ANALISI DIPINTO
L’opera di Parmigianino (Girolamo Francesco Maria Mazzola), Madonna  con il Bambino e Angeli, comunemente detta “Madonna dal collo lungo”,  è una delle tele più note del Manierismo  italiano.
Elena Baiardi Tagliaferri, sorella del protettore dell’artista, la commissiona  al pittore per destinarla alla Chiesa dei Servi di Parma ma l’opera rimane incompiuta per la precoce morte dell’autore,  lo sfondo infatti ed altri particolari sono incompleti.
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Descrizione del dipinto
Nel  dipinto “Madonna dal  collo lungo” Parmigianino esprime una bellezza particolare, molto artificiosa e  raffinata. 
Tutte le figure sono allungate, anche la Vergine, la cui fisionomia è sinuosa  e con un innaturale lungo collo. La Madonna ha inoltre una posa  ambigua, instabile e non si capisce bene dove sia seduta, anzi non si sa se sia  realmente seduta o solo appoggiata.
L’acconciatura è molto raffinata. La veste bianca  si increspa e aderisce molto all’anatomia del corpo, si vede addirittura  l’ombelico. Sulle spalle indossa un manto blu. Le tinte sono fredde.
La mano destra, dalle dita affusolate, tocca lievemente il cuore ed il suo sguardo è rivolto verso il basso con un leggero sorriso, tuttavia appare distaccata.
La  Madonna tiene in grembo un inquietante bambino addormentato, dal corpo molto  allungato e il volto quasi da vecchio, gli occhi chiusi. Dorme ma sembra morto,  il corpo nudo e pallido, le braccia cadenti e la posa abbandonata. Con questa  scelta l’artista vuole anticipare il futuro del Bambino, è un preludio della  sua morte, sottolineato anche dalla posizione  iconografica tipica del corpo di Cristo deposto; il Cristo morto  sulle gambe della madre (stessa posa della Pietà di Michelangelo).
Gli sguardi di tutti convergono verso il corpo inerme di Cristo.
Asimmetria nella composizione
La composizione della “Madonna dal collo lungo” è asimmetrica,  vistosamente sbilanciata verso gli angeli che si affollano intorno alla Madonna  e al Bambino, tutti schiacciati sulla sinistra mentre a destra lo sguardo si  spinge in profondità.
 Le figure  maschili sono molto femminili, androgene, ambigue. Sono angeli, non puttini, ma adolescenti ed appaiono le figure più dinamiche che evocano la vivacità e la curiosità di  bambini comuni e non di esseri celesti.
In particolare un giovane efebo all’estrema  sinistra ha un’anfora e sopra l’anfora è tracciata una croce, anche in questo  modo si richiama il futuro mostrando al Bambino la prospettiva del martirio in  croce.
La luce che illumina le figure proviene da  sinistra. I colori sono freddi, predominano il blu e l’avorio. La prospettiva è  assente.
Ambientazione
L’ambientazione è abbastanza vaga, non si sa se sia  un interno o un esterno perché a sinistra c’è un drappeggio ma dietro alla  Madonna c’è un paesaggio.
       Anche l’architettura  risulta incompiuta con un’enorme colonna classica priva di  capitello e sullo sfondo un paesaggio nuvoloso. Accanto ad essa un uomo dalle dimensioni  sproporzionate, estremamente ridotte; si tratta del profeta San Gerolamo nell’atto  di srotolare una pergamena mentre guarda indietro sopra la propria spalla. Alla  sua sinistra doveva presumibilmente essere dipinto un altro personaggio di cui  si intravede il disegno di un piede. 
Tutte le ambiguità del dipinto portano a pensare  che Parmigianino stia rinunciando ai canoni proporzionali del Rinascimento per  sperimentare.
  



