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Sezione Letteratura

Dei Sepolcri - III parte

Parafrasi e analisi del carme

(Terza parte, versi 151/212)

Ugo Foscolo

· Pubblicato · Aggiornato ·

Foscolo nella terza parte del carme, fa una riflessione sul significato della morte celebrando la Basilica di Santa Croce a Firenze in cui sono sepolti i grandi d’Italia. In contrapposizione con la condanna del volgare fasto di certe tombe del vulgo italico (il dotto e il ricco ed il patrizio vulgo), con cui si conclude la seconda parte del carme, qui vi è l’esaltazione dei sepolcri degli uomini che hanno fatto onore all’Italia.


TESTO

PARAFRASI

[151] A egregie cose il forte animo accendono
l'urne de' forti, o Pindemonte; e bella
e santa fanno al peregrin la terra
che le ricetta. Io quando il monumento
vidi ove posa il corpo di quel grande
che temprando lo scettro a' regnatori
gli allòr ne sfronda, ed alle genti svela
di che lagrime grondi e di che sangue;
e l'arca di colui che nuovo Olimpo
alzò in Roma a' Celesti; e di chi vide
sotto l'etereo padiglion rotarsi
piú mondi, e il Sole irradiarli immoto,
onde all'Anglo che tanta ala vi stese
sgombrò primo le vie del firmamento:
- Te beata, gridai, per le felici
aure pregne di vita, e pe' lavacri
che da' suoi gioghi a te versa Apennino!


[151] I sepolcri (l'urne - metonimia) dei grandi (de' forti) stimolano (accendono) l’animo nobile (forte animo) a grandi imprese (a egregie cose), o Pindemonte (apostrofe) e rendono bella e degna di venerazione (santa) al forestiero (peregrin) la terra che li contiene (le ricetta). Io quando vidi la chiesa (monumento – è la chiesa di Santa Croce a Firenze) dove riposa il corpo di quel grande che, insegnando ai principi (a' regnatori) come rafforzare il regno (temprando lo scettro), spoglia il loro potere (ne sfronda) delle apparenze gloriose (gli allòr), e svela alle genti quanto dolore (di che lagrime) e quanta violenza (di che sangue) costi (grondi) [il potere] [perifrasi per Machiavelli]; e la tomba (arca) di colui che in Roma innalzò agli dei (a' Celesti) un nuovo Olimpo (nuovo Olimpometafora per dire Basilica di San Pietro) [perifrasi per Michelangelo]; e [la tomba] di colui che vide ruotare vari pianeti (rotarsi piú mondi) sotto la volta celeste (l'etereo padiglion), e il sole illuminarli (irradiarli) [stando] immobile (immoto – riferimento al sistema eliocentrico) [perifrasi per Galileo], così che (onde) aprì per primo la conoscenza del cielo (sgombrò…le vie del firmamento - metafora) all’inglese (Anglo - Newton) che tanto ingegno vi applicò (tanta ala vi stese - metafora) - esclamai beata te [Firenze], per l’aria (aure - latinismo) felice piena di vita, per le acque fresche (lavacri – latinismo - metafora) che l’Appennino (Apennino - personificazione) fa scorrere verso di te dalle sue montagne (da' suoi gioghi)!

[168] Lieta dell'aer tuo veste la Luna
di luce limpidissima i tuoi colli
per vendemmia festanti, e le convalli
popolate di case e d'oliveti
mille di fiori al ciel mandano incensi:
e tu prima, Firenze, udivi il carme
che allegrò l'ira al Ghibellin fuggiasco,
e tu i cari parenti e l'idioma
désti a quel dolce di Calliope labbro
che Amore in Grecia nudo e nudo in Roma
d'un velo candidissimo adornando,
rendea nel grembo a Venere Celeste;
ma piú beata che in un tempio accolte
serbi l'itale glorie, uniche forse
da che le mal vietate Alpi e l'alterna
onnipotenza delle umane sorti
armi e sostanze t' invadeano ed are
e patria e, tranne la memoria, tutto.

