Antonio Allegri, detto il Correggio, è il più importante pittore emiliano a cavallo tra il rinascimento e la maniera.
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VITA DI CORREGGIO
Il nome deriva dal paese natale dell’artista, un piccolo feudo indipendente nella pianura padana retto dai conti di Correggio, dove il pittore nasce nel 1489 e muore nel 1534. Il suo vero nome è Antonio Allegri (noto anche come Antonius Laetus, traduzione latina del nome secondo l’uso umanistico), durante la sua epoca il feudo è governato da Veronica Gambara (1485 - 1550), amica di molti poeti ed anch’essa poetessa, che fa di Correggio un centro culturale in cui gravitano importanti figure d’artisti.
Della vita di Correggio si sa molto poco ed anche relativamente alla sua formazione artistica le notizie con fondamento sono molto scarse. Della vita privata si sa che si sposa con Girolama Merlini, dalla quale ha 4 figli, tre femmine ed un maschio, Pomponio, che seguirà le orme paterne senza però eccellere e che si stabilisce per lavoro, oltre che a Correggio, nelle città di Parma e Mantova.
FORMAZIONE ARTISTICA
Per quanto riguarda l’ambito artistico la prima formazione di Correggio avviene probabilmente presso alcuni pittori locali e successivamente a Modena presso il pittore Francesco Bianchi Ferrari. Nel 1510 diventa determinante per la sua realizzazione artistica l’ambiente della vicina Mantova dove assimila la lezione dell’opera tarda del Mantegna, ormai molto anziano ed alla cui morte si trova, appena diciassettenne, a decorarne la cappella funebre.
Da Mantegna il Correggio impara, l’amore per l’antichità classica, per il mito e l’illusionismo pittorico, che però reinterpreta in maniera del tutto diversa, conferendo ad esempio alle figure meno solennità ed esprimendole in modo più dolce.
Anche se le prime opere pittoriche di Correggio sono pervase dell’influenza dell’arte di Mantegna, il suo temperamento artistico è più simile a quello di Leonardo da Vinci (1452-1519), con il quale probabilmente entra in contatto. Dove Mantegna utilizza la linea controllata per definire la forma, Correggio, come Leonardo, predilige il chiaroscuro, o un sottile utilizzo di luce ed ombra per creare morbidezza del contorno e un effetto più suggestivo dato dall’uso dello sfumato e da immagini dai contorni volutamente indefiniti.
Dalle sue opere si desume che sia entrato in contatto con la maniera moderna romana con le novità di Raffaello e Michelangelo, attraverso un viaggio a Roma, che però Vasari nega perentoriamente.
STILE DI CORREGGIO
Correggio sa rielaborare le diverse fonti dalle quali trae ispirazione per ricavarne uno stile suo, originale e innovativo che gli permette di essere considerato uno dei maggiori pittori italiani del Cinquecento. Nonostante rimanga sempre nell’area circoscritta tra Correggio, Parma e Mantova, lontano dalle grandi capitali dell’arte rinascimentale (Roma, Firenze, Venezia) Correggio riesce ad avere grande fama e riconoscimento.
PRODUZIONE ARTISTICA
Tra le maggiori opere decorative del Correggio spiccano:
- la decorazione della Camera della Badessanel convento di San Paolo a Parma da cui emerge il contatto con la maniera moderna romana e l’elaborazione di un linguaggio in sintonia con Leonardo, Raffaello e Michelangelo.
- le cupole per San Giovanni Evangelista e per il Duomo, a Parma, che anticipando le soluzioni adottate poi in epoca barocca, sono costruite senza alcuna architettura dipinta ma immaginando le figure scorciate nel vuoto attraverso un sapiente uso dello spazio illusionistico.
Nei dipinti da cavalletto di Correggio è evidente l’attenzione per i "moti dell’animo" e della "prospettiva dei perdimenti" leonardeschi che conferiscono espressività ma è visibile anche l’influenza di Giorgione per la sensibilità della natura e di Raffaello per la grazia dei soggetti.
Una delle note caratterizzanti di Correggio è il continuo scambio fra sacro e profano, per il quale tutto ciò che è divino è anche umano.
MORTE DI CORREGGIO
Correggio muore improvvisamente il 5 marzo 1534 a soli 45 anni. Sulla sua morte è circolata una diceria in base alla quale il pittore muore dopo dopo un faticosissimo viaggio a piedi da Parma a Correggio, portando un enorme sacco contenente 60 scudi in piccole monete. Nessuna fonte storica conferma la vicenda che rimane quindi nell'ambito della leggenda.