Henri Eugène Paul Gauguin, esponente del post-impressionismo, nasce a Parigi il 7 giugno 1848.
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Famiglia d'origine di Gauguin
La famiglia di Paul Gauguin appartiene alla media borghesia parigina:
- il padre è Clovis Gauguin, giornalista radicale del giornale di tendenza repubblicana Le National,
- e la madre è Aline Marie Chazal, di origine peruviana, figlia dell’incisore André Chazal e di Flora Tristan, socialista parigina protofemminista, figlia di un colonnello peruviano fuoruscito.
Quando nel 1949 in Francia sale al governo, con un colpo di Stato, Napoleone III, la famiglia di Gauguin è costretta ad abbandonare il Paese e a trasferirsi in Perù, perché Le National si era schierato contro Luigi Napoleone.
Il padre di Gauguin muore durante la traversata ed il piccolo Paul trascorrerà la sua prima infanzia dai parenti materni in Perù.
Formazione
A sette anni l’artista rientra a Parigi con la madre per studiare in un collegio e poi, stabilitisi per un periodo a Orleans, nel liceo di questa città.
I risultati scolastici sono piuttosto scarsi e questo non permette al giovane Gauguin di iscriversi, come avrebbe voluto, alla Scuola Navale.
A diciassette anni decide comunque di iniziare la carriera marittima per cui si imbarca a Le Havre su un mercantile diretto in Sudamerica. Rimane in giro per il mondo per due anni e rientra in Francia a fine 1867.
Svolge il servizio militare sull’incrociatore Jérome-Napoleon, esperienza che lo porta ad arrivare sino al circolo polare artico. Quando scoppia la guerra franco-prussiana partecipa alle operazioni belliche a Boulogne, nel Mediterraneo e ad Algeri.
Alla fine della guerra rientra a Parigi ed inizia una vita da perfetto borghese, perseguendo la carriera nel mondo degli affari, come agente di cambio in Borsa.
Conduce una vita benestante, si sposa nel 1873 con una ragazza danese, Mette Sophie Gad, dalla quale ha cinque figli (Emile, Aline, Clovis, Jean-René, Paul).
Inizi artistici
Disponendo di buone entrate economiche inizia a collezionare quadri contemporanei (Degas, Cezanne, Pissarro), ed è così che entra in contatto con l’ambiente artistico impressionista, conosce e diventa amico di Camille Pissarro e di Cezanne.
Comincia a dipingere da autodidatta.
Il suo paesaggio, Sottobosco a Viroflay
Pur continuando la sua attività di agente di cambio, apre uno studio in rue Carcel, si lega al movimento impressionista e partecipa alle ultime cinque mostre impressioniste (1879-1886).
L’opera Suzanne che cuce
Più che i riconoscimenti sono le circostanze a determinare che la sua scelta di vita verta definitivamente sulla carriera artistica, perché con la crisi economica del 1882 Gauguin perde il suo lavoro in Borsa, rimane disoccupato e decide, a 34 anni, di abbandonare il mondo della finanza per dedicarsi totalmente alla pittura.
Nonostante dimostri da subito di avere talento naturale fatica a mantenere il livello economico a cui è abituato, decide quindi di lasciare Parigi, si reca prima a Rouen da Pissarro, poi in Bretagna e infine, con moglie e figli, in Danimarca a Copenaghen dove inizia a lavorare come rappresentante.
Anche in Danimarca continua a dipingere ed organizza una mostra, ma le sue opere vengono ignorate dalla critica ed egli capisce di non potersi riadattare alla vita cittadina per cui abbandona la famiglia.
Alla ricerca di nuovi valori autentici e primordiali da contrapporre alla fatuità delle mode culturali, inizia una serie di spostamenti per trovare luoghi incontaminati e puri: torna in Bretagna, a Pont-Aven e poi decide di imbarcarsi per Panama e per la Martinica, assieme al pittore Charles Laval, in un viaggio patrocinato dal Ministero per l’Istruzione pubblica e le Belle Arti con l’obiettivo di studiare i costumi e i paesaggi di quei paesi.
Dopo un paio d’anni, nel 1888 ritorna prima in Bretagna, poi di nuovo a Pont-Aven, infine in Provenza ad Arles, ospite dell’amico Van Gogh, convivenza che si conclude drammaticamente con una violenta lite.
Nei tre anni seguenti si sposta tra:
- Parigi, dove entra in contatto con i poeti simbolisti e nel 1891 conosce Mallarmè,
- e la Bretagna, a Le Pouldu, piccolo villaggio di pescatori, dove dipinge il Cristo giallo
, ispirato ad un legno policromo dell’artigianato locale.
Il sintetismo
L’esperienza impressionista per Gauguin è transitoria e la sua ricerca, pur risentendo ancora in alcune opere dell’influenza di Degas e di Pissarro, matura verso un linguaggio sintetico e anticonvenzionale ed in breve riesce a formulare uno stile originale e personale.