[168] La Luna (Luna - personificazione) luminosa per la purezza della tua aria (aer - latinismo), ricopre (veste - metafora) di luce limpidissima i tuoi colli in festa (festanti) per la vendemmia, e le valli circostanti (convalli) popolate di case e di oliveti, mandano verso il cielo (al ciel) mille profumi (incensi) di fiori: Tu, Firenze, per prima hai udito il poema (carme - la divina commedia) che attenuò l’ira (allegrò l'ira - ossimoro) del ghibellino esule [Ghibellin fuggiascoperifrasi per dire Dante], e tu hai dato gli amati genitori (cari parenti – latinismo) e la lingua (idioma)  a quella dolce voce (labbro - metonimia) di Calliope (a quel dolce di Calliope labbro – Calliope è la musa della poesia epica ed attraverso ella Petrarca si esprime: l’idioma … Calliope labbro, come se la Musa parlasse per lui),  che adornando Amore (personificazione) di un velo candidissimo, [che era] nudo in Grecia e nudo a Roma, [lo] restituì (rendea) nel grembo di Venere celeste (Venere Celeste – la Venere degli amori spirituali a cui si contrapponeva, nell’antichità, la venere terrestre, o Pandemia, degli amori sensuali) [perifrasi per Petrarca]; ma [sei ancora] più beata [perchè] raccolte in un’unica chiesa (tempio – Santa Croce) conservi (serbi) le glorie italiane, forse le uniche da quando le Alpi indifese (mal vietate – latinismo) e l’onnipotenza delle alterne sorti umane ti sottrassero (invadeano – lat. qui sta per impadronirsi con la forza) l’esercito (armi - metonimia) e le ricchezze (sostanze - metonimia),  la religione (are - metonimia) e l’identità nazionale (patria - metonimia), tranne la memoria [della passata grandezza], tutto.

[186] Che ove speme di gloria agli animosi
intelletti rifulga ed all'Italia,
quindi trarrem gli auspici. E a questi marmi
venne spesso Vittorio ad ispirarsi.
Irato a' patrii Numi, errava muto
ove Arno è piú deserto, i campi e il cielo
desioso mirando; e poi che nullo
vivente aspetto gli molcea la cura,
qui posava l'austero; e avea sul volto
il pallor della morte e la speranza.

[186] Perciò (Che) qualora (ove) negli uomini più valorosi (animosi intelletti) e nell’Italia torni a brillare (rifulga) la speranza di gloria, da qui (quindi in senso letterale) [da S. Croce] trarremo ispirazione [per tale riscatto]. Su queste tombe (marmi - metonimia) spesso Vittorio [Alfieri] venne ad ispirarsi irato con gli Dei tutelari della patria (patrii Numi – adirato con loro perché colpevoli di averla abbandonata al suo destino), vagava silenzioso (muto) dove l’Arno è più deserto, contemplando (mirando) desideroso (desioso) i campi e il cielo; e poiché nessun (nullo) essere vivente (vivente aspetto) gli mitigava (molcea) l’affanno (cura), qui egli severo (l'austero) sostava (posava); e sul volto aveva il pallore della morte e la speranza.

[196] Con questi grandi abita eterno: e l'ossa
fremono amor di patria. Ah sí! da quella
religiosa pace un Nume parla:
e nutria contro a' Persi in Maratona
ove Atene sacrò tombe a' suoi prodi,
la virtú greca e l'ira. Il navigante
che veleggiò quel mar sotto l'Eubea,
vedea per l'ampia oscurità scintille
balenar d'elmi e di cozzanti brandi,
fumar le pire igneo vapor, corrusche
d'armi ferree vedea larve guerriere
cercar la pugna; e all'orror de' notturni
silenzi si spandea lungo ne' campi
di falangi un tumulto e un suon di tube
e un incalzar di cavalli accorrenti
scalpitanti su gli elmi a' moribondi,
e pianto, ed inni, e delle Parche il canto.

[196] Con questi grandi abita per l’eternità (abita eterno - a Santa Croce nella tomba scolpita da Canova): e le ossa emanano (fremono) amore di patria. Ah si! Un Dio (un Nume - dell’amore di Patria - personificazione) parla di quella pace sacra (religiosa) e ispirò (nutria) il valore (la virtú) e l’ira dei greci contro (a') i persiani a Maratona, dove Atene consacrò (sacrò) le tombe ai suoi caduti (prodi). Il navigatore che navigò a vela (veleggiò) su quel mare [l’Egeo] sotto [l’isola] Eubea, vedeva nella vastità buia (l'ampia oscurità) balenare scintille di elmi e di spade (brandi) che si scontrano (cozzanti), [vedeva] i roghi (le pire – per bruciare i cadaveri) fumare vapore di fuoco (igneo vapor), [vedeva] fantasmi (larve) di guerrieri scintillanti (corrusche) di armi di ferro (d'armi ferree) cercare la battaglia (la pugna - latinismo); e nell’orrore dei silenzi notturni si spargeva (spandea) nei campi un lungo frastuono (lungo…tumulto - iperbato) di eserciti (falangi) e un suono di trombe (tube) e un [rumore] di incalzare di cavalli che corrono (accorrenti) scalpitando sugli elmi dei (a') moribondi, e pianto [dei feriti], ed inni [di guerra], e il canto della Parche (Parche – sono le tre dee che accompagnano le nascite e le morti e determinano il destino degli uomini).







