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Letteratura

Lodovico Ariosto

(Reggio Emilia, 1474 – Ferrara, 1533)

vita e opere

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Ludovico Ariosto svolge un ruolo di fondamentale importanza nella cultura letteraria del Rinascimento, con la sua opera più famosa l’Orlando Furioso arriva al livello più alto nella poetica epica e con lui il poema epico diventa un vero e proprio genere narrativo in versi, è inoltre l’iniziatore del teatro volgare rinascimentale.


 

VITA

Ludovico Ariosto nasce a Reggio Emilia nel 1474. Con la famiglia si trasferisce a Ferrara dieci anni dopo per seguire il padre, il Conte Niccolò Ariosto, appartenente alla nobile famiglia degli Ariosti che lavora alla Corte degli Estensi.
Ariosto dapprima intraprende studi di legge che abbandona ben presto per seguire l’interesse che nutre da sempre verso lo studio delle lettere e della poesia. A soli diciannove anni compone la Tragedia di Tisbe, andata perduta.
Alla morte del padre, nel 1500, la vita di Ludovico Ariosto cambia radicalmente in quanto in qualità di primogenito, il giovane Ariosto si trova a dover provvedere al mantenimento della famiglia ed è costretto perciò ad abbandonare gli studi e diventare, come il padre, uomo di Corte al servizio dei Duchi d’Este.

 

AL SERVIZIO DEL CARDINALE IPPOLITO D’ESTE

Al servizio del Cardinale Ippolito d’Este, fratello del Duca Alfonso, Ariosto ha pochissime possibilità di dedicarsi con continuità al suo lavoro di poeta dato che il Cardinale non ne riconosce il talento e lo impegna come suo uomo di fiducia, affidandogli a volte anche umili mansioni, e costringendolo ad accompagnarlo durante i suoi lunghi viaggi.
Ariosto vive un conflitto tra l’attività intellettuale e le condizioni imposte dalla vita cortigiana.
Forse proprio perché alle dipendenze di un ecclesiastico, diventa chierico, con gli ordini minori, ciò gli permette di aspirare ai benefici ecclesiastici, senza intraprendere una carriera ecclesiastica vera e propria, ed ottenere col tempo una relativa libertà di movimento.

 

LE OPERE DI ARIOSTO

Nei primi anni del Cinquecento Ludovico Ariosto inizia la stesura del suo capolavoro, l’Orlando Furioso (la prima edizione esce nel 1516) e scrive e mette in scena nel teatro di corte due commedie in prosa, che rappresentano i primi importanti esperimenti, che faranno da modello, di teatro volgare: Cassaria e I Suppositi.
Finalmente nel 1517 Ludovico Ariosto riesce a cambiare incarico e ad andare al servizio del Duca Alfonso che gli concede maggior tempo libero per dedicarsi alla letteratura. Inizia la produzione delle Satire che scandiscono diversi momenti della vita di Ariosto fino al 1525 e che vengono pubblicate postume.
Nel 1520 riesce a portare a termine la sua terza commedia Il Negromante. Stavolta il componimento non è più in prosa ma in versi, modalità che Ariosto sente più congeniale e più adatta ad un teatro cortigiano letterariamente elevato.
Ariosto si dedica anche alla poesia volgare componendo Le Rime, scritte in vari momenti della sua vita, che raccolgono sonetti, madrigali, canzoni, Capitoli in terza rima (che costituiscono la parte più originale) ed ecloghe, su temi vari ed a volte anche su motivi autobiografici.


CAPITOLO IN TERZA RIMA:

"Capitolo in terza rima" indica un componimento di una certa ampiezza, tra i cento e i centocinquanta versi, in terza rima, in base allo schema dantesco.
Questa struttura viene usata nel XIV secolo per la poesia didascalica e allegorica, tra il XV e il XVI secolo, nell’egloga volgare e diviene il metro della satira (vedi le Satire di Ariosto) e della poesia burlesca, fino all’Ottocento quando continua ad essere usato in funzione satirica o narrativa (ve ne sono tracce in  Monti e Leopardi).

Segue un periodo di tre anni assumerà il Governatorato della Garfagnana, incarico accettato controvoglia da Ariosto, come documentato nella sua Satira V. Successivamente, rifiutato l’incarico di ambasciatore a Roma, viene chiamato a Ferrara a far parte della Magistratura dei Dodici Savi e può dedicarsi al teatro di corte. La sua ultima commedia, La Lena, considerata il capolavoro del teatro ariostesco, viene rappresentata nel carnevale del 1528.


 

LA MORTE DI ARIOSTO

Gli ultimi anni della vita di Ludovico Ariosto sono dedicati alla revisione e ampliamento del suo capolavoro, l’Orlando Furioso, la cui edizione definitiva esce a Ferrara nell’ottobre del 1532.
Dopo aver avuto due figli da due domestiche al suo servizio, il primo mai riconosciuto mentre il secondo verrà legittimato, Ariosto si innamora di Alessandra Benucci Strozzi, vedova di un mercante che frequenta la corte estense per affari, che sposa nel 1527 in gran segreto e già anziano.
Ludovico Ariosto si ammala di enterite e muore per complicazioni polmonari il 6 luglio del 1533.







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ANALISI E PARAFRASI OPERE DI LODOVICO ARIOSTO



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