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Letteratura

Francesco Petrarca

(Arezzo, 1304 – Arquà, 1374)

vita e opere

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Francesco Petrarca è stato un uomo tormentato, inquieto, continuamente combattuto tra il gusto per la vita mondana e per la gloria e la sua aspirazione ad elevarsi, a distaccarsi dal mondo per vivere in virtù e purezza.


Per tutta la sua vita cercherà di superare le sue contraddizioni, di cambiare, di trasformarsi ne è testimonianza il suo capolavoro, il Canzoniere, opera che porta il componimento poetico a risultati tali che per secoli (almeno fino al Settecento) rappresenterà un modello da seguire, sia per quanto riguarda i contenuti, sia per quanto riguarda la forma.


LE FASI DELLA VITA DI PETRARCA

Le notizie sulla sua vita:

  • Petrarca nasce il 20 luglio 1304 da Elettra Canigiani e ser Pietro, detto Petracco, ad Arezzo, dove il padre, notaio, Guelfo, di parte bianca (come Dante Alighieri), era in esilio in quel momento;
  • Francesco veniva chiamato Petracchi (cioè di Petracco) e solo quando diventa famoso si attribuisce la forma più nobile latinizzata di Petrarca;
  • Petrarca trascorre la prima infanzia a Incisa Val d’Arno, luogo d’origine del padre;
  • Al seguito della famiglia, dopo un breve periodo a Pisa, si trasferisce nel 1312 ad Avignone, in Provenza, dove dal 1305 risiedeva il Papa con tutta la sua corte.
  • A Carpentras, cittadina nei pressi di Avignone sita ai piedi del Mont Ventoux, intraprende i primi studi di grammatica e retorica;
  • Nel 1316, per volontà del padre che vuole che si laurei in Legge, si reca a studiare legge a Montpellier e poi a Bologna;
  • La sua vocazione per la letteratura emerge presto, ama in particolar modo Cicerone e Virgilio, e quando la madre appena trentottenne viene a mancare egli esprime tutto il suo dolore in una breve elegia in latino, suo primo componimento poetico;
  • nel 1326, in seguito alla morte anche del padre, abbandona gli studi di legge e rientra ad Avignone, dove si dedica alla lettura degli autori classici latini e dei poeti della letteratura romanza e conduce parallelamente una vita mondana e dissipata;
  • Ad Avignone il 6 aprile 1327, nella chiesa di Santa Chiara, Petrarca incontra per la prima volta Laura che da quel momento diventa la musa ispiratrice delle sue liriche;
  • Consumato rapidamente il patrimonio paterno, nel 1330, inizia la carriera ecclesiastica, prendendo gli ordini minori come chierico, posizione che lo obbliga al celibato ma che gli garantisce buone rendite derivate dai benefici ecclesiastici. La scelta non è per vocazione ma per poter avere agio economico, con poco impegno lavorativo, in modo da potersi dedicare liberamente e interamente alla letteratura;
  • Per sette anni va a far parte del seguito del cardinale Giovanni Colonna, come cappellano di famiglia;
  • Nel 1337 gli nasce il primo figlio naturale, Giovanni. Nello stesso anno acquista una casa a Valchiusa (Vaucluse) dove in lunghi soggiorni si dedica ai suoi studi ed inizia a comporre le sue opere in latino;
  • Nel 1341 viene riconosciuta la sua alta cultura dal re Roberto d’Angiò che gli vale l’incoronazione con l’alloro in qualità di sommo poeta, a Roma in Campidoglio. Petrarca ama i riconoscimenti e gli onori e questa incoronazione rappresenta molto per lui;
  • Nel 1343 nasce la sua seconda figlia naturale, Francesca;
  • Sempre nel 1343 il fratello Gherardo decide di farsi monaco certosino, questo fatto determina in Petrarca una profonda crisi spirituale, perché evidenzia la sua incapacità invece di consacrarsi ad una vita elevata spiritualmente e di rinunciare al piacere delle passioni terrene;
  • Nel 1350 conosce Boccaccio con cui instaura un profondo legame di amicizia;
  • I numerosi viaggi in Europa e in Italia, gli conferiscono una prospettiva cosmopolita.
  • Dopo il 1353 si trasferisce definitivamente in Italia, stabilendosi prima a Milano, ospite dei Visconti, poi, per sfuggire ad un’altra epidemia di peste, a Padova ed a Venezia negli anni che vanno dal 1362 al 1368;
  • Trascorre gli ultimi anni della sua vita ad Arquà, vicino a Padova, sui colli Euganei, dove muore nel 1374 nella notte tra il 18 e il 19 luglio, poco prima di compiere settant’anni, in seguito ad un attacco di febbre.

