Edvard Munch è il più importante dei pittori norvegesi e uno dei precursori dell’espressionismo. La sua opera influenza in maniera determinante lo sviluppo delle successive esperienze artistiche tedesche e austriache. I grandi temi sociali e psicologici che caratterizzano la sua epoca storica sono tutti presenti nella sua produzione artistica: la disumanizzazione della società borghese, la solitudine umana, l’angoscia esistenziale, l’incertezza del futuro, la crisi dei principali valori etici e religiosi.
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GLI ANGELI CUSTODI DI MUNCH: MALATTIA E PAZZIA
Munch nasce a Loten, in Norvegia, il 12 dicembre del 1863, ma ben presto la sua famiglia si trasferisce a Christiania (odierna Oslo). Munch ha un’infanzia difficile e una vita tragica piena di lutti e traversie: a cinque anni perde la madre e a dodici la sorella maggiore Sophie, entrambe per tisi, un fratello muore per annegamento e Lara, l’altra sorella è affetta da crisi psichiche.
Eventi che influiscono in maniera decisiva sulla maturazione del suo pensiero fortemente negativo e che gli fanno decidere non avere una famiglia per non trasmettere ad eventuali figli la tendenza della famiglia alla malattia, fisica e psichica. Afferma: “malattia e pazzia furono gli angeli custodi della mia culla”.
Intraprende studi di ingegneria che interrompe quasi subito per seguire la sua indole artistica e frequentare, nel 1880, la Scuola Reale di Pittura di Oslo dove entra in contatto con pittori di impostazione naturalistica.
Le sue prime opere risentono di questa influenza naturalista e sono caratterizzate da tematiche legate alla quotidianità e dall’utilizzo di una pittura dai toni scuri.
Abbandonato il naturalismo si avvicina al simbolismo e successivamente, a seguito dei suoi viaggi in Francia all’impressionismo. Non realizzerà mai comunque quadri en plein air affermando: “non dipingo mai ciò che vedo ma solo ciò che ho visto”.
IL MALE DI VIVERE
Munch vuole rappresentare i sentimenti più autentici e nascosti che colgono l’uomo di fronte ai fondamentali misteri dell’esistenza: la vita, l’amore e la morte. Il dipinto “La bambina malata” del 1885-86 segna il suo abbandono del realismo, nelle sue inclinazioni naturalista e impressioniste.
Inizia ad usare colori non descrittivi della realtà ma evocativi, che richiamano stati d’animo legati ad una profonda inquietudine esistenziale. Usa pennellate lunghe, ondulate, ripetute. Il tema principale è l’angoscia, il mal di vivere.
La pittura di Munch antinaturalista tende alla semplificazione e alla deformazione. Anche le tematiche cambiano ed inizia a raffigurare soggetti più particolari: il grido, la disperazione, l’angoscia, le scene di malattia.
Munch ha una visione tragica e pessimistica della vita ed una visione della realtà profondamente permeata dal senso incombente ed angoscioso della morte. Ha un rapporto difficile con le donne, è un misogino, è dedito all’alcol e soffre di turbe mentali e stati di allucinazione.
I VIAGGI ALL’ESTERO
Munch è oppresso dall’ambiente bigotto e conservatore del suo tempo a cui cerca di sfuggire soggiornando spesso all’estero: a Parigi, nel sud della Francia e soprattutto in Germania dove trascorre alcuni anni tra il 1892 e il 1908.
Tra le sue fonti: art nouveau (per le linee sinuose), la pittura simbolista, i pittori attivi in Francia del post-impressionismo come Van Gogh, Gauguin e Lautrec. A Parigi vede la mostra dei Maya, rimane colpito dalle mummie peruviane dei maya (che gli ispirano la faccia dell’urlo).
La sua tecnica è nervosa, disinvolta, e lascia spazio anche al non finito, con stesure anche apparentemente trascurate e di colore opaco. Come in Van Gogh si vede il gesto della mano e la setola del pennello.
Fa viaggi anche in Italia, a Firenze e a Roma, dove studia Raffaello, e a Venezia, dove partecipa alla Biennale del 1899.
"IL FREGIO DELLA VITA"
La personalità di Munch è complessa e contradditoria ed egli cerca sempre di descrivere le proprie emozioni come se fossero quelle di tutti gli uomini per questo intitola tutte le sue opere realizzate tra il 1890 e il 1910 “il fregio della vita”. Si avvicina al filosofo danese Kierkegaard ritrovandosi nel concetto esistenziale che il filosofo chiama “il sentimento dell’angoscia”. Utilizza varie tecniche: olio, tempera, acquarello, xilografia.
Anche la sessualità viene vista da Munch come un evento tragico che porta alla vita ma anche alla morte (emblematica la serie di dipinti della Madonna). L’amore lo vede legato alla morte, all’auto distruzione e fa una rappresentazione blasfema della donna che suscita un forte scandalo. Esprime passione ma anche malattia.
La società è considerata un insieme di uomini soli.
MUNCH PRECURSORE DELL’ESPRESSIONISMO
Anticipa l’espressionismo, sia per i temi, sia per lo stile. Gli stati d’animo lo portano ad adottare precise scelte formali:
- Aloni intorno alla testa per indicare lo stato di ansia;
- Cieli rossastri per simboleggiare lo scoppio della pazzia;
- Fughe prospettiche vertiginose, attraverso strade, staccionate, ponti, per alludere a un senso di paura e di disagio;
- Confini ambigui tra figura e sfondo per indicare il distacco dalla realtà visibile e interiore.
IL PERIODO BERLINESE DI MUNCH
Nel 1892 Munch espone a Berlino ma le sue opere destano grande scandalo sia tra il pubblico che tra i critici, che definiscono i suoi dipinti “un insulto all’arte”, e la mostra viene chiusa d’autorità dopo una sola settimana. Munch decide di restare in Germania, il suo periodo migliore è questo di Berlino (1892/1902), città che stava diventando un nuovo polo di attrazione per gli artisti anche grazie all’attività di alcune gallerie che promuovono le nuove tendenze artistiche, ad esempio quella del mercante Paul Cassirer che espone tra gli altri pittori delle avanguardie anche le opere di Munch.
Nel 1908 ha una crisi nervosa e per 6 mesi viene internato in un ospedale psichiatrico a Copenaghen.
IL RIENTRO IN NORVEGIA E LA MORTE
Nel 1913 Munch rientra definitivamente a Oslo e da qui si sposta per frequenti viaggi in tutta l’Europa centrale.
Una malattia agli occhi (1930) gli rende molto più difficile negli ultimi anni continuare a dipingere.
Nel 1937 Munch conosce le prime persecuzioni, i nazisti definiscono le sue opere “arte degenerata” e ordinano il loro ritiro dai musei o la loro distruzione.
Muore il 23 gennaio 1944. Lascia tutti i suoi lavori al Comune di Oslo, che crea il museo di Munch (Munch Museet), inaugurato nel 1963 in occasione del centenario della nascita dell’artista.