Temi

Nella terza parte de Dei Sepolcri Foscolo affronta la tematica del:

  • Significato e funzione delle tombe dei grandi

Il Carme esalta il ruolo civile ed educativo che i sepolcri degli uomini nobili e virtuosi esercita sul popolo.


Riassunto

  • vv.151-167 – Le tombe dei grandi uomini possiedono un alto valore civile in quanto destano in altri grandi uomini il desiderio di emulazione. Foscolo racconta che quando vide a Firenze nella chiesa di Santa Croce le tombe di Machiavelli, Michelangelo e Galileo, gridò di ammirazione verso quella terra felice (Firenze) dove le bellezze della natura si accompagnano alle grandi opere dell’ingegno umano;
  • vv.168-188 – A Firenze, di cui Foscolo descrive la bellezza del paesaggio, Dante iniziò la stesura della sua opera Divina Commedia e vi nacquero i genitori di Petrarca, il poeta che seppe purificare e spiritualizzare la sensualità dell’amore cantato dai classici. Ma soprattutto Firenze custodisce, nella chiesa di Santa Croce, le tombe che permettono all’Italia di conservare la memoria del suo grande passato, l’Italia da cui trarre ispirazione per un riscatto e rinascita futura.
  • vv.189-212 - La necessità di ispirarsi al glorioso passato e ai grandi personaggi che lo hanno reso tale spetta ai grandi poeti, come Vittorio Alfieri che venne spesso in solitudine a  passeggiare tra quei sepolcri, sdegnato per il destino della sua patria ma anche speranzoso di trovare tra quelle tombe le tracce di un riscatto. Anche Alfieri venne sepolto in S. Croce; dal suo e dagli altri sepolcri emana lo stesso amor di patria  che alimentò l’azione valorosa dei Greci contro i persiani nella battaglia di Maratona (490 a.C.) e che i Greci consacrarono sulle are dedicate ai loro caduti.  Ogni notte, in base a una credenza diffusa, si ripete la visione notturna della battaglia visibile dai navigatori nelle acque antistanti. Santa Croce può essere dunque equiparata al tumulo di Maratona, eretto a memoria eterna degli uomini che salvarono la Grecia.




Analisi del testo

Lo svolgimento narrativo risulta procedere in modo rapido, mosso e vario in cui si alternano temi e immagini:

  • temi di ispirazione romantica, come la descrizione delle tombe, il ritratto di Vittorio Alfieri e la riflessione sugli ideali di riscatto sociale e di libertà;
  • temi classici, come i riferimenti a Michelangelo e Petrarca;
  • digressioni descrittive della campagna fiorentina.

Temi e digressioni vertono sul concetto che se i valori della civiltà umana si fondano sulla memoria e dunque sono affidati ai luoghi-simbolo dei sepolcri per l’Italia sono inseparabili dalla memoria dei suoi grandi uomini  sepolti o legati a Firenze.
La narrazione fa riferimento alla testimonianza autobiografica di Foscolo che svolge la funzione dimostrativa e di esempio riguardo ai sentimenti suscitati dalla vista di quei sepolcri illustri. 
Dalle tombe dei grandi si leva un sentimento eroico che fa emergere il tema patriottico, centrale in questa terza parte Dei sepolcri,  legato alle possibilità di riscatto dell’Italia e alla riscoperta nella storia della grandezza italiana.
Di gusto preromantico la chiusura di questa parte, con la rievocazione della battaglia notturna di Maratona e con il solenne e mesto canto delle Parche che sovrasta la scena.