IL BILINGUISMO DI PETRARCA

Il latino e il volgare rappresentano per Petrarca due codici letterari che hanno funzioni diverse:

  • Il latino è il linguaggio più nobile e importante, è utilizzato dal poeta per costruire la propria immagine di scrittore e la propria fama di uomo di cultura. Petrarca vuole ricondurlo a una limpida forma classica, il suo riferimento è il latino classico (aureo), non quello medioevale;
  • Il volgare è il linguaggio che gli permette di dilettarsi intorno a nugae, cioè alle inezie, alle cose di poco conto. Il volgare toscano viene utilizzato per le liriche amorose.

Sia che scriva in latino, sia che scriva in volgare, Petrarca riserva una cura estrema a tutta la sua opera, con una ricerca costante di perfezione e di miglioramento, infatti scrive e riscrive i suoi testi, con continui arricchimenti e nuove stesure.


LE OPERE DI PETRARCA

Tra le varie opere in latino sono da ricordare:

  • Africa, ampio poema epico, in esametri, incompiuto, sulla seconda guerra punica. Sono nove libri, dei dodici programmati inizialmente, in cui l’autore, ispirandosi al modello dell’Eneide, vuole esaltare la grandezza della Roma repubblicana e la figura di Scipione l’Africano, protagonista della guerra punica;
  • Bucolicum carmen, raccolta di dodici egloghe che si ispirano alle Bucoliche di Virgilio ed in cui Petrarca presenta in un’ambientazione pastorale vicende personali ed eventi a lui contemporanei;
  • De vita solitaria e De otio religioso, due trattati di carattere morale sulla solitudine campestre o addirittura monastica, esaltata quale mezzo per ottenere la tranquillità dello spirito, in opposizione alla vorticosa vita cittadina basata su illusioni mondane;
  • Secretum, trattato in forma di dialogo tra Petrarca e Sant’Agostino, al cospetto di una figura femminile che rappresenta la Verità, in cui Petrarca ammette le sue debolezze e la sua ansia di riscatto morale. E’ un’opera che l’autore custodisce come un diario personale e che non intendeva pubblicare;
  • De viris illustribus, su 37 personaggi illustri dell’epoca romana.

Scrive anche opere in volgare:

  • Trionfi, poema allegorico in terza rima che è rimasto incompiuto;
  • Canzoniere, il suo capolavoro, opera in versi sull’amore per Laura e sulla sua esperienza esistenziale.

Petrarca che credeva nella perfezione assoluta del latino, considera le opere in volgare meno importanti e non si aspettava riconoscimenti da queste, invece la maggiore fama gli è derivata dal Canzoniere.


Oltre a queste opere la prodizione di Petrarca annovera anche raccolte epistolari (Le epistulae), trattati storico-eruditi e scritti polemici.


IL CANZONIERE

Il titolo originale scelto da Petrarca per questa raccolta di testi poetici era Francisci Petrarche laureati poete Rerum vulgarium fragmenta, ovvero Frammenti di cose volgari di Francesco Petrarca poeta laureato, ma usualmente vengono utilizzati i titoli: Canzoniere, o Rime, o Rime sparse.


I componimenti che formano il Canzoniere sono 366 (317 sonetti, 29 canzoni, 9 sestine, 7 ballate e 4 madrigali) ed hanno come tema principale la passione amorosa per Laura, la donna amata dal poeta. Ma non si tratta di una storia d’amore quanto il racconto di un intreccio di situazioni dell’animo del poeta che si collegano e si richiamano, fatte di sogni, speranze ed aspirazioni che sfociano infine nella disillusione e nel disinganno.


Nel Canzoniere vi sono le rime composte in momenti diversi della vita del poeta, dagli anni giovanili, anche prima dell’incontro con Laura, fino agli ultimi giorni della sua vita e la loro raccolta in un unico libro è stata elaborata dallo stesso Petrarca secondo una struttura ben precisa che non corrisponde alla sequenza cronologica della loro scrittura.

Il Canzoniere si divide in due parti:


  • La prima parte inizia con il sonetto Voi che ascoltate in rime sparse il suono, invito rivolto al lettore a seguire la trasformazione dell’animo del poeta nella vicenda amorosa, e si conclude con la lirica n.263. Nelle composizioni vi sono descritti i vari momenti della passione amorosa per Laura ma vi sono anche rime di argomento politico ed epistole per gli amici;
  • La seconda parte in cui dominano i sentimenti di disinganno, del pentimento e dell’aspirazione alla salvezza dell’anima, inizia con la lirica I’ vo pensando, et nel penser m’assale, meditazione sulla vanità dei beni terreni, e termina con l’invocazione alla Vergine (Vergine bella, che di sol vestita) perché aiuti il poeta a raggiungere la pace.

Il Canzoniere ha avuto grande fortuna ed ha rappresentato un modello assoluto, non solo per la poesia amorosa, ma per tutta la scrittura poetica, in Italia e fuori dall’Italia.





