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Letteratura

James Joyce

(Dublino, 1882 – Zurigo, 1941)

vita e opere

· Aggiornato ·

James Joyce è considerato il maestro del romanzo del “flusso di coscienza”, la stream of consciousness novel, narrazione in forma di monologo interiore che trasmette le sensazioni più profonde dell’io basandosi sui procedimenti “illogici” propri dell’inconscio, della fantasia e del sogno.


 

VITA E FORMAZIONE

James Joyce nasce a Dublino nel 1882 in una famiglia benestante profondamente cattolica. Nella sua formazione hanno un’importanza decisiva gli studi classici  in un Collegio gesuita. Consegue la laurea in letteratura straniera, specializzandosi in francese e in italiano.
Fin dall’adolescenza Joyce si appassiona alla letteratura ed in particolare a due scrittori contemporanei:

  • Ibsen, i cui drammi mettevano a nudo falsità e ipocrisie della vita borghese;
  • Yeats, rappresentante della letteratura nazionalista irlandese, che Joyce conobbe all’università e da cui in seguito prese le distanze.

Studia anche l’Odissea e la Divina Commedia dantesca e comincia ad interessarsi al personaggio di Ulisse.
Il 1904 rappresenta un anno di svolta per Joyce, sia sul piano personale che professionale:

  • Il 16 giugno 1904 (giorno in cui si svolgerà l’epopea di Leopold Bloom nell’Ulisse) Joyce conosce Nora Barnacle che diventa la sua compagna di vita e da cui avrà due figli.
  • Lascia l’Irlanda per stabilirsi in Europa.
  • Pubblica Musica da camera (Chamber music), libro in versi di ispirazione simbolista, e pianifica due nuovi progetti importanti, i racconti che usciranno anni dopo col titolo Dubliners e il romanzo autobiografico incompiuto Stefano eroe (Stephen hero)

 

JOYCE A TRIESTE

Joyce ha un carattere ribelle, anticonformista ed è molto critico nei confronti della società borghese in cui vive e della chiesa a cui attribuisce l’immobilità spirituale della sua nazione.
Con la moglie Nora Barnacle espatria dall’Irlanda per trasferirsi nel continente. Joyce vuole fuggire dall’ambiente ristretto e dall’educazione cattolica opprimente della patria perché aspira ad una cultura europea più ampia e libera.
Vive a Trieste per dieci anni, facendo traduzioni e dando lezioni private di inglese. Tra i suoi allievi c’è anche, l’ancora sconosciuto, Italo Svevo col quale stringerà amicizia e che incoraggerà a scrivere La coscienza di Zeno, favorendone la divulgazione attraverso i suoi contatti parigini.



 

DUBLINERS

Nel 1914 viene pubblicato Dubliners  (in italiano Dublinesi o Gente di Dublino), raccolta di quindici racconti su Dublino e la vita di Dublino. E’ il ritratto realistico e critico della gente comune di Dublino che fa cose ordinarie e vive vite ordinarie, oppressa dalla religione cattolica e chiusa nel sentimento nazionalistico irlandese, insomma una società provinciale e retriva. In questo romanzo Joyce mette in atto la poetica delle epifanie, ovvero improvvise rivelazioni del senso delle cose, che si svelano in una prospettiva nuova e vera, per un attimo. La narrazione di un frammento di vita insignificante serve a trasmettere il significato dell’intera esistenza del personaggio.
Dubliners è il romanzo che dà a Joyce la fama in Europa.

 

DEDALUS

Nel 1916 Joyce pubblica Portrait of the artista s a young man (noto in Italia come Dedalus, il nome del protagonista) romanzo semi-autobiografico che segue a Stephen hero, tentativo abbandonato di autobiografia. Narra la vita di Stephen Dedalus, dagli iniziali interessi religiosi, le prime esperienze sessuali, all’atteggiamento di rivolta che lo porta a svincolarsi dalle istituzioni religiose e politiche e ad abbandonare l’Irlanda e la famiglia.

 

ULYSSES

All’inizio della prima guerra mondiale Joyce si trasferisce a Zurigo dove inizia la stesura di un romanzo enciclopedico, modellato sull’Odissea di Omero ma in chiave antieroica e realistica, Ulysses (Ulisse), il suo capolavoro pubblicato a Parigi nel 1922, dove Joyce si è trasferito alla fine della guerra.
Nonostante le furiose polemiche e lo scalpore suscitati da quest’opera, Joyce, viene riconosciuto come uno dei massimi scrittori del novecento.


 

TECNICA DEL FLUSSO DELLA COSCIENZA (stream of consciousness):

E’ la tecnica che vuole rendere narrativamente i movimenti dell’inconscio e della vita onirica e compare la prima volta nel romanzo Pointed Roofs di Dorothy Richardson (1873-1957), pubblicato nel 1915 e in seguito utilizzato da Virginia Woolf ed in modo più radicale da James Joyce nel suo capolavoro l’Ulisse.
Con Joyce la tecnica viene condotta ai limiti estremi con l’abolizione della punteggiatura e della sintassi per rendere a pieno gli automatismi e la logica associativa dell’inconscio.


 

FINNEGANS WAKE

Dal 1920 al 1940 James Joyce vive a Parigi dove lavora ad un nuovo progetto, Finnegans Wake, pubblicato nel 1939, opera sperimentale dalla struttura complessa e dal significato enigmatico. E’ un opera aperta, in divenire, non a caso il suo titolo provvisorio è proprio Work in progress poi cambiato in Finnegans Wake (La veglia di Finnegan). In quest’ultima opera Joyce giunge sino alla destrutturazione completa del linguaggio, che non si basa più sulla logica comunicativa ma solo allusiva di una realtà indecifrabile, ed a una consapevole oscurità espressiva.

 

LA MORTE DI JOYCE

Negli ultimi anni della sua vita Joyce soffre di disturbi agli occhi e di problemi familiari dovuti alla malattia mentale della figlia Lucia.
L’invasione della Francia nel 1940 da parte dei nazisti costringe Joyce a riparare nuovamente in Svizzera dove muore, per le conseguenze di una operazione chirurgica, nel 1941 a Zurigo.







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ANALISI OPERE DI JAMES JOYCE



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