Le occasioni di Montale
L’occasione di scrivere la poesia A Ljuba che parte è determinata per Montale da un evento banale, vedere una ragazza, alla stazione di Firenze, che sta salendo su un treno portando con sé, tra gli altri bagagli, una gabbia contenente un gatto. E’ una ragazza ebrea travolta dalle persecuzioni razziali, costretta a lasciare l’Italia per cercare salvezza altrove, ciò carica l’episodio, apparentemente ordinario, di significato e di dolore.
A Ljuba che parte fa parte della prima sezione della raccolta Le occasioni.
TESTO
PARAFRASI
[1]
Non il grillo ma il gatto
del focolare
or ti consiglia, splendido
lare della dispersa tua famiglia.
[1] Non il grillo (grillo - proverbialmente quello dai saggi consigli) ma il gatto del focolare in questo momento (or) ti guida (ti consiglia), elegante (splendido) custode (lare – divinità protettrice della famiglia per gli antichi) della tua famiglia dispersa (dispersa in seguito alle leggi razziali - anastrofe)
[5]
La casa che tu rechi
con te ravvolta, gabbia o cappelliera?,
sovrasta i ciechi tempi come il flutto
arca leggera – e basta al tuo riscatto.
[5] La casa che tu porti (rechi) con te, avvolta in un panno (ravvolta), gabbia o cappelliera? (il poeta non riesce a distinguere, la gabbia così ravvolta quasi assomiglia ad una cappelliera), galleggia al di sopra (sovrasta) dei tempi ciechi (ciechi perché conducono verso l’ignoto - anastrofe) come un’arca leggera galleggia sopra i flutti (come il flutto arca leggera – similitudine con l’arca-casa di Noè che è riuscita a salvarlo dal diluvio) – ed è sufficiente (basta) alla tua salvezza (riscatto).
Riassunto
Il poeta Montale si rivolge alla ragazza che, nel titolo, chiama Ljuba dicendole che adesso, in questo momento che sta per partire, è il gatto e non il grillo, simbolo usuale del focolare, che diventa la guida in quanto custode dei valori e della memoria familiare.
La custodia del gatto, la sua casa, che la ragazza porta con sè, che sia una gabbia o una cappelliera, non sarà sopraffatta dagli eventi, ma come un’arca leggera galleggerà sui flutti e basterà a salvare la ragazza dagli eventi terribili dell’epoca.
Analisi del testo della poesia
A Ljuba che parte è una poesia di notevole sinteticità, densa di legami logici:
il grillo rimanda alla gabbia, così come si gatto è associato a focolare che a sua volta rinvia a lare. Inoltre gabbia, focolare, lare si legano a casa che si concretizza nell’immagine emblematica della biblica arca, rifugio che permette la salvezza.
L’allusione alla durezza dei tempi emerge nell’or del verso 3 ed i quei ciechi tempi del verso 7.
La rima finale che collega il primo all’ultimo verso (gatto-riscatto) dà consistenza a tutto il senso della lirica : il gatto, e con esso la casa che lo contiene, fungeranno da riscatto per Ljuba salvandola dai ciechi tempi.
La realtà contingente di Ljuba del dover abbandonare la propria casa e la propria patria, diventa emblema di una condizione esistenziale in cui tutti gli uomini possono trovarsi, quella di dover vivere un momento di negatività nella propria esistenza come il dover fuggire abbandonando tutte le cose più care, condizione in cui tutti possono trovare salvezza restando fedeli alla memoria del passato.
Simbologia
- Il gatto è simbolo della famiglia e oggetto di una trasfigurazione simbolica che lo fa diventare metafora di salvezza.
- Grillo notoriamente simbolo di consigliere saggio (vedi il grillo parlante di Pinocchio), ruolo che viene in questo contesto attribuito al gatto.
- La casa del gatto, gabbia o cappelliera, è simbolo della casa stessa di Ljuba. La cura con cui la donna si dedicherà alle proprie memorie familiari le permetterà di trovare un rifugio sicuro e di salvarsi.
Chi è Ljuba?
Ljuba è Ljuba Flesch, un’amica ebrea di Montale che nel 1939, anno in cui viene scritta questa poesia, stava lasciando l’Italia per trovare rifugio, dopo che tutta la sua famiglia era stata travolta dalle leggi razziali, espatriando in America.
La poesia è una via di mezzo “fra l’omaggio galante e il biglietto d’auguri” (Avalle).
Analisi metrica
La poesia è composta da due quartine di versi liberi (endecasillabi, settenari e un quinario) in struttura camuffata di ballata. In rima il primo e l’ultimo verso – gatto/riscatto (vv.1 e 8)- e numerose le rime interne – focolare/lare (vv.2 e 4); consiglia/famiglia (vv.3 e 4); rechi/ciechi (vv.5 e 7); cappelliera/leggera (vv.6 e 8).
L’andamento delle due quartine è leggero e armonioso nonostante il riferimento alla drammaticità del periodo storico, con una perfetta fusione tra i vari elementi che la compongono: ritmo, metrica e semantica.