L’esperienza bretone si rivela fondamentale per l’elaborazione di un suo stile, il sintetismo, alla cui base ci sono:
- Diversi modelli della pittura, da Delacroix a Manet, agli impressionisti e a Seurat;
- La conoscenza delle stampe giapponesi, ne è una testimonianza il dipinto L'onda
(1888) che risente dell’influenza dell’artista giapponese Utagawa Hiroshige; - Il primitivismo espressivo dell’arte popolare e della scultura bretone;
- Il cloisonnisme delle vetrate gotiche. La tecnica del cloisonnisme, appresa dall’amico Emile Bernard, lo porta a delimitare campiture di colore uniformi e piatte con linee di contorno marcate e nette, così come nelle vetrate venivano accostati pezzi di vetro colorati delimitati dalle piombature.
Gauguin progressivamente abbandona l’adesione al naturalismo, si allontana sempre più dal reale verso forme irrazionali e colori innaturali e simbolici privi di qualsiasi riferimento naturalistico, sino a giungere ad una pittura:
- carica di simbolismo primordiale,
- basata su forme semplificate, immagini sintetiche (da qui il nome di sintetismo),
- bidimensionale attraverso la riduzione dello spazio prospettico,
- dalle linee di contorno ben definite.
Approda ad una visione antinaturalistica, che diventa la sua caratteristica peculiare e attraverso cui egli vuole riprodurre la realtà non com’è oggettivamente ma come viene percepita intimamente; per lui la pittura deve essere lo specchio del mondo interiore.
Il primo mezzo attraverso il quale vuole rappresentare lo stato d’animo è il colore a cui Gauguin attribuisce un valore emozionale e simbolico.
I colori non corrispondono necessariamente al vero, alla realtà ma sono espressione di un modo di vedere dell’artista che stacca il colore dalla sua corrispondenza a quello che gli occhi vedono per farlo diventare pura espressione pittorica o simbolica, per cui per esempio le fronde degli alberi non sono verdi ma rosse, o viola o qualsiasi altro colore che il pittore percepisca.
Gauguin predilige l’uso dei colori primari (rosso, giallo, blu), più che dei complementari, e li stende con ampie campiture piatte.
L’opera più rappresentativa della fase simbolista e sintetista dell’artista è La visione dopo il sermone
Esotismo
Fin dal suo primo viaggio, il fascino delle terre esotiche, del primitivo e del mondo incontaminato rimane ben radicato in Gauguin e la nostalgia per quei luoghi ben presto si fa sentire.
Gauguin, nella speranza di realizzare la sua opera senza alcun condizionamento, riprende nel 1891 i suoi viaggi oltre oceano, dopo aver organizzato una vendita delle sue opere a Parigi, all’Hotel Drouot, per potersi finanziare, ed arriva fino ai domini francesi della Polinesia e delle Isole Marchesi.
Approda a Tahiti, nella Polinesia francese, dove a Papeete inizia la sua convivenza con una giovane ragazza maori, Tehura, ed entra a far parte della comunità del luogo, con un coinvolgimento totale con la cultura dei popoli polinesiani.
Le sue opere si arricchiscono di esotismo. Il gusto per le forme semplici e massicce dei dipinti bretoni adesso sfocia nel primitivismo esotico, di cui Gauguin diventa uno dei principali esponenti.
Inizia la redazione del manoscritto Ancien Culte Mahorie (Antico Culto Maori) che contiene 25 illustrazioni ad acquarello.
Rientra nel 1893 in Europa, dove:
- Espone otto tele tahitiane all’Esposizione Libera di arte moderna a Copenaghen;
- A Parigi pubblica, insieme a Charles Morice, un’opera dal titolo Noa Noa, una specie di diario romanzato in cui descrive la sua esperienza tahitiana, per far comprendere la sua arte e spiegarne il contenuto simbolico;
- prende parte ad una mostra alla galleria Durand-Ruel che però non riscuote successo;
- sistema con un allestimento esotico un atelier in rue Vercingétorix in cui organizza incontri, serate intellettuali con artisti e letterati.
Inizia una breve relazione con Annah Martin, giovanissima ragazza di origini malesi. Durante una rissa con dei marinai a Concarneau viene ferito ad una gamba e finisce in ospedale, mentre è ricoverato Annah torna a Parigi e svaligia l’atelier del pittore, derubandolo di tutto ma lasciandogli però i quadri.
Amareggiato, già malato e senza soldi, rientra definitivamente nel 1895 a Tahiti e poi nelle isole Marchesi, dove dipinge alcune delle sue opere più importanti, tra cui:
- Te Arii Vahine
(La donna del Re) – ricco di riferimenti stilistici e simbolici e che l’artista considera la sua opera più riuscita;
- Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?
– opera carica di simboli e significati, di dimensioni monumentali che rappresenta lo svolgersi della vita di un uomo dall’infanzia alla vecchiaia;
Ha una compagna, Pahura, che gli dà due figli. Tira avanti con la vendita di alcuni quadri, lasciati a Parigi, e qualche lavoro occasionale come disegnatore e redattore di riviste satiriche.
Gli ultimi anni della sua vita saranno funestati dalla:
- morte dell’amata figlia Aline e del figlio Clovis,
- da un tentativo di suicidio,
- da malattie,
- dalla povertà,
- ed anche da un periodo di carcere accusato di aver istigato gli indigeni alla ribellione.
Muore a 53 anni, l’8 maggio 1903, sull’isola di Hiva Oa nell’arcipelago delle Marchesi, per le conseguenze della sifilide contratta molti anni prima.
La sua esperienza artistica sarà fondamentale per gli artisti fauves, i nabis e l’espressionismo tedesco del gruppo Die Brucke.