Jacopo Robusti, detto il Tintoretto perchè suo padre, Giovanni Battista Robusti, era un tintore di tessuti, è un pittore manierista della scuola veneziana che vive tra il 1519 e il 1594. Aiutando il padre a miscelare i colori si appassiona di pittura. Jacopo ha una vita lunga ed operosa caratterizzata da polemiche e turbolenze.
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LA FORMAZIONE ARTISTICA DI TINTORETTO
Ad eccezione di un viaggio a Roma, che si ipotizza abbia avuto luogo nel 1545 e una visita a Mantova nel 1580, Tintoretto trascorre tutta la sua vita a Venezia. Sembra che, giovanissimo, abbia frequentato la bottega di Tiziano.
Jacopo ha un’indole irrequieta e versatile che lo porta in breve tempo a distaccarsi dal classicismo veneto, di cui Tiziano è uno dei maggiori esponenti, per assimilare le novità artistiche del centro Italia, ovvero il plasticismo della pittura tosco-romana, portate a Venezia dal pittore Pordenone. L’artista risente anche della pittura del Parmigianino, conosciuto indirettamente tramite Andrea Schiavone, ed arriva a mediare queste nuove istanze artistiche con gli insegnamenti di Tiziano.
L’esperienza artistica di Tintoretto è influenzata inoltre dall’arrivo sulla scena veneziana di Paolo Veronese nel 1553.
LA VITA PRIVATA DI TINTORETTO
Tintoretto ha una vita privata movimentata, molte donne e molti figli legittimi e illegittimi. In particolare si prende cura di una bambina avuta da una prostituta tedesca, la cresce nella propria famiglia e ne farà una pittrice, “La Tintoretta”. Con grande disperazione per l'artista, muore in giovane età. I figli maschi lo aiutano in bottega mentre le ultime due figlie vengono mandate in convento.
LA PERSONALITÀ DI TINTORETTO
L’ambiente in cui vive l’artista, la Venezia dell’epoca, ha un carattere multietnico, è una società molto aperta alle diverse culture, e non è raro trovare nelle tele di Jacopo uomini di colore che indossano il turbante.
Tintoretto ha una personalità contraddittoria, plurima, da una parte è legato ai piaceri materiali e nello stesso tempo è molto religioso. Viene descritto da Giorgio Vasari, nella sua opera "Vite": "stravagante, capriccioso, presto e risoluto: il più terribile cervello che abbia mai avuto la pittura".
In un mercato veneziano influenzato da Tiziano, Tintoretto fa, inizialmente, molta fatica ad affermarsi non è ben visto negli ambienti aristocratici e nei circoli intellettuali, deve quindi ingegnarsi in ogni modo, ma alla lunga il suo carattere determinato lo premia. L’artista usa ogni mezzo per procacciarsi delle commissioni, talvolta anche poco ortodossi, creandosi anche diverse inimicizie. I tempi di ideazione e realizzazione delle opere sono estremamente rapidi, Tintoretto dipinge in breve tempo, instancabilmente, innumerevoli tele.
Lavora molto per le scuole, confraternite di laici legati ad un Santo o ad un Dogma, che erano molto potenti e ricche ed a cui i veneziani tenevano molto a far parte in quanto assicuravano sostegno dal punto di vista lavorativo e della salute. Le scuole commissionavano l’abbellimento delle proprie sedi ai più prestigiosi artisti.
Tintoretto lavora anche per gli ordini religiosi, per i privati, e, ottenuta una certa fama, è richiesto anche dal Governo della Repubblica Veneta.
LA PRODUZIONE ARTISTICA
Tra i primi committenti di Jacopo c’è lo scrittore Pietro Aretino che gli commissiona un opera da soffitto per la camera da letto della sua abitazione: Apollo e Marsia. Le lodi dello scrittore che decanta la “prestezza di pennello” dell’artista valgono a Tintoretto la committenza di due importanti istituzioni di Venezia: la Scuola del Sacramento e la Scuola Grande di San Marco.
