Il racconto Ultimo viene il corvo, scritto nel 1946, è tratto dalla raccolta omonima. In seguito, è confluito nella sezione Gli idilli difficili dei Racconti (1958).
Indice degli argomenti:
RIASSUNTO
Un ragazzotto di montagna incontra nel bosco, per puro caso, una banda partigiana in sosta ad un ruscello.
Il ragazzo sconvolge tutti per la mira infallibile che dimostra: per catturare le trote che nuotano nell’acqua, mentre i partigiani avrebbero voluto buttare una bomba nel torrente per ucciderle tutte, lui le colpisce, sparando con il fucile preso in prestito ad un partigiano, a mano a mano che affiorano e le centra in pieno ad una ad una.
Il capo dei partigiani, colpito dalla sua abilità di tiratore, lo recluta immediatamente e gli consegna un fucile.
I partigiani riprendono quindi il loro cammino e mentre si addentrano nella boscaglia il ragazzo inizia a sparare, per puro divertimento, non riesce a farne a meno e colpisce i più diversi bersagli: uccelli, sassi, pigne, ghiri.
Nonostante il capo gli intimi di smetterla, perché tutto quel baccano potrebbe costituire un pericolo, il ragazzo continua a sparare, a destra e a manca, finché gli viene requisito il fucile ma lui continua a seguire il gruppo con la speranza di riavere l’arma.
Al far della notte il gruppo si accampa in una baita. All’alba, mentre tutti ancora dormono, il ragazzo si sveglia, ruba un fucile, il più bello, e si allontana per sparare.
Mentre è intento a sparare a qualsiasi cosa gli capiti a tiro si imbatte in un gruppo di soldati nazisti con i quali inizia una battaglia. Accorrono in difesa del ragazzo anche i partigiani, svegliati dagli spari.
Mentre la battaglia imperversa, il ragazzo si mette ad inseguire uno dei nazisti che, rimasto senza il suo fucile, scappa nella boscaglia.
Arrivato in una radura il soldato si nasconde dietro l’unico masso che può offrirgli un riparo ma da cui non può più muoversi perché sotto il costante tiro del ragazzo. Questi non lo perde di vista un attimo, aspetta solo il momento buono per colpirlo e nel frattempo, per riempire il tempo dell’attesa si diverte a sparare ad ogni cosa nelle vicinanze del nascondiglio del nazista.
Quando, sopra i due avversari arriva il corvo, che vola a giri lenti, il soldato spera che questo avvenimento sia la sua salvezza, egli pensa che il ragazzo attirato dalla nuova preda si possa distrarre, momentaneamente, per abbatterla, ed egli possa approfittare di quel momento di distrazione per fuggire.
Ma il ragazzo non spara al corvo, i secondi passano e non segue nessuno sparo, forse, pensa il nazista, non l’ha visto e così si alza per indicarglielo, in quel momento un proiettile lo colpisce inesorabilmente al cuore, “giusto in mezzo a un’aquila ad ali spiegate che aveva ricamata sulla giubba”.
AMBIENTAZIONE
Il racconto si svolge in uno spazio non geograficamente precisato, è un paesaggio montano ma non viene specificato quali montagne.
La storia ha luogo quasi sempre all’aperto (tranne che per la notte nella baita dei pastori), nella natura.
IL PROTAGONISTA
Il protagonista viene descritto da Calvino come un ragazzotto montanaro, con la faccia a mela. Questa definizione è l’unico tratto descrittivo che ci dà Calvino del personaggio e vuole trasmettere l’immagine della sua ingenuità e naturalezza.
Del ragazzo non si viene a conoscere neppure il nome, né l’età, né se abbia una famiglia, si sa solo che ha una mira eccezionale. Ama sparare e spara, per divertimento e per dimostrare la sua bravura, a qualsiasi cosa, animata e inanimata, qualsiasi cosa gli capiti a tiro: trote, sassi, pigne, uccelli, lepri, soldati tedeschi.
E’ un ragazzo cinico e assassino ma lo è in maniera ingenua, sembra non si renda conto di ciò che fa. Non trapela crudeltà, il ragazzo sembra vivere tutto come un gioco, un divertimento che lo porta casualmente ad uccidere il nemico, perché non spara per uccidere ma solo perché affascinato dal colpire la preda.
