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Letteratura

Giovanni Pascoli

(San Mauro di Romagna, 1855 – Bologna, 1912)

vita e opere

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Giovanni Pascoli è espressione del decadentismo italiano. Nella sua vita, accanto all’insegnamento e alla gelosa preservazione degli affetti famigliari, trova posto soprattutto la poesia che pratica fin dalla prima giovinezza e a cui dedica con dedizione tutto il suo tempo.


 

Le fasi della vita di Pascoli

  • Giovanni Pascoli nasce a San Mauro di Romagna il 31 dicembre 1855. La sua famiglia è di estrazione piccolo-borghese e gode di una buona situazione economica, il padre era amministratore della tenuta agricola La Torre dei principi Torlonia.
    L’infanzia serena di Pascoli è bruscamente interrotta dalla morte del padre, vittima di un assassinio nel 1867, delitto rimasto impunito e di cui non si è mai saputo il motivo.
    A seguito dell’avvenimento la famiglia deve andarsene dalla tenuta ed affrontare conseguenti difficoltà economiche.
    Dopo quello del padre altri lutti famigliari funestano la vita di Pascoli (la madre, due sorelle, due fratelli) e ne segnano profondamente il carattere, riservato ed a volte insicuro.
  • Nel 1873 grazie ad una borsa di studio si iscrive alla facoltà di lettere dell’Università di Bologna, dove diviene allievo di Carducci. Ma perde la borsa di studio per aver partecipato a una dimostrazione contro il Ministro della Pubblica Istruzione e si vede costretto nel 1876 ad interrompere gli studi. Si avvicina agli ambienti socialisti e viene anche incarcerato per aver preso parte ad una loro manifestazione. Abbandonata la politica attiva si laurea infine nel 1882 in letteratura greca con una tesi sul poeta Alceo.
  • Inizia a pubblicare testi poetici su riviste e a lavorare come docente in diversi licei (Matera, Massa, Livorno) e poi in alcune Università (Bologna, Messina, Pisa).
    Nel 1891 pubblica la sua prima raccolta poetica Myricae, nel 1897 i Poemetti, nel 1903 i Canti di Castelvecchio.
  • Esclude dalla propria vita ogni relazione sentimentale e mira invece a ricostituire il nucleo famigliare originario (il nido domestico) chiamando a vivere con sé le due sorelle Ida e Maria (chiamata dal poeta Mariù). Poi Ida si sposa, nonostante l’opposizione del poeta, mentre Mariù gli rimane accanto per tutta la vita. Insieme vivranno nella casa di campagna di Castelvecchio di Barga in provincia di Lucca.
  • Nel novembre 1911 pronuncia al teatro Barga il discorso: La grande proletaria si è mossa, in cui si dichiara a favore dell’impresa coloniale italiana in Libia. L’evento segna il passaggio di Pascoli dal giovanile socialismo al populismo conservatore in cui l’impresa coloniale a suo parere:
    •  garantisce nuovi spazi di lavoro per il popolo italiano costretto all’epoca ad emigrare per vivere;
    • e costituisce anche un atto di civiltà portando la superiore cultura italiana presso popoli di cultura inferiore.
  • Muore a Bologna il 6 aprile 1912 a seguito di un tumore al fegato e allo stomaco, e viene sepolto a Castelvecchio.

 

Il decadentismo di Pascoli

Pascoli è espressione del malessere avvertito nel passaggio dal 1800 al 1900 in cui con l’affermarsi del decadentismo i valori in cui sino ad allora si era creduto, ovvero la fede, la ragione e le scienze, vengono meno. Il poeta si rapporta quindi in maniera critica con il mondo esterno. Tuttavia, per Pascoli non si assiste ancora alla rottura con il passato come avviene invece per altri rappresentanti del decadentismo.
In Italia i rappresentanti più significativi del decadentismo sono: Pascoli e D’Annunzio. Due personaggi con caratteri e comportamenti completamente diversi:

  • D’Annunzio più giovane di 8 anni, dalla vita caratterizzata da mondanità, gesta avventurose e spettacolari. E’ un poeta completamente proiettato nella modernità, direttamente in contatto con il Simbolismo francese. Esprime l’ambiziosa aggressività del superuomo;
  • Pascoli, dalla vita solitaria e priva di eventi eccezionali. Poeta dalla solida formazione classica, non è particolarmente interessato alla poesia europea contemporanea e sostiene il valore del fanciullino che è in ognuno di noi, cioè di una figura semplice e umile di uomo. Esprime gli ideali e le ridotte pretese di impronta piccolo-borghese.

In comune hanno che entrambi aspirano al sublime, anche se per Pascoli il sublime viene ricercato nel quotidiano e nell’ambito famigliare.