LAURA

Quasi tutti i componimenti del Canzoniere sono dedicati all’amore per Laura.


Il 6 aprile 1327, in base a quanto riportato dallo stesso Petrarca, nella chiesa di Santa Chiara, il poeta incontra per la prima volta Laura.
Nulla si sa di sicuro sulla sua identità, forse è Laura de Noves, moglie di un De Sade, ma qualcuno ritiene anche che non sia mai esistita e sia solo frutto della fantasia di Petrarca.

Il 6 aprile 1348 Petrarca viene a sapere della morte di Laura, vittima della peste nera che diffusasi in tutta Europa aveva causato la morte anche di tanti altri amici del poeta.


Laura viene evocata nel Canzoniere attraverso metafore ricorrenti: il lauro, la fenice, la pietra, il diamante, ed attraverso giochi di parole come quello con il lauro (l’alloro), con l’auro (l’oro) e con l’aura (l’aria).


LA DONNA PER PETRARCA

La donna cantata nei versi di Petrarca non è una finzione, non è una donna angelicata, è reale, è una donna vera, desiderata ed amata per la sua bellezza fisica ed anche per le sue qualità morali, è una donna che invecchia e muore.


Nella sua descrizione Petrarca evita ogni realismo e pone questa figura femminile su un piano di astrazione simbolica in cui ogni gesto e situazione è segno di un’esperienza interiore.
Lo stesso nome di Laura si presta ad associazioni simboliche che richiamano la poesia e le ambizioni letterarie di Petrarca, infatti Laura si associa al lauro, la pianta di Apollo e della poesia, la pianta con cui Petrarca venne incoronato quando fu nominato Sommo Poeta.


Il rapporto con la donna rivela anche un carattere contradditorio ed il poeta lo sottolinea con varie immagini in cui la donna è dolce nemica, consola ma anche distrugge, fa bruciare come fuoco e gela come ghiaccio.


IL LINGUAGGIO POETICO

Petrarca supera i convenzionalismi e gli schematismi della tradizione poetica che lo ha preceduto, oltre che per i contenuti, anche sul piano espressivo a favore di un linguaggio semplice ed elegante, frutto di una profonda e costante ricerca espressiva, volta a raggiungere la perfezione formale.


Il poeta non procede con immediatezza ma con un lungo lavoro di correzione, limatura e perfezionamento dei testi, che vengono rivisti in più fasi successive, anche a distanza di molto tempo.


Il volgare di Petrarca punta ad una lingua toscana ideale perfetta in cui viene escluso ogni elemento linguistico di livello basso, e viene selezionato con grande cura il lessico da utilizzare.


La sua poesia è fuori dal tempo e dallo spazio, evita legami troppo espliciti con la realtà, perché ambisce ad una comunicazione ideale e assoluta. La sua lingua aspira ad essere puramente letteraria e quindi lontana dal quotidiano e dal concreto.


Petrarca crea in questo modo un nuovo modello di lirica amorosa, che si imporrà per secoli in tutta la letteratura europea, semplificando e trasformando tutto il repertorio della lirica amorosa volgare.


L’INQUIETUDINE DI PETRARCA

In Petrarca convivono due anime, quella dell’uomo medioevale influenzato dalla religiosità e quella dell’uomo moderno rivolto all’umanità. Da questa dualità, da questo conflitto interiore nasce l’inquietudine e il tormento che ha caratterizzato tutta la vita di Petrarca e che egli mette anche nella sua poesia.


Nelle sue liriche Petrarca ripropone continuamente l’opposizione tra la ricerca della verità e della pace divina e l’attrazione per le effimere apparenze della vita terrena.
L’amore per Laura rappresenta il tentativo di comporre questo conflitto, cercando da una realtà imperfetta, labile e mortale, di ricavare qualcosa di ideale ed immortale.


PETRARCA E L’UMANESIMO

Petrarca è considerato il padre dell’Umanesimo, il precursore di questa corrente di pensiero che si afferma nella cultura qualche decennio dopo la sua morte.

Quali sono i caratteri che permettono di associare il pensiero di Petrarca all’umanesimo?


  • L’amore per l’autore classico, in particolare Cicerone e Virgilio, di cui approfondisce il pensiero ed a cui si rifà come modello sia stilistico che umano;
  • La filologia (studio dei testi antichi ricercando la loro verità originaria) che con Petrarca fa i primi passi e che permette importanti scoperte, attività di ricerca a cui gli umanisti si dedicheranno nel corso del Quattrocento;
  • Il credere nel valore della cultura classica, maestra di vita, esempio di sapienza e di perfezione stilistica;
  • Per la ricerca di una vita quieta e appartata in cui il poeta possa dedicarsi unicamente alla propria spiritualità e ad una cultura disinteressata.







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ANALISI E PARAFRASI OPERE DI FRANCESCO PETRARCA



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