Dopo aver seguito un apprendistato lungo dieci anni (1538-48), la prima opera che permette a Tintoretto, allora ventinovenne, di acquisire notorietà è Il miracolo dello schiavo. E’ un’opera rivoluzionaria per l’epoca sotto molti aspetti, per come è ideata, per il disegno e per i colori, per gli scorci molto arditi e per l’ambientazione. E’ un quadro di grandi dimensioni che suscita ammirazione e grande clamore.
Jacopo si cimenta in una gran varietà di generi, dalla pala d’altare, alla favola profana fino alla pittura allegorica.
Dipinge una decina di ultime cene, ognuna vista da una prospettiva diversa, ad esempio nell’Ultima cena della chiesa di San Trovaso, Tintoretto sceglie il momento della rivelazione del tradimento di Giuda, mentre nel quadro dell’Ultima cena della chiesa di San Polo il momento rappresentato è quello in cui Cristo dà la Comunione agli apostoli.
Intorno al 1560 Jacopo Robusti, alias Tintoretto, è un artista affermato e nel 1564 si verifica un evento decisivo per la sua carriera quando ottiene di diventare il pittore ufficiale della Scuola Grande di San Rocco, incarico che comporta di affrescare le varie stanze della Scuola, attività immane che Tintoretto porta avanti per più di vent’anni.
Nel corso degli anni l'attività dell'artista va sempre più aumentando ed egli si avvale sempre più della collaborazione dei figli e degli allievi per realizzare le opere che gli vengono commissionate.
La bottega di Tintoretto ricava le maggiori fonti di entrata dai ritratti, ambito in cui si rivela determinante l’aiuto della figlia Marietta (la Tintoretta), e del figlio Domenico. La ritrattistica, oltre ad essere ben remunerata costituisce un ottimo modo di divenire conosciuti presso le famiglie nobili ed ottenere così incarichi importanti. L’artista ritrae i suoi soggetti preoccupandosi di evidenziare non tanto il loro rango ed il ruolo potere che detengono quanto l’aspetto umano.
Tra i ritratti realizzati da Tintoretto non si annoverano solo quelli delle personalità di spicco della Venezia contemporanea, quali i nobili ed i politici, ma vi sono anche quelli delle più famose cortigiane dell’epoca. Queste vengono vengono spesso ritratte nelle vesti di eroine della mitologia, come Leda, Danae o Flora. La "professione" di cortigiana è sottolineata da Jacopo attraverso le caratteristiche tipiche che le distinguono: gioielli preziosi, girocolli di perle, pettini decorati o specchi.
Tra il 1588 e il 1592 Tintoretto, ormai settantenne è impegnato a dipingere la monumentale opera del Paradiso per la Sala del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale di Venezia, che realizza con l’aiuto del figlio Domenico su tele separate ed assemblate in seguito.
Negli ultimi anni della sua vita l’artista dipinge abbastanza poco, l’ultima opera che realizza è La deposizione di Cristo nel sepolcro (1992-94) per la Chiesa e Convento di San Giorgio Maggiore, è forse la sua opera più toccante e verte sul tema della morte.
LO STILE
Tintoretto è un grande innovatore.
Egli elabora un’arte di forte impatto visivo, caratterizzata scorci arditi e forti contrasti luminosi. I suoi quadri mirano ad emozionare e turbare lo spettatore.
Lo stile di Tintoretto si caratterizza per la notevole abilità nella resa della luce, in particolare nelle scene cupe squarciate da lampi di luce, attraverso le quali vuole trasmettere la potenza dell’intervento divino.
Tintoretto usa il colore per accendere di luce il disegno, e la luce evidenzia i personaggi staccandoli dal contesto reale per proiettarli in uno spazio scenografico che precorre la sensibilità barocca.
Il pittore muore il 31 maggio del 1594 dopo una malattia di 15 giorni. Con questo grande artista si conclude il Rinascimento, l’epoca dell’espressione immediata dei sentimenti, già si preannuncia l’età barocca.