Enrico IV è uno dei capolavori teatrali di Luigi Pirandello. E’ un dramma in 3 atti che verte sul tema della pazzia e nello stesso tempo sul multiforme rapporto tra uomo e personaggio, ovvero tra realtà e finzione.
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RIASSUNTO
Antefatto del dramma "Enrico IV": durante una cavalcata in costume, vent’anni prima rispetto ai tempi in cui si svolge la pièce teatrale, uno dei cavalieri che aveva scelto di impersonare Enrico IV, imperatore di Germania, disarcionato dal cavallo cade e batte la testa, quando si riprende è convinto di essere realmente il personaggio storico che stava impersonando, cioè Enrico IV.
Nel momento in cui inizia la tragedia sono passati vent’anni da quell’episodio, durante questo ventennio il protagonista ha vissuto isolato dalla società, circondato da attori che assecondando la sua follia di credersi Re Enrico IV, interpretano il ruolo di servitori e consiglieri vestiti da cortigiani, creando intorno a lui l’ambientazione di una corte reale.
Il dramma si apre con in scena il gruppo di questi personaggi intenti a discutere del loro ruolo di attori e della scena che si apprestano a recitare.
E’ attesa la visita di 5 persone che hanno chiesto di essere ricevuti in udienza da Enrico IV:
- Matilde di Spina, la donna di cui Enrico IV, fin dall’epoca della cavalcata in maschera, è innamorato;
- il suo rivale in amore, il barone Belcredi;
- Frida, figlia di Matilde e di Belcredi;
- il fidanzato di Frida, il Marchese Carlo di Nolli, nipote di Enrico IV;
- il medico alienista Dionisio Genoni.
I cinque si sono messi in mente di risolvere la follia di Enrico IV attraverso uno stratagemma.
Lo psichiatra è convinto che per farlo guarire si potrebbe provare a ricostruire la stessa scena di 20 anni prima ma al posto di Matilde far recitare la figlia che è esattamente uguale alla madre da giovane. La vista della ragazza dovrebbe farlo tornare indietro nel tempo provocando uno shock tale, da fargli tornare la ragione.
In realtà egli da molti anni ha riacquistato la ragione ma ha continuato a simulare di essere pazzo sia per prendersi gioco di tutti sia perché, scoperto che Belcredi lo ha fatto cadere intenzionalmente per rubargli l'amore di Matilde, preferisce immedesimarsi nella sua maschera per non voler vedere la realtà dolorosa della vita.
La messinscena ha un risvolto tragico infatti egli alla vista di Frida, uguale identica alla Matilde di vent’anni prima, pensa per un momento di essere pazzo davvero, rivela in maniera confusa il ruolo di finto pazzo interpretato negli ultimi anni, tenta di abbracciare Frida e alla reazione di Belcredi, che non vuole che Enrico IV abbracci la figlia, sguaina la spada e colpisce Belcredi ferendolo a morte.
Per sfuggire alle conseguenze del suo gesto egli decide quindi di fingersi pazzo per sempre, la sua finta pazzia diventa così la sua condizione definitiva, la sua condanna e la sua liberazione allo stesso tempo, egli sarà Enrico IV per tutta la vita.
Tematica della pazzia
La pazzia è un tema su cui Pirandello ha incentrato diverse sue opere. La malattia mentale ha fatto parte della vita di Pirandello e lo ha colpito profondamente in quanto la moglie soffriva di una patologia psichica e più volte venne ricoverata in strutture per le cure psichiatriche.
Nel dramma "Enrico IV" la follia rappresenta un rifugio rispetto alla sofferenza dell'esistere ed il protagonista la adotta, prima inconsciamente e poi coscientemente, quando nonostante sia guarito continua a millantare di essere pazzo, per poter sfuggire alla realtà che lo circonda.
L'alienazione mentale è un mezzo per opporre alla penosa molteplicità della realtà, la stabilità e immutabilità data dalla pazzia.
Analisi
L’Enrico IV venne rappresentato per la prima volta, al teatro Manzoni di Milano nel 1922 e riscosse un notevole successo.
Appartiene alla fase teatrale di Pirandello detta del teatro nel teatro in cui la finzione viene proposta come reale. Nel caso del dramma "Enrico IV" la pazzia determina il crearsi di una realtà diversa, una realtà teatrale, una finzione, che è reale tanto quanto la realtà concreta. Le classiche antinomie pirandelliane ne costituiscono la struttura: vita/forma, ragione/pazzia, verità/finzione.
Il personaggio di Enrico IV passa da uno stato di follia vera iniziale ad una follia simulata per l’impossibilità di rientrare in una realtà in cui non si riconosce più.
La follia non è vista da Pirandello in un’accezione negativa ma rappresenta un rifugio e lo strumento attraverso cui l’uomo può sfuggire all’angoscia esistenziale e al dramma del vivere che caratterizza la condizione umana.
Il protagonista per tutta la pièce viene sempre designato come Enrico IV, e mai si viene a conoscere e viene indicato il suo vero nome.