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LA FORMAZIONE
Luigi Pirandello nasce il 28 giugno 1867 a Girgenti (poi Agrigento) da Stefano Pirandello, di origine ligure, garibaldino, e da madre siciliana, Caterina Ricci Gramitto, figlia di un esponente della rivoluzione siciliana del 1848-49.
La famiglia è di tradizione garibaldina e antiborbonica ed è proprietaria di alcune zolfare.
Fin da ragazzo, Luigi Pirandello, ha difficoltà di comunicazione coi genitori e soffre d’insonnia. Incoraggiato dalla madre manifesta molto giovane la sua vocazione letteraria.
Compie gli studi liceali a Palermo, poi, nel 1886, si iscrive prima all'università di Palermo, per passare in seguito alla Facoltà di Lettere dell'università di Roma. A causa di un contrasto con il preside, il latinista Onorato Occioni, Pirandello si trasferisce all'università di Bonn, dove nel 1891 si laurea in glottologia con una tesi sull’evoluzione fonetica del dialetto di Girgenti, dal titolo: Voci e suoni del dialetto di Girgenti.
GLI INIZI LETTERARI
Nel 1889 Luigi Pirandello scrive i suoi primi versi,Mal Giocondo, e nel 1891 Pasqua di Gea, raccolta che dedica a Jenny Schulz-Lander, di cui, a Bonn, si era innamorato.
Rientrato in Italia nel 1892, Pirandello, fermamente deciso a dedicarsi alla sola letteratura, si stabilisce a Roma, dove vive con un assegno mensile del padre. E’ in questo periodo che compone le Elegie renane e traduce Elegie romane di Goethe.
A Roma Pirandello conosce e stringe amicizia con il conterraneo Luigi Capuana, che lo spinge verso la prosa e lo introduce negli ambienti culturali romani. Pubblica così le prime novelle e il suo primo romanzo, uscito nel 1901 con il titolo L'esclusa.
Nel 1894 sposa, con matrimonio combinato tra le famiglie, Antonietta Portulano, figlia di un socio d’affari del padre. Si stabilisce definitivamente a Roma, dove nascono i tre figli Stefano (1895), Rosalia (1897) e Fausto (1899), ed insegna stilistica italiana presso l'Istituto Superiore di Magistero, con incarico stabile fino al 1922.
GLI ANNI DIFFICILI
L'allagamento di una miniera di zolfo porta la famiglia Pirandello ad un grave dissesto economico: il padre Stefano perde insieme al proprio capitale anche la dote della nuora. La moglie di Luigi Pirandello, già sofferente di nervi, manifesta i primi segni della malattia psichica di cui soffrirà per tutta la vita. Pirandello si avvicina alle teorie della psicanalisi di Freud per studiare i meccanismi della mente umana e poter essere d’aiuto alla moglie.
Per arrotondare l’esiguo stipendio universitario, Pirandello impartisce lezioni private ed intensifica la sua collaborazione a riviste e a giornali.
IL SUCCESSO LETTERARIO
Nel 1904 per Luigi Pirandello arriva il primo vero successo letterario con Il fu Mattia Pascal, romanzo divulgato a puntate sulla “Nuova Antologia”.
Nel 1908 pubblica due saggi: Arte e scienza e L'Umorismo, grazie ai quali ottiene la nomina a professore universitario di ruolo.
Nel 1909 inizia la sua collaborazione, che durerà fino alla morte, con il “Corriere della Sera”, su cui vengono pubblicate le sue novelle e la prima parte del romanzo I vecchi e i giovani (la seconda esce in volume nel 1913).
L’attività teatrale di Luigi Pirandello, iniziata nel 1910 con i 2 atti unici: Lumiè di Sicilia ed Epilogo, si intensifica nel 1915-'16. Egli scrive alcune celebri opere teatrali: Pensaci Giacomino!, Liolà (1916); Così è (se vi pare) , Il berretto a sonagli, Il piacere dell'onestà (1917); Ma non è una cosa seria e Il gioco delle parti (1918).
Nel 1919 la moglie viene ricoverata in casa di cura dove rimarrà fino alla morte, nel 1959.
La fama mondiale di Luigi Pirandello arriva con il romanzo Sei personaggi in cerca d’autore (1921).
L’ADESIONE AL FASCISMO
Nel 1924 Pirandello aderisce al Fascismo, con un telegramma a Mussolini: “se mi stima degno di entrare nel Partito nazionale Fascista pregierò come massimo onore tenermi il posto del più umile gregario”.
Lo scrittore ottiene così appoggi e finanziamenti per la Compagnia del Teatro d'Arte di Roma da lui fondata e che, sotto la sua direzione, porta in tournée per il mondo, per tre anni (fino al 1928), il teatro pirandelliano. Luigi Pirandello si lega sentimentalmente alla giovanissima, Marta Abba, che debutta nella compagnia teatrale e ne diventa la “prima attrice”.
Nel 1925 Pirandello firma il Manifesto degli Intellettuali fascisti, redatto da Giovanni Gentile. Si manifestano presto dei dissapori con le autorità fasciste e nel 1927 strappa la tessera del partito e dichiara la propria apoliticità.
GLI ULTIMI ANNI
Nel 1926 esce in volume il settimo e ultimo romanzo dello scrittore: Uno, nessuno e centomila. Nel 1928 con il drammaLa nuova colonia ha avvio l'ultima stagione teatrale pirandelliana, basata sui “miti” moderni, che termina con l'opera incompiuta I giganti della montagna.
Nel 1929 a Pirandello viene conferito il titolo di Accademico d’Italia: per la fama raggiunta nel mondo come drammaturgo.
Nel 1934 riceve il premio Nobel per la letteratura con la seguente motivazione: “Per il suo coraggio e l’ingegnosa ripresentazione dell’arte drammatica e teatrale”.
Lo scrittore e drammaturgo si ammala di polmonite mentre segue le riprese a Cinecittà di un film tratto dalla sua opera Il fu Mattia Pascal. Pirandello muore nella sua casa romana il 10 dicembre 1936. Lascia scritte le sue ultime volontà: “Sia lasciata passare in silenzio la mia morte. Agli amici, ai nemici preghiera non che di parlarne sui giornali, ma di non farne pur cenno. Né annunzi né partecipazioni. Morto, non mi si vesta. Mi s’avvolga, nudo, in un lenzuolo. E niente fiori sul letto e nessun cero acceso. Carro d’infima classe, quello dei poveri. Nudo. E nessuno m’accompagni, né parenti, né amici. Il carro, il cavallo, il cocchiere e basta. Bruciatemi. E il mio corpo appena arso, sia lasciato disperdere; perché niente, neppure la cenere, vorrei avanzasse di me. Ma se questo non si può fare sia l’urna cineraria portata in Sicilia e murata in qualche rozza pietra nella campagna di Girgenti, dove nacqui.”.