Giorgio da Castelfranco detto Giorgione, è un pittore rinascimentale di area veneta.
Giorgione nasce a Castelfranco veneto, in provincia di Treviso, tra il 1477 e il 1478 e muore di peste, nel 1510, poco più che trentenne, a Venezia.
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LA BREVE VITA DI GIORGIONE
Poche sono le notizie sicure sulla vita di Giorgione e si devono alla biografia scritta da Giorgio Vasari nelle Vite e ai pochissimi documenti reperiti inerenti ai suoi ultimi anni di vita (1506 - 1510).
Di Giorgione non si conosce il cognome è noto solo come Giorgio, o Zorzi / Zorzo (alla veneta), da Castelfranco, l’uso dell’accrescitivo deriva, a detta di Vasari, “dalle fattezze della persona e dalla grandezza dell’animo”.
Giorgione nasce di umili origini e inizia la sua formazione a Castelfranco presso un pittore di cui si ignora l’identità.
Fra il 1503 e il 1504 da Castelfranco si trasferisce a Venezia dove entra in contatto con la bottega del pittore Vincenzo Catena, allievo di Giovanni Bellini.
Giorgione non avrà mai una propria bottega e lavora assumendo commissioni in proprio. Tiziano sarà un suo allievo.
Viene descritto dagli scrittori dell’epoca, come una persona di alta cultura, amante della musica e della poesia.
LE OPERE
Le opere certe di Giorgione sono pochissime ed il corpus delle sue opere è ancora difficile da definire con certezza.
Parte della ricostruzione della sua produzione artistica è stata realizzata grazie al reperimento di un quaderno di appunti, del ‘500, di tale Marcantonio Michel (oggi conservato nella Biblioteca marciana), giovane aristocratico appassionato d’arte, che scrive una sorta di catalogo delle opere presenti nelle abitazioni dei collezionisti veneziani suoi amici, indicando la paternità e la provenienza delle opere.
I COMMITTENTI
Giorgione dipinge soprattutto per una ristretta cerchia di committenti privati che appartengono al ceto mercantile veneto ed hanno una cultura elevata e raffinata.
Nella cerchia colta veneziana gli vennero commissionati una serie di ritratti, tra cui il famoso Lauradel 1506 (oggi al Kunsthistorisches Museum di Vienna) che è l’unica opera in cui sul retro appaiono la sua firma e la data di realizzazione. Gli effigiati vengono colti nella loro dimensione più umana che ufficiale.
Le uniche due commissioni pubbliche conosciute sono:
- Un telero per la sala delle udienze di palazzo Ducale (1507) che è andato perduto;
- Gli affreschi esterni del Fondaco dei Tedeschi (magazzino merci nel centro di Venezia che si affacciava sul Canal Grande), eseguiti insieme a Tiziano, suo discepolo, nel 1508. L’opera è andata quasi completamente perduta, perché realizzata in un ambiente impregnato di umidità e salsedine, rimangono solo alcuni, mal conservati, frammenti di intonaco tra cui quello che è stato intitolato Nuda.
L'INFLUENZA DI LEONARDO
L’influenza di Leonardo è molto presente e riscontrabile nell’opera di Giorgione, per:
- l’uso del chiaroscuro;
- l’atteggiamento sperimentale;
- la grande attenzione per le fisionomie dei personaggi ritratti e sul loro dato sentimentale ed emotivo;
- l'uso della tecnica dello sfumato per rendere la fusione atmosferica delle forme = le forme dei corpi non hanno un contorno netto per effetto dell’umidità atmosferica che sfuma i contorni con i colori dell’atmosfera;
- la qualità dei paesaggi che fanno da sfondo ai dipinti.
LA SVOLTA STILISTICA: LA PITTURA TONALE
L’opera di Giorgione inizialmente si sviluppa con le tecniche tradizionali, vicine a Giovanni Bellini, per poi esprimersi attraverso un linguaggio pittorico quasi rivoluzionario, orientato maggiormente verso le componenti coloristiche, che segna un rinnovamento della pittura veneziana.
La sua influenza, il cosiddetto giorgionismo, suggestionerà notevolmente i pittori veneti del ‘500.
La sua innovazione è determinata dalla pittura detta tonale, o tonalismo, che si basa sulla compenetrazione luminosa dei colori stesi in strati sovrapposti direttamente sul supporto scelto (tela, tavola ecc.) senza un disegno di base.
La sua pittura senza disegno è confermata dagli esami agli infrarossi delle sue opere ed anche da Vasari che data 1507 il mutamento stilistico di Giorgione e descrive i dettagli tecnici della riforma artistica giorgionesca basati sul fatto che l’artista comincia a lavorare direttamente dal vero, raffigurando i soggetti con macchie di “tinte crude e dolci, secondo che il vivo mostrava, senza far disegno”.
In questo modo la pittura per Giorgione non è più un’azione prima ideata e poi realizzata, ma diventa un’esperienza vissuta e l’ispirazione del pittore prende il sopravvento sulla fase preparatoria.
PERCHE' VIENE DETTA PITTURA TONALE?
La definizione tonale nasce dal fatto che è una tecnica pittorica che si basa non sul colore puro ma sui toni cromatici ovvero sulle varianti timbriche dei colori.
Il procedimento utilizzato è la pittura ad olio che permette la stesura del colore per velature successive.