 

La poetica del fanciullino

Il fanciullino, brano di prosa sulla propria poetica, pubblicato per la prima volta nel 1897 sulla rivista fiorentina Il Marzocco, rappresenta il discorso programmatico di Pascoli sulla poesia e sulla figura del poeta.
Per Pascoli il poeta è un fanciullino ed il fanciullino rappresenta quella parte infantile, che rimane anche nell’uomo adulto, ma che viene soffocata dalla ragione mentre viene lasciata libera di esprimersi dai poeti.
Il fanciullino è in grado di vedere ciò che l’adulto non vede, attraverso l’intuizione e le percezioni non razionali; guarda il mondo con stupore infantile scoprendo sempre cose nuove.
La poesia è l’ambito in cui il fanciullino ha voce perché solo il poeta ha il privilegio di farlo rivivere e parlare, sapendo scorgere il significato profondo delle piccole cose. Il poeta è il fanciullino, ovvero il veggente, che non ha il compito di documentare la realtà ma di vedere oltre la realtà le verità nascoste.

 

Il simbolismo pascoliano

Solo il poeta possiede la chiave di accesso che rivela una verità segreta a cui si arriva attraverso una catena di analogie simboliche.
Il simbolismo di Pascoli si basa, più che sulle corrispondenze, sulla valorizzazione del particolare e su rappresentazioni che non hanno nulla di realistico ma che evocano e alludono. Dietro quelli che potrebbero sembrare brevi quadretti campestri affiora qualcosa di nascosto e segreto, i ritratti umani non si riferiscono a individui reali e concreti ma a soggetti indeterminati, anche i suoni acquistano una risonanza simbolica e fanno riferimento ad una natura che si carica di significati misteriosi e di implicazioni profonde.





 

Opere

Le poesie di Pascoli hanno forme diverse in quanto egli lavora contemporaneamente a contenuti, tematiche e generi diversi che poi distribuisce in varie raccolte che nelle varie edizioni vengono riviste e mutate di assetto.
Tre raccolte costituiscono il fulcro dell’espressione poetica di Pascoli:

  • Myricae (1891) - prevale la tendenza lirico-simbolica. Caratteristiche:
    • La frammentarietà è una delle caratteristiche di questa raccolta che contiene quasi un trentennio di produzione poetica e quindi con contenuti composti in tempi anche lontani e di diverso valore.
    • L’altra caratteristica è l’impressionismo basato sul susseguirsi di impressioni soggettive correlate a particolari oggettivi. Risulta centrale il mondo naturale, la natura e il paesaggio che assumono un significato simbolico;
  • Poemetti - prevale la tendenza narrativa con testi lunghi, spesso suddivisi in sezioni. L’opera è espressione dell’umanitarismo populistico del poeta, esalta i valori autentici della vita campestre, denuncia le ingiustizie sociali e implicitamente i limiti della civiltà moderna. In quasi tutti i testi viene utilizzata la terzina dantesca e dal punto di vista linguistico Pascoli dà spazio allo sperimentalismo facendo largo uso di termini dialettali e ricorrendo ad alcune lingue speciali, come per esempio l’italiano dialettale americanizzato degli emigranti.
  • Canti di Castelvecchio (1903) - prevale la tendenza lirico-simbolica e segna una continuità con la raccolta Myricae, sebbene ad un livello di ispirazione ritenuto dalla critica inferiore. Questa raccolta risulta meno frammentaria, più musicale e più spinta nella sperimentazione metrica. Due i motivi dominanti che si intrecciano:
    • tema naturalistico che ruota intorno al trascorrere delle stagioni che allude all’alternanza di vita e morte;
    • tema famigliare che ruota intorno all’uccisione del padre dove la dimensione della morte non fa parte del meccanismo naturale dell’esistenza ma è determinata dalla cattiveria umana.

 

Il linguaggio

Dal punto di vista metrico vi è una compresenza in Pascoli di vecchio e nuovo e accanto a schemi metrici tradizionale egli introduce novità e contaminazioni.
Pascoli utilizza un linguaggio basso e talvolta anche popolaresco ma sempre con qualcosa di prezioso e raro che lo valorizza ed il cui uso rivela un certo estetismo decadente. Rispetto alla tradizione letteraria è un linguaggio innovativo che accoglie modi popolari e termini tecnici relativi al mondo naturale, nomi di piante, di fiori, di uccelli, di attività agricole e di piccoli oggetti quotidiani.
Nel linguaggio di Pascoli è fondamentale l’effetto evocativo e allusivo ch’egli ottiene attraverso il ricorso a:

  • puri suoni che il poeta rende attraverso il frequente utilizzo di onomatopee, assiduità d’uso che non ha precedenti in poesia;
  • improvvisi salti dei legami logici e sintattici;
  • procedimento analogico in cui le immagini lontane si avvicendano l’una all’altra senza collegamento apparente se non quello dato dall’ analogia.

 

Innovazioni introdotte da Pascoli

Pascoli, pur mantenendosi nella linea del classicismo, muta radicalmente la prospettiva del linguaggio e dell’espressione poetica diventando punto di riferimento fondamentale per tutta la poesia del Novecento, dal crepuscolarismo all’ermetismo.
Il contributo di Pascoli al rinnovamento della poesia può essere riassunto in quattro novità da lui introdotte:

  • un più vasto vocabolario inclusivo di termini mai usati prima in poesia, molti di natura tecnica;
  • plurilinguismo attraverso: onomatopee, forme dialettali, lingue speciali e straniere;
  • ritmo sintattico spezzato a favore degli aspetti simbolici e analogici;
  • sperimentazione metrica per spezzare il ritmo del verso e della strofa e creare un andamento franto e inconsueto.






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