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Letteratura

Umberto Saba

(Trieste, 1883 – Gorizia, 1957)

vita e opere

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Le tappe della vita di Saba

  • Umberto Saba (vero nome Umberto Poli) nasce a Trieste nel 1883. La madre è ebrea e viene abbandonata dal marito, cristiano, prima che egli nasca. Umberto Saba ha un’infanzia triste e malinconica;
  • Fa studi irregolari, smette di frequentare il ginnasio per iscriversi all’Accademia di commercio e nautica ma presto abbandona anche questi studi. Lavora presso una casa di commercio triestina e per un breve periodo si imbarca come mozzo su un mercantile;
  • Dal 1906 comincia ad avere contatti con l’ambiente letterario fiorentino, frequenta la rivista La Voce e conosce Papini e Prezzolini;
  • Nel 1908 fa il servizio militare, esperienza che si riflette nei Versi militari con cui esordisce in poesia;
  • Nel 1909 si sposa con Carolina Woelfler (Lina) e l’anno seguente nasce la figlia, Linuccia;
  • 1918 apre a Trieste una libreria antiquaria, sarà l’attività pratica di tutta la sua vita. A sue spese e con il marchio editoriale della sua libreria pubblica alcune raccolte tra cui la prima edizione del Canzoniere (1921); 
  • La rivista Solaria nel 1928 gli dedica un intero numero (Omaggio a Saba) e lo fa conoscere a livello nazionale;
  • 1929-31: a causa di una grossa crisi nervosa si mette in cura a Trieste col dottor Edoardo Weiss (lo stesso di Italo Svevo), allievo di Freud e primo divulgatore della psicoanalisi in Italia;
  • 1938: a causa della promulgazione delle leggi razziali decide di cedere la libreria e di recarsi a Parigi. Rientra in Italia e durante l’occupazione tedesca, vive nascosto prima a Roma sotto la protezione di Ungaretti, e poi a Firenze ospite di Montale. Dopo la guerra torna a Trieste, periodicamente collabora al Corriere della Sera di Milano;
  • Dopoguerra: Il nuovo clima letterario orientato al neorealismo porta a valorizzare la poesia concreta e civile di Saba, arriva così la fama e i riconoscimenti, tra cui il premio Viareggio (1946) e nel 1954 la laurea in Lettere honoris causa dall’università di Roma;
  • Dal 1950 le crisi depressive di Umberto Saba peggiorano ed egli è spesso costretto a ricoveri in clinica;
  • 1957: in una clinica di Gorizia muore il 25 agosto, nove mesi dopo la moglie, lasciando incompiuto il romanzo Ernesto, uscito postumo nel 1975.

 

La famiglia di origine

Il matrimonio tra i due genitori di Umberto Saba, Rachele Coen, di origine ebraica, e Ugo Edoardo Poli, si rompe ancora prima della sua nascita ed il poeta conoscerà il padre solo nel 1905, a ventidue anni.
Questa situazione familiare, caratterizzata dalla mancanza della figura paterna e da una madre delusa e piena di rancore, eccessivamente severa e poco espansiva con il figlio, influisce in maniera determinante sul carattere di Umberto Saba, sempre inquieto e soggetto a nevrosi di tipo depressivo.


 

Lo pseudonimo

Il cognome del padre è Poli e quindi anagraficamente il poeta si chiama Umberto Poli mentre Saba è lo pseudonimo che viene assunto nel 1911. Probabilmente la scelta di utilizzare Saba è dovuta al legame affettivo che lega il poeta alla balia, Peppa Sabaz, che si è presa cura di lui nei primi anni di vita.
Un’altra tesi sostiene che è invece un omaggio all’origine ebraica della madre e derivi dal termine ebraico saba che significa pane.


 