Giorgione si ispira alla tecnica dello sfumato leonardesco reinterpretandola con il ricorso ad un uso dei toni di colore più articolato reso attraverso strati sovrapposti e l’assenza di contorni definiti.
Abolire la linea che contorna l’oggetto significa rendere l’oggetto mediante un impasto cromatico più ricco e sfumato che va a contatto diretto con quello dell’oggetto vicino, in un concatenamento di colori che si intonano e si influenzano reciprocamente.
L’effetto prodotto è che i volumi e le figure sono messi in relazione diretta con l’ambiente circostante ed i soggetti si fondono con il paesaggio.
Attraverso la pittura tonale Giorgione riesce dunque a cogliere i passaggi di luce e le trasparenze atmosferiche rendendo complementari le forme e la profondità dello spazio in una fusione di figure e ambientazione, di uomo e natura.
L'ENIGMATICITA' DI GIORGIONE
Nonostante la spontaneità del nuovo procedimento realizzativo, la fase precedente all’opera si basa su un processo interiore in cui Giorgione medita lungamente i temi dei suoi quadri e li riempie di significati, sia storici, che biblici, che letterari.
I significati reconditi dei soggetti giorgioneschi sono spesso enigmatici o si prestano a interpretazioni diverse ed in alcuni casi sono rimasti sconosciuti.
Ciò è conseguenza anche del fatto che i soggetti, essendo i dipinti destinati a una committenza colta e laica, sono prevalentemente profani e non riconducibili ai temi dei dipinti sacri riferibili ad una precisa iconografia cristiana. Probabilmente Giorgione, anche su suggerimento di chi gli ha commissionato l’opera, inventa il tema attribuendogli significati allegorici particolari che, conosciuti dai contemporanei, o addirittura solo dagli stessi committenti, sono ora difficilmente decifrabili.
IL LINGUAGGIO PITTORICO DI GIORGIONE
Sintetizzando le caratteristiche fondamentali della sua produzione pittorica sono:
- Pittura tonale: diversamente da Leonardo la sua è una pittura che si basa solo sul colore senza disegni preparatori. Il risultato che ottiene sono immagini morbide con colori dati a macchia, senza profili precisi.
- La profondità spaziale viene resa attraverso l’accostamento dei colori e graduati trapassi di tono armonizzati in riferimento al tono dominante. In prospettiva i colori diventano progressivamente più freddi.
- Attenzione agli effetti atmosferici;
- Oscurità e complessità dei soggetti, commissionati da una ristretta cerchia di committenti.
ELENCO DELLE OPERE
- La pala del Duomo di Castelfranco: Madonna in trono tra i Santi Liberale e Francesco, probabilmente realizzata tra il 1499 e il 1500;
- Due tavole: Mosè bambino alla prova dei carboni ardenti e il Giudizio di Salomone (1499-1500), custodite agli Uffizi di Firenze;
- Elia nel deserto disegno databile tra 1501 e 1502;
- Gli affreschi del Duomo di Montagnana:David e Giuditta (1501-1502);
- La tavola Giuditta (1501-1502), adesso all’Ermitage di Leningrado;
- Il fregio (1502-1503) dipinto sulle pareti della Casa Marta poi Pellizzari (oggi Museo casa Giorgione), sulla piazza del Duomo dedicato a San Liberale;
- Doppio ritratto(1502), appartenuto alla collezione Ludovisi e adesso al Museo nazionale di Palazzo Venezia a Roma;
- Ritratto di giovane(1503-1504), appartenuto alla collezione Giustiniani e adesso a Berlino;
- Adorazione dei Magi (1503-1504), adesso alla National Gallery di Londra;
- Sacra famiglia(1503-1504), acquistata a fine Ottocento dal collezionista londinese Benson e appartenente alla National Gallery of Art di Washington;
- Adorazione dei pastori(1504-1505), appartenuto alla collezione del cardinale Fesch e conservato alla National Gallery of Art di Washington;
- I tre filosofi(1504-1505), appartenuto forse a Taddeo Contarini e adesso al Kunsthistorisches Museum di Vienna;
- Giovanni Bogherini col maestro-astrologo(1505), adesso alla National Gallery of Art di Washington;
- Tramonto(1505-1508), conservata alla National Gallery di Londra;
- Laura(1506), unica opera datata e firmata da Giorgione, adesso al Kunsthistorisches Museum di Vienna;
- Le tre età(1506-1507), custodito a Palazzo Pitti a Firenze;
- Vecchia(1506-1507), della collezione Gabriele Vendramin e adesso alle Gallerie dell’Accademia a Venezia;
- Venere dormiente(1507), ridipinto da Tiziano intorno al 1511-1512, adesso al Gemaldegalerie Alte Meister di Dresda;
- Nuda(1508), affresco staccato dal Fondaco dei tedeschi, custodito a Ca’ d’Oro a Venezia;
- Garzone con freccia(1507-1508), conservato al Kunsthistorisches Museum di Vienna;
- La tempesta(1507-1508), della collezione Gabriele Vendramin e adesso alle Gallerie dell’Accademia a Venezia;
- Ritratto di uomo in armi(1508-1510), custodito al Kunsthistorisches Museum di Vienna;
- Ritratto di gentiluomo(1508-1510), conservato presso il Museum of Art di San Diego;
- Garzone con flauto(1508-1510), adesso al Hampton Court di Londra;
- Autoritratto come David(1509-1510), custodito al Herzog Anton Ulrich Museum di Braunschweig.