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Fuga di Angelica

Parafrasi e analisi

(Orlando furioso, canto I, Ottave 5 - 9)

Ludovico Ariosto

· Pubblicato · Aggiornato ·

Antefatto

In queste ottave (5-9) dell’Orlando furioso vengono ripresi gli avvenimenti principali all’Orlando Innamorato di  Boiardo, antefatti a cui il racconto di Ludovico Ariosto si collega.


TESTO

PARAFRASI

[5] Orlando, che gran tempo innamorato
fu de la bella Angelica, e per lei
in India, in Media, in Tartaria lasciato
avea infiniti ed immortal trofei,
in Ponente con essa era tornato,
dove sotto i gran monti Pirenei
con la gente di Francia e de Lamagna
re Carlo era attendato alla campagna,

[5] Orlando che per lungo tempo fu innamorato (Orlando…innamorato – richiamo al poema di Boiardo) della bella Angelica (nel nome il riferimento all’aspetto angelico), e per lei in India, in Media, in Tartaria (regioni tutte dell’Oriente) aveva compiuto molte grandi imprese (infiniti ed immortal trofei), era ritornato con lei ad Occidente, dove ai piedi dei monti Pirenei, con le genti di Francia e Germania (Lamagna – aferesi di Alamagna)  re Carlo aveva messo le tende in campo aperto (alla campagna – si era accampato per la guerra),

[6] per far al re Marsilio e al re Agramante
battersi ancor del folle ardir la guancia,
d’aver condotto, l’un, d’Africa quante
genti erano atte a portar spada e lancia;
l’altro, d’aver spinta la Spagna inante
a destruzion del bel regno di Francia.
E così Orlando arrivò quivi a punto:
ma tosto si pentì d’esservi giunto;

[6] Per far in modo che i re Marsilio ed Agramante si pentissero amaramente (battersi ancor…la guancia perifrasi - si schiaffeggiassero da soli equivalente a si pentissero; ancor in quanto avevano già subito diverse sconfitte) per aver con folle ardire, l’uno [Agramante] (l’un… l’altro - chiasmo) condotto tutti gli uomini d’Africa in grado di portare spada e lancia; l’altro [Marsilio] spinto avanti (inante) i Saraceni di Spagna per distruggere il bel regno di Francia.  E così Orlando arrivò al momento opportuno (a punto): ma subito (tosto) si pentì d’esservi giunto;

[7] Che vi fu tolta la sua donna poi:
ecco il giudicio uman come spesso erra!
Quella che dagli esperii ai liti eoi
avea difesa con sì lunga guerra,
or tolta gli è fra tanti amici suoi,
senza spada adoprar, ne la sua terra.
Il savio imperator, ch’estinguer volse
un grave incendio, fu che gli la tolse.

[7] poiché lì gli venne tolta la sua donna: ecco il giudizio umano come spesso sbaglia (erra – ricorda Petrarca “’l giudicio mio non erra” – Canzoniere CX, 7)! Quella donna che dalle sponde dell’estremo occidente (esperii - dove spunta la stella della sera Espero) a quelle orientali (liti eoi - dove sorge l’aurora; eos nome greco di aurora) aveva difeso con una così lunga lotta, gli viene portata via (tolta) ora che egli [Orlando] è in mezzo (fra) ai suoi amici, nella sua patria, senza dover usare la spada. Il saggio imperatore [Carlo Magno] che volle spegnere (estinguer volse) la grave contesa (grave incendio metafora – placare la contesa scoppiata tra Orlando e Rinaldo), fu colui che gliela tolse.

[8] Nata pochi dì inanzi era una gara
tra il conte Orlando e il suo cugin Rinaldo,
che entrambi avean per la bellezza rara
d’amoroso disio l’animo caldo.
Carlo, che non avea tal lite cara,
che gli rendea l’aiuto lor men saldo,
questa donzella, che la causa n’era,
tolse, e diè in mano al duca di Bavera;

[8] Pochi giorni prima era scoppiata una lite (gara) tra il conte Orlando e il suo cugino Rinaldo, entrambi innamorati (aveand’amoroso disio l’animo caldo - metafora) della non comune (rara) bellezza [di Angelica]. Carlo, a cui non era gradita (cara) questa lite, perché gli rendeva il loro aiuto meno saldo, prese questa giovinetta, che ne era la causa,  e la consegnò (diè in mano) al duca di Baviera (duca di Bavera - Namo, amico fedele e consigliere di Re Carlo);

[9] in premio promettendola a quel d’essi,
ch’in quel conflitto, in quella gran giornata,
degli infideli più copia uccidessi,
e di sua man prestassi opra più grata.
Contrari ai voti poi furo i successi;
ch’in fuga andò la gente battezzata,
e con molti altri fu ’l duca prigione,
e restò abbandonato il padiglione.

