Pietro Longhi dopo essersi cimentato nella pittura sacra e mitologica entra a far parte della pittura di genere, arte che tratta soggetti di vita comune con personaggi anonimi e che si basa sulla minuziosa rappresentazione degli episodi più frequenti di vita quotidiana dei diversi ceti sociali, in tono leggermente caricaturale.
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VITA DI PIETRO LONGHI
Pietro Longhi (vero cognome Falca) nasce nel 1702 e muore nel 1785 a Venezia. Longhi appartiene alla generazione di artisti nata tra il XVII e il XVIII secolo, attiva nell’ultima fase del Rococò. Dopo un apprendistato presso Antonio Balestra - come testimoniano gli affreschi, Caduta dei giganti, che ornano il soffitto e le pareti laterali dello scalone principale di Palazzo Sagredo a Venezia - si forma alla scuola bolognese di Giuseppe Maria Crespi, cambia completamente stile e genere e diviene pittore di costumi.
PITTURA COME RICORDO DI OCCASIONE
Pietro Longhi ritrae eventi di vita quotidiana dell’aristocrazia veneziana a lui contemporanea in maniera molto realistica. Le sue tele sono sempre di piccolo formato e raffigurano momenti tipici del mondo dei nobili: salotti, interni di palazzi veneziani, ambienti esterni come alcune piazzette di Venezia, ecc. L’attenzione ad eventi assolutamente privi di rilievo collega Longhi alla produzione europea del quadretto familiare ed a quello che in Inghilterra viene chiamato “conversation piece”, ricordo d’occasione.
Accanto alla vita aristocratica Longhi ritrae anche scene di vita borghese e popolana con altrettanta vivacità, malizia e leggera ironia.
L'IRONIA DI LONGHI
C’è sempre un po’ d’ironia nelle opere di Longhi, non si tratta però di una satira pungente, egli descrive il mondo dell’epoca ironizzando sulle usanze ed etichette in maniera bonaria, senza nessun accenno di critica sociale, diverte senza offendere nessuno. Probabilmente Longhi conosce l’opera dell’inglese Hogarth, artista che rappresenta in modo ironico la nobiltà inglese.
LONGHI CRONISTA DELLA VITA VENEZIANA
Pietro Longhi gode di grande successo in patria tanto che si determina una vera e propria moda “longhiana” che porta ad un gran numero di imitatori.
Nelle sue tele ritroviamo la stessa atmosfera delle commedie di Goldoni, le ambientazioni sono discrete, in contesti privati ed intimi. Goldoni stesso, contemporaneo di Pietro Longhi, ne ammira le opere e gli dedica un sonetto in cui sottolinea una sostanziale consonanza di intenti ed indica l'opera di Longhi quale versione pittorica del suo teatro.
Lo spaccato di vita settecentesca che ci offrono i dipinti di Pietro Longhi rappresenta una preziosa testimonianza di costume grazie alla quale è possibile ricostruire nei dettagli le abitudini quotidiane soprattutto del ceto aristocratico veneziano. Nonostante la ripetitività delle sue tele può essere considerato un innovatore perché ritrae con verità la vita del suo tempo a Venezia, documentando in tal modo come si svolgeva la vita in certi ambienti nobiliari.
Evidenziando un particolare, come un gesto, cerca di evocare l’essenza di una situazione.
Nei ritratti di famiglia dell’aristocrazia veneziana appare la crisi di questo ceto nobiliare. I nobili hanno abiti molto eleganti, case lussuose ma sono figurine rigide, sembrano manichini in posa, i volti sono fissi, immobili. Vuol fare capire che questa classe sociale è priva di gioia e di volontà.
STILE E OPERE
Pietro Longhi dipinge con pennellate rapide, a piccoli tocchi, a punta di pennello.
Tra le prime opere dell’artista una serie di pastori e pastorelle rivela nettamente l’influenza di Crespi, con i suoi colori corposi illuminati da una luce fredda.
La prima scena datata di vita veneziana è il dipinto: Il Concerto del 1741.
Successivamente Longhi alternò la pennellata densa, alla Crespi, con un tocco più chiaro, fluido e trasparente, come risulta dalle opere della serie Vita della dama, in particolare la Toilette o La presentazione. L’interesse per la vita quotidiana del popolo emerge in opere come La venditrice di ciambelle e Il cavadenti che raccontano episodi di vita di strada.
Fino al 1770 lo stile di Longhi rimane uniforme poi il suo sguardo sulla realtà diviene più dettagliato e pungente, come nel famoso dipinto Il Rinoceronte.
Dopo il 1770 l’arte di Longhi sembra impoverirsi, la qualità dei suoi dipinti perde finezza, i colori divengono smorti e spenti.
Muore a Venezia l’8 maggio del 1785, per “mal di petto”, dopo una breve malattia.