ANALISI DIPINTO
Raffaello soggiorna dal 1504 al 1508 a Firenze, dove può studiare i grandi maestri fiorentini e dove lavora per alcune grandi famiglie di mercanti. E’ un periodo di straordinaria maturazione artistica a cui appartengono le numerose Madonne raffaellesche.
In questi anni Raffaello elabora alcune varianti sul gruppo della Madonna col Bambino e San Giovannino (a cui appartengono per esempio: la Madonna del Belvedere e la Belle Jardinière), tra cui la Madonna con Gesù Bambino e San Giovannino, detta Madonna del cardellino, in cui riesce a fondere le esperienze fatte fino ad allora fra Urbino e Firenze.
Indice degli argomenti:
Schema compositivo
La composizione è di forma piramidale, con i protagonisti legati da una concatenazione di sguardi e gesti.
I 3 personaggi interagiscono tra loro, con la Madonna che rivolge uno sguardo amorevole ai due bambini che a loro volta si guardano.
Modelli di riferimento
Nell’opera si riscontrano in particolare riferimenti a Leonardo e Michelangelo.
Gli aspetti del dipinto riconducibili al modello di Leonardo emergono:
- nella resa atmosferica del paesaggio di fondo, che lo sfumato di tipo leonardesco dissolve all’orizzonte;
- nell’andamento cuspidato del gruppo di figure e nell’intreccio degli sguardi ravvisabile nel paragone con soggetti, come il cartone preparatorio Sant’Anna con la Vergine, il Bambino e San Giovannino.
Il richiamo a Michelangelo emerge invece:
- nella posa della Vergine e del Bambino assai simile a quella della Madonna di Bruges scolpita da Michelangelo Buonarroti solo qualche anno prima.
Cartone
Sant’Anna con la Vergine, il Bambino e San Giovannino
Leonardo (1498-1500)
Scultura
Madonna col Bambino di Bruges
Michelangelo (1501)
Descrizione dell’opera
Immersi in un ampio paesaggio fluviale, dall’orizzonte contornato da alberelli, dal profilo di una città e da un ponte a sinistra, si trovano in primo piano le figure rappresentate:
- La Madonna seduta su una roccia che regge nella mano sinistra un testo sacro aperto;
- Gesù Bambino, a destra, stretto tra le ginocchia materne;
- San Giovannino, abbracciato alla Vergine, a sinistra.
Analisi dell'opera
La Madonna distraendosi dalla lettura del testo sacro che tiene nella mano sinistra osserva amorevole i due fanciulli che giocano con un cardellino. La Vergine accarezza dolcemente San Giovannino che è nell’atto di mostrare a Gesù il cardellino posato tra le sue mani, per una carezza.
L’opera è una rappresentazione dell’affettuosità, i gesti appaiono semplici, eleganti e tenerissimi, i volti aulici e le proporzioni delicate e armoniose.
Raffaello riesce a creare immagini di una bellezza ideale, armoniosa che acquista vitalità e dinamismo grazie all’intenso scambio di sguardi e di gesti che uniscono insieme le figure e alla grazia delle espressioni, estremamente naturali.
Prevalgono sentimenti di serenità, semplicità, dolcezza e spiritualità con cui Raffaello umanizza le figure sacre e dà loro dei sentimenti.
Sullo sfondo il paesaggio si perde nei vapori della lontananza mentre più in primo piano spiccano alcuni esili alberi che, più volte imitati, diventeranno una caratteristica della pittura del ’500.
Simbologia
Il cardellino con la caratteristica livrea su cui spicca la mascherina facciale di colore rosso scuro, prelude alla vita futura di Gesù e al sangue che verrà versato sulla croce, ovvero simboleggia la passione di Cristo (secondo la tradizione durante la salita al Calvario un cardellino si sarebbe posato sulla testa del Messia per estrarre le spine che gli cingevano il capo sporcandosi così le piume con il sangue di Gesù).
Approfondimento:
Committenza
La Madonna del Cardellino viene realizzato per Lorenzo Nasi, ricco commerciante di panni di lana, di cui Raffaello era diventato amico. L’occasione è il matrimonio di Lorenzo Nasi con Sandra di Matteo Canigiani, celebrate il 23 febbraio 1506 e l’opera venne destinata ad abbellire la loro casa di via de’ Bardi.
Nel 1547 uno smottamento del terreno (di Costa San Giorgio) causò il crollo della casa dei Nasi e l’opera restò sotto le macerie e venne danneggiata.
Fu il figlio di Lorenzo Nasi a recuperare i pezzi e farli ricomporre affidando, probabilmente, il restauro dell’opera a Ridolfo Ghirlandaio, amico e coetaneo di Raffaello.
A circa a metà del 1600 l’opera acquistata dai Medici va a far parte della collezione medicea.