uso a quel tempo secondo le regole della tenzone poetica, Guinizzelli compone il sonetto, Omo ch’è saggio non corre leggero.
TESTO
PARAFRASI
[1]
Voi, ch’avete mutata la mainera
de li plagenti ditti de l’amore
de la forma dell’esser là dov’era,
per avansare ogn’altro trovatore,
[1] Voi (apostrofe – si rivolge a Guinizzelli), che avete mutato lo stile (mainera - provenzalismo) delle piacevoli (plagenti - provenzalismo) poesie (ditti) d'amore dalla loro forma originaria (dell’esser là dov’era), per superare (avansare – volgare lucchese) ogni altro poeta (trovatore - provenzalismo),
[5] avete fatto como la lumera,
ch’a le scure partite dà sprendore,
ma non quine ove luce l’alta spera,
la quale avansa e passa di chiarore.
[5] avete fatto come la lanterna (lumera – latinismo - similitudine) che risplende (dà sprendore) nelle parti (partite - francesismo) buie (le scure), ma non qui (quine – intende in Toscana) dove risplende il sole (l’alta spera – alta sfera - metafora), che la supera (passa) di chiarore.
[9] Così passate voi di sottigliansa,
e non si può trovar chi ben ispogna,
cotant’ è iscura vostra parlatura.
[9] Allo stesso modo (Così) voi eccellete (passate – sta per: superate gli altri) in sottigliezza (sottigliansa) e non è possibile trovare chi esponga correttamente (ben ispogna) [i vostri testi], tanto è (cotant’ è) oscuro (iscura) il vostro linguaggio poetico (parlatura – francesismo sta per discorso).
[12] Ed è tenuta gran dissimigliansa,
ancor che ’l senno vegna da Bologna,
traier canson per forsa di scrittura.
[12] Ed è considerata una grande stravaganza (dissimigliansa), sebbene (ancor che) la sapienza (senno) venga da Bologna (sede di una delle più prestigiose università), estrarre (traier) a forza (per forsa) una poesia (canson) dal sapere filosofico (di scrittura).
Riassunto del testo della poesia
Prima strofa (vv.1-4) – Bonagiunta accusa Guinizzelli di aver cambiato lo stile poetico tradizionale solo per ottenere la fama;
Seconda strofa (vv.5-8) – Guinizzelli fa come la lanterna che illumina le zone oscure ma se ciò può essere valido per Bologna (dove non esisteva una grande tradizione poetica) non lo è per la Toscana dove risplende una luce più luminosa, quella della vera poesia;
Terza strofa (vv.9-11) – l’eccessiva sottigliezza intellettuale di Guinizzelli finisce per rendere oscuro il significato del testo poetico, tanto che non è possibile trovare nessuno che ne spieghi il senso;
Quarta strofa (vv.12-14) – Tutte le persone di buonsenso ritengono una inaudita stravaganza che da un luogo dove regna la sapienza (Bologna, sede di una delle Università più prestigiose) si voglia estrarre forzatamente la poesia da testi filosofici.
Tematica
La tematica centrale del sonetto è relativa al modo di poetare, in polemica con lo Stilnovo di Guido Guinizzelli.
Analisi del testo
Voi, ch’avete mutata la mainera è una tenzone ovvero di una gara tra poeti che dibattono su una questione, una sorta di botta e risposta.
La questione verte sul nuovo modo di poetare di Guinizzelli. Bonagiunta accusa il caposcuola del rinnovamento poetico, che darà origine al dolce stil novo, il bolognese Guinizzelli, di voler sovvertire le regole del tradizionale modo di poetare, abbandonando lo stile poetico cortese a favore di una poesia colta, inutilmente cerebrale, piuttosto oscura e incomprensibile, per l’ambizione di emergere.
In particolare, rimprovera a Guinizzelli di aver inserito nella lirica d’amore sottili ragionamenti filosofici che nulla hanno a che fare con la poesia d’amore.
La risposta di Guinizzelli
Voi, ch’avete mutata la mainera rappresenta il primo round della tenzone polemica a cui seguirà un sonetto di risposta da parte di Guinizzelli: Omo ch’è saggio non corre leggero.
Nella sua replica Guinizzelli accusa Bonagiunta di arroganza intellettuale in quanto si ritiene detentore unico della verità poetica senza pensare che altri possano occuparsene.
Ironia
Nel sonetto il poeta usa abbondantemente il tono ironico.
Bonagiunta utilizza con intento sarcastico in particolare due espressioni per criticare l’utilizzo di speculazioni filosofiche per comporre versi d’amore:
- la forma dell’esser (v.3) riprende parodisticamente una formula del linguaggio filosofico in riferimento al concetto aristotelico della forma e dell’essere;
- vegna da Bologna (v.13) per sottolineare la città di provenienza di Guinizzelli, Bologna, sede del sapere filosofico, in quanto vi era una delle più importanti università, e non del saper poetare, prerogativa dei toscani;
Il senso generale è che la mescolanza di filosofia e poesia, a parere di Bonagiunta, genera risultati forzati e troppo costruiti.
Chi è Bonagiunta Orbicciani
Bonagiunta Orbicciani da Lucca, poeta-notaio, è tra i più importanti esponenti della poetica siculo-toscana.
Non si conosce la data di nascita e di morte, si sa solo che è più anziano di Guittone d’Arezzo, di almeno una decina d’anni, e che muore prima del 1300.
La sua produzione poetica conta 38 componimenti:
- undici canzoni,
- venti sonetti,
- cinque ballate,
- due discordi.
Dante lo cita nel XXIV canto del Purgatorio e fa pronunciare ad Orbicciani parole che rappresentano una sorta di ritrattazione sulla sua convinzione della superiorità della poesia cortese e un’ammissione dell’inadeguatezza dei poeti siculo-toscani rispetto agli stilnovisti.
Analisi metrica
Voi, ch’avete mutata la mainera è un sonetto di 14 versi suddivisi in 2 quartine e 2 terzine.
Schema a rima alternata (ABAB / ABAB) nelle quartine e ripetuta (CDE / CDE) nelle terzine.
Ricorrono molti termini con la s al posto della z, tratto tipico del volgare lucchese e in genere dei dialetti toscani occidentali:
- Avansare,v. 4;
- Avansa, v.8
- Sottigliansa, v.9
- Dissimigliansa, v.12
- Forsa, v.14
Figure retoriche
Approfondimento di alcune figure retoriche:
- ch’a le scure partite dà sprendore, v.6
- luce l’alta spera, v.8;
- avansa e passa, v.8 – i due verbi hanno il medesimo significato;
- l’alta spera, v.7 – l’alta sfera, cioè il sole, è metafora per indicare il poeta più importante dei rimatori toscani, indica probabilmente Guittone d’Arezzo, o come sostengono altri critici il poeta Chiaro Davanzati, il cui nome potrebbe essere celato nell’anagramma del verso seguente: avanza… di chiaror.
- avete fatto como la lumera, v.5 - paragona i nuovi poeti alla luce di una lanterna che illumina gli angoli bui ma che non potrà mai superare in luminosità la luce del sole che illumina il territorio toscano.