Le tombe dei Grandi

Foscolo esalta il ruolo civile delle tombe dei Grandi, conservate nella chiesa di Santa Croce a Firenze. Foscolo non cita direttamente il nome di questi grandi uomini, ad eccezione di Alfieri, ma li elenca attraverso perifrasi, partendo da:

  • Nicolò Machiavelli (1469-1527) – letterato e uomo politico fiorentino del Cinquecento, autore del famoso trattato: Il Principe. Foscolo sottolinea l’impegno politico e la coscienza civile di Machiavelli e dà una interpretazione della sua opera, risalente al Cinquecento ma divulgata soprattutto da Rousseau nel Settecento, che la vedeva come un testo rivolto ai popoli per rivelare l’orrore del potere tirannico;
  • Michelangelo Buonarroti (1475-1564) – grande scultore e architetto a cui si deve la cupola di San Pietro.
  • Galileo Galilei (1564-1642) – grande scienziato viene presentato come il padre dell’eliocentrismo e come il fondatore di un metodo scientifico che ha liberato l’uomo dalle credenze superstiziose ed ha aperto la strada a Isaac Newton (1642-1727) verso nuove scoperte.
  • Dante (1265-1321) – grande poeta autore de La Divina Commedia.  Politicamente Dante era di famiglia Guelfa ma Foscolo lo accosta ai Ghibellini definendolo Ghibellin fuggiasco, per la sua ostilità verso il potere temporale della Chiesa e per la nostalgia verso l’Impero.
  • Petrarca (1304-1374) – grande poeta cantore dell’amore. Petrarca non cantò l’amore sensuale, alla maniera dei classici greci e latini, ma l’amore spirituale e idealizzato, per questo Foscolo lo fa parlare attraverso le labbra di Calliope, musa della poesia, che adornando con un velo candido l’amore della poesia greca e latina purifica la poesia erotica.
  • Vittorio Alfieri (1749-1803) – grande poeta e tragediografo, morto tre anni prima della stesura del carme Dei Sepolcri, fu sepolto anch’egli nella Chiesa di Santa Croce. Foscolo descrive Alfieri come un grande disilluso che cerca nella solitudine sollievo al suo sconforto.

La figura di Vittorio Alfieri

Con Foscolo ha inizio quell’esaltazione della figura di Alfieri che troverà nel Romanticismo la sua massima espressione.
Alfieri rappresenta quasi un alter ego di Foscolo sia perché molto vicino a lui nel tempo ma anche per temperamento, passione politica, tormentata interiorità e amore per la libertà.
Foscolo non fa ricorso alla perifrasi per riferirsi ad Alfieri, ma lo nomina direttamente, anzi, confidenzialmente, usa il nome proprio Vittorio, inoltre fa riferimento alla sua esperienza diretta che lo vide testimone delle passeggiate di Alfieri, nei suoi ultimi mesi di vita, Lungarno e nelle chiese di Firenze.
Alfieri morì a Firenze e venne sepolto in Santa Croce dove la duchessa d’Albany incaricò Canova di erigerne il monumento funebre.





Analisi metrica

Il testo è composto da endecasillabi sciolti.
Lo stile è alto e solenne. Numerosi gli enjambements che danno un ritmo talora serrato e talora più lento al carme, e le figure retoriche che contribuiscono alla forte tensione espressiva del testo ed a mantenere elevato il livello stilistico dei versi.
Il tono alto è reso anche tramite il frequente uso di latinismi e le ampie perifrasi.


Figure retoriche

Approfondimento di alcune figure retoriche:
In apertura della terza parte del carme vari personaggi  vengono presentati attraverso ampie perifrasi arricchite da metafore:

  • il monumento / vidi ove posa il corpo di quel grande / che temprando lo scettro a' regnatori / gli allòr ne sfronda, ed alle genti svela / di che lagrime grondi e di che sangue (vv.154-158), per dire: la tomba di Niccolò Macchiavelli;
  • l'arca di colui che nuovo Olimpo / alzò in Roma a' Celesti (vv.159-160), per dire: la tomba di Michelangelo;
  • di chi vide / sotto l'etereo padiglion rotarsi / piú mondi, e il Sole irradiarli immoto (vv.160-162), per dire: la tomba di Galileo;
  • a quel dolce di Calliope labbro / che Amore in Grecia nudo e nudo in Roma / d'un velo candidissimo adornando, / rendea nel grembo a Venere Celeste (vv.176-179), per dire: Petrarca;

Climax:

  • armi e sostanze / are e patria…tutto (vv.184-185) – climax ascendente per sottolineare la devastazione subita dall’Italia per le invasioni straniere succedutesi dalla fine del 1400 (Carlo VIII) fino alla fine 1700 con Napoleone.

Ossimoro:

  • allegrò l'ira (v.174) – vengono accostati due termini di significato opposto dando in questo modo maggior rilievo ad entrambi: si sottolinea la forza rasserenatrice del carme (allegrò) ed il furore di Dante (l’ira).





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