La tragica realtà della guerra si trasforma così in un divertimento incantato.
ANALISI DEL TESTO
Il racconto Ultimo viene il corvo è nello stesso tempo:
- Un racconto di argomento partigiano in cui fatti e particolari sono descritti con precisione realistica;
- Una favola in cui la realtà assume un aspetto onirico.
Calvino in questo racconto dà alla realtà una dimensione favolosa, depotenzia la dinamica militare creando una atmosfera vaga e sospesa in cui la guerra partigiana è trasfigurata in senso fantastico.
L’intreccio di modi realistici e modi favolosi dà vita ad un testo in cui malinconia e ironia si fondono nell’interpretazione della condizione umana.
IL NAZISTA
Nella conclusione il punto di vista è quello del soldato nazista, sono i suoi occhi e i suoi pensieri che ci raccontano gli ultimi accadimenti della vicenda.
Questo permette a Calvino di evidenziare il contrasto tra i due personaggi:
- Il ragazzo dominato da un’unica emozione: colpire la preda;
- Il nazista disperato e terrorizzato.
Il lettore è così portato a schierarsi con la parte più debole, il nazista, ovvero colui che dovrebbe rappresentare il male, il nazista.
La scelta di introdurre punti di vista insoliti è caratteristica della narrativa di Calvino, spinge a guardare oltre, e permette allo scrittore di dare il suo messaggio morale e civile: la condanna della guerra e della violenza.
IL CORVO
Quando rialzò il capo era venuto il corvo, con questa frase Calvino introduce nel racconto il corvo.
Non a caso egli non usa l’articolo indeterminativo un ma il determinativo il per indicare che non si tratta di un qualsiasi corvo ma di qualcosa di unico, ha una valenza simbolica, rappresenta il destino che incombe sul soldato. La scena finale si carica così di una fatale aspettativa di morte.
TEMATICA
La tematica di fondo del racconto è l’amara consapevolezza della problematicità della condizione umana, costantemente in equilibrio tra il bene e il male, il giusto e l’ingiusto.
STILE
Racconto rapido, immediato ed essenziale che non si sofferma sui dettagli descrittivi e psicologici ma che si esprime attraverso la narrazione delle azioni.
Calvino parte dalla realtà per approdare in una dimensione irreale, delineando attraverso la ricchezza di particolari un quadro fantastico più che realistico.
Il racconto è affidato ad un narratore esterno e lo stile è caratterizzato da periodi brevi, organizzati in sequenze agili.
RITMO
Il ritmo è rapido e potenziato dall’uso frequente dei due punti che segmenta alcune frasi:
Una increspatura saettò alla superficie: un’altra trota. Sparò: ora galleggiava morta; Eccone una: sparò; cercò un altro bersaglio: un ghiro!...
Il ritmo si accelera ulteriormente nelle sequenze dell’inseguimento del soldato:
Ad un tratto il proiettile gli sfiorò una guancia. Si voltò... Si buttò... Sentì... sbucò e sparò... L’inseguì... Gli bruciò....
Nella parte finale una serie di punti interrogativi pone il lettore nell’aspettativa angosciante della morte:
Forse il corvo era troppo alto?... Si metteva a tirare alle pigne, adesso? A una a una colpiva le pigne che cascavano con una botta secca... Possibile che il ragazzo non lo vedesse?... Là c’è il corvo!.
LINGUAGGIO
Le frasi e i dialoghi utilizzano espressioni informali del parlato:
C’è pieno di trote… Cosa vuole questo?... Cribbio…Questo non ne sbaglia una… Se lui sta attento agli uccelli non sta attento a me. Appena tira io mi butto….
Uso della figura retorica della metonimia quando il ragazzo colpisce un leprotto:
…quando lo fermò una botta del ragazzo… - sta per: quando lo fermò un colpo di fucile del ragazzo – l’effetto per la causa: l’effetto, cioè il rumore dello sparo (botta), viene usato per indicare la causa che l’ha prodotto (il colpo di fucile).