[9] promettendola in dono a colui che nella battaglia campale (gran giornata – francesismo per intendere battaglia campale), avesse ucciso (uccidessi – forma popolare) il maggior numero (più copia) di pagani e  con la sua mano avesse fatto imprese (opra) più gradite. Ma gli eventi (successi) poi furono contrari alle speranze (voti); e i cristiani (la gente battezzata metonimia per dire cristiani) furono messi in fuga,  e  insieme a molti altri il duca venne imprigionato (fu ’l duca prigione) e la tenda (padiglione – dove è prigioniera Angelica) restò incustodita.






Riassunto:

La scena ha inizio sul campo di battaglia presso i Pirenei che vede schierati Cristiani e Saraceni, da una parte l’esercito cristiano di Carlo Magno, dall’altra gli infedeli guidati da Marsilio, re di Spagna, e Agramante, re d’Africa.
Orlando e Rinaldo, i due cugini paladini, nonché i più valorosi cavalieri che l’esercito cristiano possa vantare, non pensano alla battaglia, perché entrambi innamorati di Angelica, la principessa del favoloso Catai, bellissima e inafferrabile, che Orlando ha condotto dal lontano Oriente. Re Carlo per convincere i due a combattere affida Angelica al vecchio duca Namo di Baviera e la promette a quello dei due cugini che meglio si comporterà in battaglia uccidendo più nemici.
Quel giorno però i cristiani vengono sconfitti, il duca Namo viene preso prigioniero e Angelica rimasta sola nella tenda incustodita è libera di darsi alla fuga.


Incipit:

L’inizio della V ottava: “Orlando, che gran tempo innamorato”, contiene il riferimento al titolo dell’opera di Boiardo, Orlando innamorato, di cui l’Orlando Furioso rappresenta la continuazione. Segue nelle ottave successive una sequenza di immagini che ne richiamano gli eventi.





Personaggi:

I personaggi di queste ottave sono:
Angelica: figlia di Galafrone, re del Catai (l’attuale Cina settentrionale). Personaggio di invenzione boiardesca. Per il suo fascino e la sua bellezza viene contesa dai valorosi guerrieri sia cristiani che saraceni.
Orlando: valoroso paladino, nipote di Carlo Magno.
Rinaldo: figlio di Amone di Chiaramonte, signore di Montalbano, e di Beatrice di Baviera. E’ cugino di Orlando in quanto suo padre Amone era fratello di Milone, padre di Orlando. Già presente nell’Orlando innamorato con il nome di Ranaldo.
Marsilio: figlio di Galafro, a cui succede sul trono di Spagna. Personaggio leggendario, già presente nella Chanson de Roland, nel Morgante di Pulci e nell’Orlando innamorato, di Boiardo. Cognato di Carlo Magno, nell’Orlando innamorato era suo alleato ma poi lo tradisce per allearsi con Agramante.
Carlo Magno: imperatore del Sacro Romano Impero, conduce la crociata contro gli infedeli.
Agramante: re d’Africa, guida l’esercito dei mori contro Carlo Magno fino all’assedio di Parigi.
Namo: duca di Bavera, consigliere e amico di Carlo Magno, figura del vecchio saggio del ciclo carolingio.


Metrica:

Ottave (strofe di otto versi endecasillabi). Schema ABABABCC (primi sei endecasillabi a rima alternata – ABAB -  e ultimi due a rima baciata – CC ).
Sono presenti allitterazioni alle ottave:

  • 6, R - “per far al re Marsilio e al re Agramante”
  • 9, PR - “in premio promettendola”.

Le metafore sono legate al campo semantico del caldo e del fuoco:

  • la passione di Orlando e Rinaldo per Angelica viene paragonata ad un incendio (ott.7, v.8) che Carlo Magno cerca inutilmente di spegnere;
  • l’essere innamorati di Orlando e Rinaldo viene espresso con “d’amoroso disio l’animo caldo” (ott.8, v.4).

Sia l’immagine del fuoco che brucia all’interno del petto (ott.7) che l’animo caldo (ott.8) appartengono al linguaggio amoroso di estrazione petrarchesca.






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