La carriera letteraria

I primi versi poetici di Saba risalgono al periodo 1907/8 quando chiamato alla leva compone i Versi militari.
Nel 1911 pubblica per la prima volta con il cognome Saba la raccolta Poesie.
Nel 1912 esce Con i miei occhi (che prenderà in seguito il titolo di Trieste e una donna), raccolta che lo fa conoscere al mondo letterario anche se il vociano e conterraneo, Scipio Slataper, lo recensisce duramente. Sempre in questo periodo scrive un saggio (Quello che resta da fare ai poeti) sulla sua idea di poesia (contro i gusti correnti e il concetto di poeta-vate) per la Voce che però non lo pubblica.
Nel 1921 pubblica Il Canzoniere che raccoglie tutta la sua produzione poetica fino a quel momento e nel corso degli anni andrà crescendo con nuove edizioni: ’45, ’48, ’57, ‘61.
Tra il 1922 e il 1930 pubblica Peludio e fughe, Canzonette, Autobiografia, I prigioni, Il piccolo Berto, ispirato da trattamento psicoanalitico, Parole.
Dagli anni Quaranta pubblica anche alcune opere in prosa: Scorciatoie e raccontini, 1946; Storia e cronistoria del Canzoniere, 1948; Ricordi-racconti, 1956.
Nel 1948 pubblica un saggio scritto a commento del Canzoniere: Storia e cronistoria del Canzoniere.
Postumi vengono pubblicati: il saggio Quello che resta da fare ai poeti nel 1959, l’ultima edizione del Canzoniere nel 1961 e il romanzo Ernesto nel 1975 (iniziato nel 1953 e rimasto incompiuto).

 

La funzione della poesia

L’idea di Saba di poesia è lontana:

  • sia dalla concezione ottocentesca di poesia come verità,
  • sia dalla concezione dei poeti del Novecento di poesia come espressione della crisi dell’uomo.

La poesia per Saba deve avere la funzione di aiutare l’uomo a ritrovare la propria identità e per fare ciò il poeta deve cercare nel fondo del proprio io le verità più nascoste e intime, le verità che giacciono sul fondo e rivelarle con onestà e umiltà. Per Saba, infatti, il poeta è un uomo tra gli uomini e non, come riteneva D’Annunzio, un essere superiore all’uomo comune e dispensatore di verità (poeta-vate).
Compito del poeta, secondo Saba, è quello di fare una poesia onesta e la poesia onesta è la poesia autentica che superando le apparenze arriva al nocciolo delle cose e dei sentimenti.
Questa sua idea di poetica Saba la esplicita già nel 1912 in un articolo che la rivista La Voce si rifiuterà di pubblicare e che esce postumo nel 1959: Quello che resta da fare ai poeti.





 

Lo stile di Saba

Saba si forma da autodidatta sui grandi poeti e narratori della tradizione classica della letteratura italiana e rimane sempre al di fuori delle correnti poetiche dell’epoca, sia del decadentismo, che del simbolismo e dell’ermetismo.
Egli aspira ad una dimensione narrativa della poesia che indaghi i meccanismi profondi della psiche alla ricerca della verità. Rifiuta ogni sperimentalismo formale per privilegiare la sfera del significato e la chiarezza del linguaggio.
Rifiuta perciò:

  • la ricerca del bello a danno del vero,
  • il compiacimento estetico
  • tutto ciò che gli appare puro artificio.

La sua poesia privilegia il verso libero ma ricorre anche ad alcune forme metriche tradizionali come l’endecasillabo e il sonetto.
La struttura di buona parte delle sue liriche alterna descrizione e narrazione e termina la riflessione nei versi finali in modo sentenzioso.



 

I temi

La poesia sabiana a livello tematico si caratterizza per:

  • Autobiografismo: per Saba la poesia è strumento di ricerca e di autoconoscenza con lo scopo di trasferire la vicenda individuale su un piano di universalità; l’esperienza personale diventa rappresentativa della storia di tutti;
  • Quotidianità: attraverso il realismo Saba coglie scene di vita quotidiana, realtà oggettive che rivelano il suo modo di vedere l’esistenza ed il suo procedere inesorabile verso il nulla.


 

Il Canzoniere

La raccolta più importante di Umberto Saba è il: Canzoniere, realizzato nell’arco di quarant’anni e che rappresenta il racconto della sua vita. Raccoglie buona parte della sua produzione poetica.
Inizialmente Saba aveva pensato di dare un altro titolo: Chiarezza, poi ha scelto Canzoniere per richiamarsi al linguaggio poetico chiaro e limpido della tradizione petrarchesca.
Già dalla prime raccolte di poesie l’impostazione si basa su sezioni corrispondenti ai tre periodi della vita vissuta, fino a quella data, dal poeta:

  • Adolescenza triestina;
  • Esperienza toscana;
  • Servizio militare.

La successiva sezione Trieste e una donna (in origine la raccolta: Con i miei occhi del 1912) verte sulla vita coniugale.
L’edizione del 1921 e le seguenti confermano l’impostazione data dall’autore basata sulla poesia come strumento per raccontare la propria vita e si struttura in molteplici sezioni ognuna dedicata a diversi periodi della vita del poeta.







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ANALISI POESIE DI UMBERTO SABA



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